“La Cittadella non può essere il monumento di se stessa: facciamola diventare uno spazio davvero fruibile invece, un pezzo della città che gli alessandrini possano sentire come proprio”. E’ una mattina di agosto, e Enrico Mazzoni, presidente del consiglio comunale di Alessandria, si aggira per i corridoi di Palazzo Rosso, più indaffarato che mai: un saluto e un promemoria per ogni persona che incontra, e il telefono che squilla in continuazione. “Ma quali vacanze: io faccio parte degli arredi del comune, per contratto non posso uscire di qui”, scherza mentre entriamo nel suo ufficio di presidenza, e chiude la porta per 15 minuti: “così almeno parliamo tranquilli della Cittadella”. Eh già, perché da tempo Mazzoni si dedica con passione al tema: e considerato che, ultimamente, l’argomento è di gran moda, ci pare giusto provare a fare, anche con lui, il punto della situazione.
Presidente Mazzoni, della Cittadella ultimamente si stanno occupando in tanti: dai politici ai giornali. L’unione farà la forza?
Ho visto, ho visto, e spero che sia come dice lei, e che ci sia effettivamente l’unione, e non l’ordine sparso. Su una questione così importante ben vengano le idee e i progetti di tutti insomma: purché naturalmente ci sia poi modo di tirare le fila, e di uscire dalla semplice propaganda estiva.
Ecco, ci aiuti a fare un po’ il punto: come stanno le cose, ad oggi?
La situazione è questa: la Cittadella è lo splendido monumento nazionale che sappiamo, completamente vuota credo dalla metà degli anni Duemila, spero di non sbagliarmi. Fino ad allora c’è sempre comunque stato un presidio militare. Il proprietario della Cittadella è il Demanio, che alcuni anni fa ne ha affidato la custodia al Comune di Alessandria. Formula attualmente rinnovata ‘in prorogatio’, in attesa di definire il da farsi.
E come fa il comune, che è nelle condizioni che sappiamo, a trovare le risorse per gestire, o anche solo custodire, una simile realtà, con tutti i problemi connessi, in termini anche di sola manutenzione degli immobili, e degli spazi?
Oggi le risorse da destinare su quel fronte sono zero. Tutto è affidato all’importantissimo contributo, assolutamente volontario e ognuno in forma diversa, di tante associazioni. Se faccio l’elenco, sicuramente ne dimentico qualcuna. Ma si va dal Fai (grazie alla cui iniziativa oggi la Cittadella è “luogo del cuore”) ai Bersaglieri, al Comitato per la Cittadella presieduto da Guido Ratti. Preziosissimo poi, sempre attraverso il Fai, il percorso intrapreso da alcuni detenuti del carcere di San Michele e del Don Soria, che dedicano una parte delle loro giornate alla manutenzione ordinaria della struttura. Un progetto davvero encomiabile, e che speriamo possa crescere nel tempo. Ma sono anche tanti altri a dare una mano, gratis: compreso un pensionato che vive lì vicino, e che si è preso l’incarico di aprire il mattino, e chiudere la sera il cancello d’ingresso. E’ una vera mobilitazione popolare, un bel segnale di partecipazione.
Ma è, presidente Mazzoni, una gestione un po’ ‘di emergenza’, e di sopravvivenza….
Lo sappiamo bene, ma d’altra parte era l’unica alternativa possibile, in questi ultimi 12 mesi, all’abbandono completo della struttura. Che invece così sta continuando a vivere, e ad ospitare tantissime iniziative culturali, sportive, musicali, praticamente tutto l’anno.
Questo però lo faceva anche la giunta Fabbio, che anzi ebbe il merito di riaprire la Cittadella, con una serie di iniziative indubbiamente di maggior richiamo rispetto a quelle di oggi. Non sarebbe il momento di pensare ad un salto di qualità, e di guardare al futuro?
Non ho certo intenzione di negare il ruolo che, sul fronte Cittadella, ha esercitato la vecchia giunta. Ma loro avevano anche risorse da spendere, al contrario nostro che stiamo procedendo con le casse vuote, e basandoci solo sul volontariato. Comunque è chiaro che ci vuole una svolta, che si chiama Ente, o Consorzio, di gestione della Cittadella. Modello Venaria Reale, per intenderci: perché, su questo dobbiamo essere chiari, oggi il comune ha solo la custodia della struttura. Il che significa che, se anche decidessimo di organizzare eventi importanti, in termini di pubblico e di ritorno economico, tutto il ricavato andrebbe al Demanio. Che non necessariamente lo destinerebbe al recupero della Cittadella. Anzi, probabilmente non sarebbe così.
Quindi la nascita di un Ente o Consorzio di gestione è il passo essenziale per progettare il futuro, anche in termini di risorse?
Assolutamente sì: naturalmente ragionando a tutto campo su chi deve farne parte, e con che ruolo. Dalle Fondazioni, fino ad una partecipazione di capitali privati. Purché sia chiaro qual è il progetto, ossia cosa si vuole fare di questa struttura, e cosa si può fare. Tenendo appunto conto che parliamo di un monumento nazionale, che va da un lato preservato, dall’altro però non può diventare un museo di se stesso. Al contrario deve aprirsi alla città, e ospitare eventi davvero di grande richiamo, capaci di dare alla Cittadella il risalto e la notorietà che merita.
Presidente Mazzoni, c’è chi parla di un progetto per grandi concerti, di star nazionali e internazionali? Nel 2014 dobbiamo aspettarci un Bruce Springsteen live in Cittadella?
(sorride, ndr) Diciamo che ci sono lavori in corso in quella direzione. Non so dire se Bruce Springsteen o altri, ma sono assolutamente favorevole a fare della Cittadella il teatro di eventi di grande richiamo e qualità. In una dimensione culturale vera, e contemporanea: quindi anche musica e concerti in grado di attrarre un grande numero di persone, e forte attenzione attorno alla fortezza.
L’europarlamentare alessandrino Tino Rossi ha ribadito di recente la necessità di dare ai progetti per la Cittadella un respiro europeo. E ha annunciato per l’autunno un tavolo tecnico aperto a tutte le istituzioni del territorio, per poi ‘marciare’ uniti su Bruxelles…..
Perché no? Ripeto: la Cittadella è un patrimonio comune, una grande potenzialità per gli alessandrini e per il territorio. Tutte le idee, i progetti e le forze sono benvenute e necessarie: purché si cerchi davvero di ottenere risultati concreti.
Ettore Grassano