La Fondazione Teatro Marenco, il direttore artistico Giulio Graglia e Piemonte dal Vivo, ringraziando il pubblico per la calorosa partecipazione alla stagione che volge al termine con sold out di tutti gli spettacoli, presentano Pour un oui ou pour un non.
Un conflitto fondato su un accento e una sospensione nella frase: “Ah, è così…”, pronunciata anni prima da uno dei due personaggi-amici, alimenta a distanza una controversia che trova riscontro, tra gli altri, ne Le braci dello scrittore ungherese Sàndor Màrai.
Due vecchi amici si ritrovano a distanza di molto tempo dopo un non motivato distacco e si interrogano sulle ragioni della loro separazione. Scoprono che sono stati i silenzi tra le parole dette, e soprattutto le ambiguità delle “intonazioni” a deformare la loro comunicazione aprendola a significati multipli e variati. Ogni variazione del tono di voce può essere variamente interpretata dalla disposizione d’animo di chi l’ascolta.
Questo è il tema centrale di Pour un oui ou pour un non, titolo che si può semplicemente tradurre con Per un sì o per un no, ma che in realtà significa molto di più e che nella nostra lingua ha solo un’apparente valenza speculare. Per un sì o per un no è quel nulla che può cambiare tutto, quel nonnulla che provoca lacerazioni profonde, ferite insanabili. Ogni minima sfumatura del dire può essere variamente interpretata dalla disposizione d’animo di chi l’ascolta: è quel nulla che può cambiare tutto nelle relazioni umane.
La prosa della Sarraute, una delle più affermate scrittrici francesi del Novecento, scandalosa esponente dello sperimentalismo, la cosiddetta école du regard, negatrice delle forme letterarie tradizionali, che ripropone oggi quella che Sartre chiamò sottoconversazione sulla possibilità (o meglio sull’impossibilità) del comunicare. L’opera, nella sua complessità, è un banco di prova per due manipolatori della parola quali Franco Branciaroli e Umberto Orsini che si ritrovano sulla scena dopo tanti anni per dare vita con la loro abilità al terribile gioco al massacro che la commedia prevede. (Paolo di Stefano, La Lettura).
Geniali. E’ come se si assistesse a un incontro, a un dibattito tra due alte scuole di pensiero del palcoscenico: di fronte ci sono L’Umberto Orsini…Franco Branciaroli… La disputa sottile e irreducibile che mettono a segno Orsini e Branciaroli…è una pietra miliare della scena. “Ci siamo voluti, ci unisce una profonda intesa, abbiamo memorie in comune, e ragioniamo istintivamente insieme”, spiega Orsini. “In due artisti di tempra vissuta come la nostra, è facile trovare l’accordo degli intervalli e delle parole-contro” (Rodolfo di Gianmarco, La Repubblica).
A guidare questo gioco è uno dei maestri indiscussi dello spettacolo, Pier Luigi Pizzi, che ritorna al suo antico amore per la prosa ben noto a chi lo ricorda tra i collaboratori più assidui della “Compagnia dei giovani” fin dai suoi inizi.
Dice Prizzi: “L’ interesse di quest’opera sta nel continuo confrontarsi, nel duello, nell’accanimento su motivi futili, che sono pretesti e non mere cause o ragioni. Infatti si parte da un particolare sottinteso e distorto.
In scena Umberto Orsini e Franco Branciaroli (Milano, 27 maggio 1947). Regia, scene e costumi di Pier Luigi Pizzi (Milano, 15 giugno 1930). Produzione della Compagnia Orsini e Teatro de Gli Incamminati.
Lo spettacolo avrà inizio alle ore 21:00, accesso al teatro dalle ore 20.15