“Questo incontro è un momento importante, una condivisione di informazioni per fare il punto sullo stato dei prezzi agricoli oggi e sulle prospettive dell’economia territoriale nel medio e lungo periodo”, indica Gian Paolo Coscia, Presidente della Camera di Commercio. “La situazione attuale in Ucraina sommata all’impennata dei prezzi agricoli e dei fertilizzanti nella ripresa economica post quarta ondata pandemica, incidono sulle nostre dinamiche di mercato già adesso, anche in modalità indirette, legate soprattutto ai costi e ai problemi logistici e di pagamento. La nostra provincia non ha significativi rapporti commerciali con Ucraina e Russia (se non per l’export di bevande, 1.300.000 euro nel 2021, cifra consistente ma non incisiva raffrontata ai 5,8 miliardi di export totali provinciali del 2021) ma questo purtroppo non ci tiene al sicuro, perché il mercato è ancora globale, oggi. Seguiremo con attenzione l’evoluzione degli avvenimenti e del mercato, ragionando sulle linee strategiche di sistema praticabili e conseguenti”.
Daniela Ferrando, Presidente provinciale CIA Alessandria: “Il post Covid e il conflitto in Ucraina stanno sconvolgendo quotazioni e mercati e l’economia agricola rischia il cortocircuito, perché le imprese si trovano a lavorare in perdita, con prezzi che non riescono più a coprire i costi di produzione, tra il +120% delle bollette energetiche, il carburante alle stelle e i fertilizzanti praticamente triplicati. Ma l’agricoltura non si può fermare, è un settore strategico perché garantisce il cibo, le aziende devono essere messe nelle condizioni di poter continuare a lavorare.
Sono necessarie misure che, almeno nel breve periodo, devono consistere nell’introduzione di sostegni volti a remunerare le perdite delle imprese agricole in seguito all’aumento dei costi di produzione (misure fiscali, credito d’imposta, fondi ad hoc per la sostenibilità economica delle aziende) e interventi specifici per i comparti direttamente colpiti dalla crisi russo-ucraina (mais, zootecnia, vino, proteaginose). In particolare, bisogna: introdurre la possibilità di consolidare e/o ristrutturare il debito delle imprese agricole (mutui inclusi); eliminare immediatamente l’Iva sulla parte delle accise per il gasolio; eliminare definitivamente tutti gli oneri di sistema e le addizionali sull’energia elettrica; incentivare la semina di mais (ad esempio con aiuti a ettaro) anche attraverso strumenti assicurativi, in grado di remunerare un’eventuale riduzione dei prezzi pagati agli agricoltori nei prossimi mesi rispetto ai valori attuali; introdurre deroghe e percorsi di semplificazione sia sul fronte delle agroenergie sia su quello del recupero della potenziale produttivo (ad esempio deroghe all’inverdimento Pac); sbloccare con urgenza le risorse del PNRR sulle misure agro-energetiche; includere gli agricoltori tra i beneficiari del credito d’imposta introdotto nel decreto Sostegni-ter a favore delle imprese energivore; monitorare e garantire un’equa distribuzione del valore aggiunto lungo la filiera agroalimentare, a partire dal rispetto del quadro normativo sulle pratiche sleali; incentivare i consumi di prodotti agroalimentari attraverso interventi di natura fiscale e/o sotto forma di indennizzi a partire dalle fasce più deboli e a rischio della popolazione”.
Il Presidente provinciale di Coldiretti, Mauro Bianco, commenta: “Siamo pronti a coltivare da quest’anno 75 milioni di quintali in più di mais per gli allevamenti, di grano duro per la pasta e tenero per la panificazione, per rispondere alle difficoltà di approvvigionamento dall’estero determinate dalla guerra. Coldiretti propone all’industria alimentare e mangimistica di lavorare da subito a contratti di filiera con impegni pluriennali per la coltivazione di grano e mais e il riconoscimento di un prezzo di acquisto “equo”, basato sugli effettivi costi sostenuti nel rispetto della nuova normativa sulle pratiche sleali, per consentire di recuperare livelli produttivi già raggiunti nel passato.
L’Italia è costretta ad importare materie prime agricole a causa dei bassi compensi riconosciuti agli agricoltori che sono stati obbligati a ridurre di quasi 1/3 la produzione nazionale di mais negli ultimi 10 anni durante i quali è scomparso anche un campo di grano su cinque con la perdita di quasi mezzo milione di ettari coltivati perché molte industrie per miopia hanno preferito continuare ad acquistare per anni in modo speculativo sul mercato mondiale anziché garantirsi gli approvvigionamenti con prodotto nazionale attraverso i contratti di filiera sostenuti dalla Coldiretti. E quest’anno sono praticamente raddoppiati in Italia i costi delle semine per la produzione di grano per effetto di rincari di oltre il 50% per il gasolio necessario alle lavorazioni dei terreni ma ad aumentare sono pure i costi dei mezzi agricoli, dei fitosanitari e dei fertilizzanti che arrivano anche a triplicare. Nonostante questo il grano duro italiano è pagato agli agricoltori nazionali meno di quello proveniente dall’estero da Paesi come il Canada dove è coltivato peraltro con l’uso del diserbante chimico glifosato in preraccolta, vietato in Italia”.
