Il Salone Arturo Marescalchi, uno dei grandi ambienti espositivi del suggestivo Castello del Monferrato, con un nuovo ed inedito progetto, conferma la sua vocazione a costituirsi, per la Città di Casale Monferrato, luogo deputato alla valorizzazione dell’arte contemporanea nelle sue espressioni e ricerche più innovative, giovani, sperimentali e attuali, diventando, al contempo, momento di conoscenza e condivisione, così come possibilità di riconoscimento e affermazione per gli autori che hanno modo di presentare ad un ampio pubblico i loro metodi, linguaggi, riflessioni e poetiche.
Questa mostra è, inoltre, l’occasione, offerta dal critico d’arte e curatore Matteo Galbiati e dall’Amministrazione Comunale della Città di Casale Monferrato, unitamente all’Associazione Culturale Libera Mente Laboratorio di Idee di Alessandria, di realizzare il Premio Mostra Istituzionale – costituito proprio da un progetto espositivo inedito in uno spazio pubblico – assegnato all’artista nell’ambito della VI edizione di Arteam Cup 2020, premio promosso dall’Associazione Culturale Arteam di Albissola Marina (SV).
Dopo aver guardato il sole è calato il sipario è una mostra che scrive, quindi, un capitolo fondamentale, non solo per la storia e l’indirizzo assunto dal Castello del Monferrato, ma anche per il giovane artista Alessio Barchitta [Barcellona Pozzo di Gotto (ME), 1991] che, con questa esposizione, vede prendere forma la sua prima grande personale di taglio antologico in uno spazio pubblico italiano. Grazie alla versatilità del Salone Arturo Marescalchi, ai suoi ambienti ampi ed aperti, capaci di accogliere e garantire un percorso liberamente articolato nella fruizione delle opere, Barchitta ha scelto di collocare otto diversi cicli (di cui uno completamente inedito e realizzato appositamente per l’occasione) dei suoi lavori predisponendoli in un’unica “macchina scenica”. Senza gerarchie o cronologie prefissate, ha scelto un allestimento immersivo, ricco di stimoli che, grazie alla varietà tipologica degli esiti connotanti la sua ricerca, capace di sollecitare l’immaginazione, stimolano empaticamente la considerazione di altre verità, leggibili ben oltre la stessa estetica accattivante dei suoi lavori.
L’artista “vuole accogliere lo sguardo del pubblico avvolgendolo in un susseguirsi libero di opere, senza traiettorie obbligate e senza costringere mai ad una rigorosa sequenza didascalica di esperienze scandite nel tempo, perché sia massimamente libera la possibilità di calarsi in un racconto che il visitatore solo saprà ulteriormente arricchire – e, forse, ultimare – con la propria esperienza. […] Con una narrativa intellettualmente raffinata e poeticamente profonda, solida e matura, Barchitta non cade nel vizio della retorica disincantata” – scrive Matteo Galbiati nel saggio critico – “perché sa muoversi con rigore negli itinerari senza frontiere della sua immaginazione. Ogni occasione è momento di pausa meditativa, istanza di raccoglimento per concentrarsi sulla possibilità di ampliare, con una estensione nuova e possibilmente più ricca – con le sfumature diverse diverse nell’esito del manufatto artistico che non si preclude mai alcuna tecnica e alcuna materiale consistenza del proprio apparire –, il proprio dettato estrico, etico, rappresentativo. […] La moralità del suo pensiero è nella franchezza con cui stabilisce un metodo, il proprio, che, senza timore di compiacersi nell’autoreferenzialità, nell’esasperazione del concettualismo sterile e asettico di alcuni suoi colleghi, diventa sistematico. La sua differente riconoscibilità è nel modo in cui, con fermezza, mantiene sicuro il timone del senso interiore di ciascuna opera che, per quanto formalmente autonoma, non si dimentica mai della coralità delle altre cui deve necessariamente accostarsi e, perché no, intonarsi.”
