Confindustria: “L’export tiene, ma rischiamo la crescita zero”

Cresce ancora l'export alessandrino: "nel primo trimeste 2017 performance superiore alla media regionale e nazionale" CorriereAl

Laura Coppo: “Il clima economico non è favorevole, ma il nostro export tiene e le imprese investono”

Le dinamiche negative dell’economia globale pesano sulle previsioni delle industrie per il trimestre d’autunno, che si apre con il rischio di crescita zero.
Si aggrava l’allarme delle imprese per i costi energetici, delle materie prime e della logistica.

Lo attestano i risultati della 192a Indagine Congiunturale Trimestrale di Confindustria Alessandria, che rileva le previsioni di attività delle imprese associate per il trimestre ottobre-dicembre 2022.

I principali indici SOP, che registrano lo sbilancio tra ottimisti e pessimisti, sono in flessione rispetto alla precedente indagine, tranne che per l’occupazione in lieve crescita. Un dato molto positivo è quello della propensione ad investire che si conferma elevata e in aumento, è sempre buono il grado di utilizzo degli impianti e l’export tiene. Mentre la redditività è prevista ancora in calo.

La rilevazione che riguarda i prezzi evidenzia aumenti rispetto al precedente trimestre: l’80% delle imprese prevede un aumento dei prezzi delle materie prime (era il 77%), il 91% prevede aumenti per quelli dell’energia (era l’80%) e l’84% per i costi della logistica (era il 78%).

In dettaglio: la previsione dell’occupazione è a +14 (era +13 nell’ultimo trimestre), quella della produzione è a +1 (era +22), quella degli ordini totali a –1 (era +10), quella degli ordini export a zero (era +2). Peggiora la previsione sulla redditività a –28 (era –7). La previsione di ricorso alla cassa integrazione è formulata dal 9% degli imprenditori intervistati (era il 4%) e sono sempre in maggioranza, al 76% (era l’81%), quelli che prevedono invariata l’occupazione. La propensione ad investire, che segnala investimenti significativi o marginali, è sempre elevata e in crescita ed è dichiarata dall’84% degli intervistati (era l’82%), e anche il grado di utilizzo degli impianti è sempre alto al 76% della capacità (era 80%). Il ritardo negli incassi è in lieve aumento ed è segnalato dal 29% degli imprenditori (era il 22%), e l’indicatore di chi ha lavoro per più di un mese è dichiarato dall’85% degli intervistati (era l’86%).

Per i settori produttivi le previsioni migliori riguardano il metalmeccanico, sono più pessimistiche quelle del comparto della chimica e della gomma-plastica, mentre è molto positivo l’andamento dell’alimentare, soggetto alla stagionalità. Anche il settore dei servizi alle imprese ha previsioni analoghe a quelle complessive: occupazione a +17 (era +11), il livello di attività a zero (era +23), i nuovi ordini da +15 a +3, export da zero a +9, e redditività negativa. E gli indicatori dell’indagine congiunturale di Alessandria sono pressochè in linea con quelli registrati a livello regionale piemontese, e anche migliori per la propensione ad investire e per gli ordini export.

I risultati dell’Indagine Congiunturale, elaborata dall’Ufficio Studi di Confindustria Alessandria, alla quale hanno collaborato centodiciotto imprese associate tra le manifatturiere e quelle dei servizi alla produzione, sono stati presentati il 14 ottobre da Laura Coppo, Presidente di Confindustria Alessandria, e dal Direttore, Renzo Gatti.

“In un clima economico non favorevole – spiega Laura Coppo, Presidente di Confindustria Alessandria – ci conforta rilevare la tenuta del nostro export per il prossimo trimestre e ancor più l’alta propensione ad investire delle nostre imprese. L’allarme costi, tuttavia, e in particolare quelli dell’energia, si aggrava. ‘Lo shock energetico abbatte le prospettive di crescita’ sottolinea l’ultimo rapporto di previsione del Centro Studi Confindustria presentato la scorsa settimana. Il prezzo del petrolio, 71 dollari per barile nel 2021, è ora in media a 102 anche se per il prossimo anno se ne prevede una lieve riduzione a 91. Quello che invece è previsto ancora in aumento nel 2023 è il prezzo del gas: una impennata dai 47 euro dello scorso anno ai 150 odierni ai 204 previsti per il 2023. Partendo dal prezzo di 13 euro di fine 2019. “I maggiori prezzi del gas stanno peggiorando le attese di crescita, soprattutto dell’Eurozona, e quindi le prospettive della domanda mondiale” aggiunge il CSC. “Lo scenario internazionale è segnato dal balzo dei prezzi energetici, con diversa intensità nelle varie aree. Quasi ovunque nel mondo l’inflazione è in aumento e riduce il potere d’acquisto delle famiglie, frenando i consumi. Il diffuso rialzo dei tassi di interesse, per combattere l’inflazione, rallenta gli investimenti. Tale effetto negativo sulla domanda, rallenta l’attività produttiva.” Venendo al nostro Paese: “I costi energetici delle imprese italiane sono stimati aumentare di 110 miliardi di euro nella media del 2022, per il totale economia, rispetto ai valori pre-pandemia. L’incidenza dei costi energetici sul totale sale da 4,6% a 9,8%, livelli insostenibili, ai quali corrisponde, nonostante un rialzo dei prezzi di vendita eterogeneo per settori, una profonda riduzione dei margini delle imprese.” Possiamo parlare di un rischio di crescita zero? Senza un tetto al prezzo del gas, ipotizzato da CSC a 100 euro, sicuramente sì. E anche i dati della nostra indagine trimestrale confermano le criticità avvertite dalle imprese della nostra provincia, che ci preoccupano”.