Se le aree verdi alessandrine sono ormai aree secche, spazi pubblici più o meno abbandonati a se stessi, affidiamone la gestione a privati e associazioni, offrendo loro in cambio non denaro (che non c’è), ma forme di spnsorizzazione da concordare. La proposta l’ha avanzata nei giorni scorsi il Pd di Alessandria, con una mozione del gruppo consigliare che dovrà però essere discussa in consiglio comunale. Ossia non prima di settembre: per cui si rischia di partire col progetto a fine anno, ma meglio che niente.
Basta farsi un giro per la città (per non dire delle frazioni) per rendersi conto che le aree pubbliche sono in effetti abbandonate e fatiscenti, piene di cartacce e cacche di cane, e speriamo che ci si fermi a quelle. E pensare che Alessandria, tutto sommato, di spazi verdi e angoli se non suggestivi quanto meno piacevoli ne avrebbe anche.
Speriamo certamente che la proposta abbia un seguito, ma facciamo anche due rapide considerazioni:
1) fino a qualche anno fa, a fronte di proposte di sponsorizzazione coinvolgenti i privati sul fronte pubblico, il centro sinistra avrebbe richiamato nell’ordine: i parenti partigiani, la Costituzione (che è notoriamente la migliore del mondo e non si tocca. Perchè mai poi la Costituzione migliore del mondo abbia generato nel tempo un Paese simile è argomento vasto e misterioso, ne parleremo presto), il verde pubblico come garanzia di libertà rispetto alle privatizzazioni selvagge. La proposta di rivolgersi a sponsor privati è dunque una svolta: anche se il difficile sarà, presumiamo, trovare qualche privato davvero interessato all’operazione, per business diciamo e non per beneficenza. Men che meno ‘pelosa’, perché merce di scambio in giro ne è rimasta poca.
2) la questione più interessante però è: ma come è possibile che il verde pubblico alessandrino sia oggi così mal ridotto? Un anno e mezzo fa criticavamo, con qualche ragione, operazioni come le rose moldave. Ma perchè mai, da allora, tutto è stato lasciato andare a ramengo? Non ci risulta che, per fortuna, tra Comune, Amiu e Amag ci siano stati licenziamenti di massa. E allora? Possibile che, con cotanti organici, si debbano cercare sponsor, o associazioni di volontariato?
Viva la solidarietà naturalmente, e il senso del bene pubblico. Ma partiamo dalle responsabilità di chi per mestiere è tenuto ad occuparsene, no?