di Dario B. Caruso
Ho seguito in diretta la partita di calcio Fiorentina – Juventus, anticipo della quinta giornata del campionato di serie A.
L’ho seguita con mio papà, tifoso juventino, abbonato a DAZN e soprattutto appassionato di questo sport.
Dall’inizio del campionato continua a lamentare la gestione deficitaria dell’allenatore bianconero, la scarsa motivazione dei giocatori, la mancanza di schemi tattici, gli errori nel calciomercato, la mancanza di tecnica individuale dei più.
Muove queste critiche utilizzando termini diretti e carichi di rabbia sportiva (che per ragioni di censura non citerò), lui che a diciotto anni giocava nel Vado F.C. e stava facendo un salto verso il professionismo quando un intervento di un ruvido terzino gli sfasciò il ginocchio interrompendo le sue velleità di possibile carriera.
Erano anni che non seguivo una partita di campionato in diretta e devo dire che la delusione ha pervaso anche me.
Aldilà del risultato finale, la qualità del gioco era rivoltante.
Passaggi sommari, stop falliti, dribbling mancati.
L’arbitro, con un’attillata divisa giallo shocking, fischiava falli discutibili (compreso il fallo da rigore).
I giocatori, conciati come appena usciti da un salone di bellezza, crollavano a terra senza ragione, figli di uno sport duro ma interpreti patinati senza spina dorsale.
Comprendo e condivido la scelta dei telespettatori che da tempo prediligono sempre più intensamente la pallavolo, il tennis, l’atletica, il ciclismo, perfino il rugby che sintetizza forza vera e sincera correttezza.
Lo stadio era gremito di folle festanti che come allegri agnelli sacrificali pagano un tributo eccessivo per uno spettacolo scadente.
Mi chiedo come sia possibile che nessuno si accorga del nulla incipiente.
Alcuni giorni fa, con un amico su Facebook stavamo teorizzando le partite aperitivo: inizio ore 11, fine primo tempo e spritz con tagliere, secondo tempo tra chiacchiere da bar e al termine tutti a casa a pranzare.
Allegri agnelli anche noi, davanti alla tivvù.