Tra le opere che hanno caratterizzato il suo percorso di ricerca Errante eterotopico (2017) ha un ruolo prioritario rispetto le tematiche che sono a lui care. “L’installazione è evocativa della struttura basilare della casa, è l’immagine di casa in cui tutti ci riconosciamo e che identifichiamo come spazio di vita accogliente e sicuro. La casa di Barchitta è, per , mutevole: cambia forme, consistenze e, attraverso i materiali che la compongono, diventa metafora tra presente e passato, partenza o approdo, speranza e certezze, fuga o ritorno”.
Il tema del “feticcio” consumato, dell’icona franta è oggetto Ricordi quando eravamo lI (2017), secondo capitolo dell’omonimo ciclo di lavori. Con tessuti recuperati da vecchie poltrone, vengono ricreati vessilli, bandiere di identità perdute, simboli in cui si fatica a riconoscersi. In Coordinate (2017) il colore è elemento “strappato” da vecchi casolari di campagna o da case di città abbandonati. Dismessi da tempo, loro storia di questi edifici rivive attraverso il prelievo dei loro intonaci, la cui stratificazione racconta le storie e le vicende vissute al loro interno. Barchitta le conserva restituendo loro una nuova dignità rappresentativa. Alcuni palloni da calcio sono gli elementi principali che compongono l’installazione Kick me (2019), questa, interamente realizzata con “rifiuti edili” recuperati da due torrenti del suo comune d’origine, attraverso la negazione dell’atto ludico-sportivo impossibilitato dal peso, resta un semplice atto visivo, una speculazione sulle possibilità concesse o negate. L’identità negata è tema di Non ricordo più che cosa sono (2021) in cui l’artista ritrae persone nell’intimità domestica riportandoli a fuoco su dei cuscini. I volti, le vite e le sensibilità sono poi necessariamente distorte e allontanate dall’uso dell’oggetto che riduce a decoro un frammento di esistenza peculiare e individuale.
Nel ciclo Il cane rode l’osso perché non pu inghiottirlo (2021) Barchitta ibrida elementi lignei, provenienti da elementi di sedute, con ossa animali a ottenere una scultura fluida che si sospende in un equilibrio precario, da una parte, mentre dall’altra assume la conformazione di armi da difesa/offesa. Nell’uno e nell’altro caso riporta l’immaginario ad un tempo primordiale, oltre all’esperienza immediata che una superficiale visione tende concedere a ciascun elemento.
Con due forme diverse, ma definite dalla stessa sostanza iniziale, il chicco di mais, Pop show 2 (2022) costruisce un immaginario pop in cui il ritratto scultoreo dell’artista (la sua testa in scala reale) è rivestita di mais si sospende e confronta con una disseminazione di pop corn: se da una parte il richiamo è al cinema e al gesto di consumazione “compulsivo” agito da spettatori passivi delle vicende che sono raccontate davanti ai loro occhi, dall’altra abbiamo il ritratto si fa oggetto confondendo il personale con il virtuale, la verità con la finzione, l’azione critica con la passività cui siamo costretti dai sistemi di comunicazione e intrattenimento attuali.
Un ciclo inedito di lavori, realizzati appositamente per questa occasione, è Alcun colore preferito (2022) che, riprendendo il tema del ritratto, pone attenzione sulla consistenza della loro pelle. Questa “definita dal materiale genera la continua possibilità di attribuire un’identità altra al soggetto di partenza che, prima sempre lo stesso, ora si rivela in una moltiplicazione inattesa di sensibilità, caratterialità, espressività.
«Il Castello del Monferrato conferma di essere sempre più vetrina delle espressioni artistiche e culturali del panorama nazionale e internazionale – ha sottolineato il Sindaco Federico Riboldi – Con Castello Contemporaneo si ribadisce questa sua natura, mettendo a disposizione del giovane artista Alessio Barchitta uno degli spazi più suggestivi.»
