Il caldo torrido sta “bruciando” la frutta e verdura nei campi con ustioni che provocano perdite che in alcune zone arrivano al 70% del raccolto, dai meloni alle angurie, dalle albicocche e susine ai pomodori alle melanzane che non riescono neppure a crescere.
E’ l’allarme lanciato da Coldiretti Alessandria in relazione all’ultima ondata di alte temperature con conseguenze sulle persone ma anche sulle coltivazioni in sofferenza per la grave siccità.
“La morsa del caldo sta facendo danni a macchia di leopardo in tutta la provincia alessandrina. Le scottature da caldo – ha affermato il Presidente Coldiretti Alessandria Mauro Bianco – danneggiano in maniera irreversibile frutta e verdura, fino a renderle invendibili. Si cerca di anticipare il raccolto quando possibile o si provvede al diradamento dei frutti sugli alberi, eliminando quelli non in grado di sopravvivere, per cercare di salvare almeno parte della produzione”.
Una situazione che aggrava l’impatto devastante della siccità e del caldo sulle produzioni alessandrine con danni che superano ormai i 250 milioni di euro a livello provinciale e i 900 a livello regionale. Si registrano cali del 50% per il mais e i foraggi che servono all’alimentazione degli animali, del 20% per il latte nelle stalle e di oltre 40% della produzione di frumento tenero.
Ai danni procurati dal meteo si devono poi aggiungere quelli da cornacchie, gazze e topi che stanno rovinando colture da campo oltre alle attrezzature. Un’altra calamità naturale che si aggiunge a quella della fauna selvatica.
“Riescono a sradicare le piantine, bucare e rovinare meloni, angurie e altri colture da campo e le attrezzature come le manichette per l’irrigazione, piuttosto che i teli per la pacciamatura – ha aggiunto il Direttore Coldiretti Alessandria Roberto Bianco -. Problemi che vanno ad aggiungersi quelli legati alla sfera igienico igienico-sanitaria, relativamente alla potenziale trasmissione di patologie agli allevamenti zootecnici. È ormai un problema cronico che colpisce molte aziende. Agricoltori e allevatori subiscono ogni anno danni che neppure i risarcimenti, quando ci sono e arrivano, possono coprire le perdite e comunque non rimediano all’impossibilità di poter programmare le produzioni”.
In questa situazione drammatica più di 1 impresa agricola su 10 (11%) è in una situazione così critica da portare alla cessazione dell’attività ma ben circa 1/3 del totale nazionale (30%) si trova comunque costretta in questo momento a lavorare in una condizione di reddito negativo per effetto dell’aumento dei costi di produzione.
“I cambiamenti del meteo obbligano gli imprenditori a modificare le tipologie di quanto coltivato, per questo le angurie anche in provincia di Alessandria stanno diventando sempre più diffuse. Ciò ha portato però a dover fare i conti con un aumento di cornacchie e gazze, una presenza che negli anni è tornata in maniera prepotente mettendo in difficoltà i tanti frutticoltori già alle prese con annate critiche per via delle condizioni climatiche e, ovviamente, anche a causa dell’aumento delle materie prime. Un problema avvertito su tutto il territorio provinciale, senza distinzione, dalla collina alla pianura”, ha continuato il Presidente Mauro Bianco.
Uno scenario drammatico in un 2022 che si classifica nel primo semestre come l’anno più caldo di sempre con una temperatura addirittura superiore di 0,76 gradi rispetto alla media storica, secondo le elaborazioni Coldiretti su dati Isac Cnr.
“Sui campi pesano anche rincari per gli acquisti di concimi, imballaggi, gasolio, attrezzi e macchinari: si registrano aumenti dei costi che vanno dal +170% dei concimi al +90% dei mangimi al +129% per il gasolio, a cui si aggiungono rincari di oltre il 30% per il vetro, del 15% per il tetrapack, del 35% per le etichette, del 45% per il cartone, del 60% per i barattoli di banda stagnata, fino ad arrivare al 70% per la plastica”, ha concluso il Direttore Roberto Bianco.