«Con Castello Contemporaneo – ha spiegato l’Assessore Gigliola Fracchia – inauguriamo una serie di esposizioni che faranno scoprire la bellezza dell’arte espressa con tecniche e modalità inaspettate, ma assolutamente d’impatto. Tra le prime due mostre che presenteremo a luglio c’è quella di Alessio Barchitta, che per l’occasione ci onora anche di un ciclo di opere inedito. I suoi lavori ci hanno da subito affascinato e siamo certi che la stessa emozione la trasmetteranno ai sempre numerosi appassionati d’arte che visiteranno le esposizioni nei prossimi mesi.»
«Promuovere una mostra all’interno del Castello di Casale Monferrato è sempre una esperienza gratificante – ha aggiunto Fabrizio Priano, presidente Associazione Libera Mente Laboratorio di Idee di Alessandria – come associazione culturale è la seconda volta che lo facciamo ed è sempre entusiasmante inserire opere di arte contemporanea in un contesto così storicamente marcato. La collaborazione con il Comune di Casale Monferrato, ed in particolare con il Sindaco Federico Riboldi e l’Assessore Gigliola Fracchia, ci ha permesso di proporre artisti molto interessanti. In questo caso concentriamo le nostre attenzioni sul giovane artista Alessio Barchitta che, grazie alla Premio assegnato nell’ambito di Arteam Cup 2020 – VI edizione, nell’ampia e ricca mostra curata da Matteo Galbiati, porta a Casale Monferrato la testimonianza e il tratto, significativi, distintivi e raffinato, della sua arte.»
Ogni suo lavoro nasce dall’acuta esigenza di offrire, attraverso i meccanismi estetici innescati dall’analisi, dal raffronto, dalla partecipazione con l’opera d’arte, una riflessione specifica su temi di stringente attualità per l’uomo contemporaneo. La logica dello scarto, della fragilità, dell’incomunicabilità, dell’isolamento, del superamento delle convenzioni, della libertà sono solo alcuni dei principi fondanti la sua ricerca che sa modularsi, in ogni frangente, con “estremo nitore e grande intelligenza esecutiva”, esito di una puntuale sensibilità, mai di circostanza, attraverso un repertorio di tecniche disparate che occorrono all’artista come necessitante strumento con cui dare “corpo e voce” al materiale della sua visione.
Barchitta sa ricorrere ad espedienti visivi diversi che fondono linguaggi, materiali, tecniche, sperimentazioni secondo l’opportuna conformità con quanto vuole raccontare, consegnando la partecipazione ad un’opera che, per la sua esattezza introspettiva, sa accogliere nella profondità del suo animo.
Ogni lavoro “tocca sempre l’esperienza individuale attraverso un certo grado di mistero che, risolto nella sola libertà dello sguardo, è presupposto per riuscire a determinarsi nella conoscenza e nella coscienza profonde di ciascuno perché così possa diventare di tutti e a tutti appartenere”.
Nel Salone Marescalchi si susseguono opere molto varie che, di repertorio e realizzate per l’occasione, sono mezzo per accedere non solo alla poetica e all’estetica del giovane artista, i cui numerosi successi sono testimonianza del valore della sua ricerca che qui ha modo di sancire un’ulteriore e imprescindibile importante tappa, ma anche per aprire uno spiraglio di luce su noi stessi e sul nostro essere e stare nel nostro mondo e nel nostro tempo.
La mostra rientra nel palinsesto di appuntamenti di Castello Contemporaneo, il format in cui rientrano le progettualità e gli eventi di spicco legati alla cultura del contemporaneo che la Città di Casale Monferrato ospita nel Castello del Monferrato.
Alessio Barchitta
Dopo aver guardato il sole è calato il sipario
a cura di
Matteo Galbiati
dal 9 luglio al 4 settembre 2022
con presentazione e apertura ufficiale sabato 9 luglio 2022
presso il
Salone Arturo Marescalchi
Castello del Monferrato Casale Monferrato (AL)
con il patrocinio di Regione Piemonte, Provincia di Alessandria e Città di Casale Monferrato
nell’ambito di Castello Contemporaneo
in collaborazione con
Associazione Libera Mente Laboratorio di Idee e
Arteam – Associazione Culturale