“Attuare politiche di sostegno ai redditi degli imprenditori agricoli tagliati dalla crescita dei costi e salvaguardare il potenziale produttivo del sistema agroalimentare europeo. Queste sono le richieste della nostra Organizzazione estese ad ogni livello istituzionale in questo momento drammatico, che ha scombussolato l’intero sistema economico mondiale. E’ assolutamente necessario che la corsa verso l’alto dei futures relativi alle principali materie prime agricole sia fermata. I prezzi del gas e del petrolio continuano a salire ed è stato annunciato il fermo su scala nazionale degli autotrasportatori con una manifestazione il 19 marzo. Sono praticamente ferme le partenze di cereali dall’Ucraina. Di conseguenza il mercato internazionale cerealicolo è fortemente sotto pressione, con ripercussioni anche per la filiera zootecnica, in particolare per la movimentazione di animali e per gli approvvigionamenti di materie prime necessarie per produrre mangimi da destinare all’alimentazione degli animali” commenta Lorenzo Morandi, vice presidente di Confagricoltura Alessandria, che prosegue:“La Federazione Russa produce 50 milioni di tonnellate di fertilizzanti, ossia circa il 15% dell’intera produzione mondiale, di cui sono principali acquirenti l’Unione Europea e il Brasile. Il Ministero dell’Industria e del Commercio russo recentemente ha raccomandato agli operatori di sospendere le esportazioni di fertilizzanti. In particolare, le vendite all’estero di nitrato di ammonio sono già state bloccate fino ad aprile. Le conseguenze possono essere un ulteriore aggravio sul piano della disponibilità e dei prezzi, per cui si rischia una contrazione dei raccolti”.
CEREALI E FERTILIZZANTI:
il punto sui prezzi post covid e a guerra in corso[1]
IL QUADRO GLOBALE E ITALIANO
I cereali
L’Ucraina è il granaio d’Europa: conta per il 30% del commercio globale di grano, e questa esportazione è ora bloccata.
Il problema, oltre che nella produzione 2022 di grano (l’invasione russa è avvenuta a ridosso della semina), risiede nel fatto che il grano già pronto da spedire non può partire a causa della chiusura dei porti e dei problemi di pagamento dovuti al blocco del sistema swift.
Ucraina e Russia sud-occidentale non esportano grano solo in Europa, ma anche in Asia, Africa e Medio Oriente. La crescita dei prezzi nel 2008 contribuì a innescare la primavera araba che portò anche alla guerra civile in Siria. Le ripercussioni economiche dell’inflazione dei prezzi del grano rischiano quindi di portare a squilibri che incideranno – direttamente o indirettamente – in modi diversi sull’economia globale e quindi locale, anche in termini di slittamento della domanda su altri prodotti correlati: il mais, da inizio invasione, è cresciuto del 10%[2].
Gli oli vegetali.
Tutto il comparto è in tensione: Russia e Ucraina sono, infatti, i due principali paesi produttori di girasole a livello mondiale, con l’Ucraina che da sola rappresenta quasi il 50% delle esportazioni mondiali di olio di girasole[3].
I fertilizzanti
Uno stop delle esportazioni di fertilizzanti dalla Bielorussia (uno dei più grandi produttori di potassio) e dalla Russia avrebbe un serio impatto sulla produzione agricola: senza concimi il raccolto è di scarsa qualità e non si vende.
***
I prezzi attuali dei fertilizzanti si attestano su livelli record nel mercato italiano.
A registrare i rincari più accentuati sono i prodotti contenenti azoto (urea, nitrato di ammonio), che rappresentano il gruppo di fertilizzanti più importante per la concimazione delle coltivazioni; essendo ricavati dal gas naturale, hanno anche risentito dell’impennata delle quotazioni del gas stesso. Nonostante il rallentamento di inizio 2022, il prezzo dell’urea rilevato nei listini delle Camere di commercio e Borse Merci italiane registra oggi una crescita del +120% rispetto ad un anno fa. Ancor più marcato l’incremento del nitrato ammonico, che sfiora il +140%.
Ma i rincari si estendono a tutto il comparto, interessando anche i fertilizzanti a base di potassio e fosforo, con rialzi su base annua del +112% per il cloruro di potassio, e del +96% per il perfosfato triplo.
In questo scenario già segnato da forti tensioni, il conflitto tra Russia e Ucraina rischia di spingere ancora più in alto i prezzi, a causa del blocco delle forniture in partenza dal Mar Nero e dell’impatto delle sanzioni economiche imposte alla Russia. L’area del Mar Nero rappresenta infatti uno snodo fondamentale per il commercio globale dei fertilizzanti, con la Russia primo esportatore mondiale e l’Ucraina che ricopre un ruolo importante per l’export dell’urea (ottavo esportatore mondiale nel 2020). L’Ucraina, in particolare, con una quota del 15% sul totale, è stato nel 2021 il secondo fornitore di urea dell’Italia. I primi effetti sui prezzi dei fertilizzanti si sono già registrati nei giorni successivi all’avvio del conflitto, con i futures sull’urea quotati alla Borsa di Chicago aumentati di oltre il 30%[4].
IL QUADRO PROVINCIALE: cereali e fertilizzanti
I rialzi recenti, rispetto a due anni fa (inizio pandemia) e causa inizio guerra, sono dell’ordine del +123% medio in due anni per i cereali (+92% quotazioni 2022 su 2021)[5], e +148% per i fertilizzanti:
listino provinciale Alessandria
febbraio-marzo 2020 | febbraio-marzo 2021 | 14 marzo 2022 | variaz. % 2022 su 2020 | variaz % 2022 su 2021 | |
CEREALI (prezzi massimi a tonnellata) | |||||
grani di forza | 214 | 232 | 400 | 86,9 | 72,4 |
panificabile superiore | 201 | 223 | 380 | 89,1 | 70,4 |
panificabile | 182 | 216 | 370 | 103,3 | 71,3 |
biscottiero | 181 | 216 | 370 | 104,4 | 71,3 |
grano duro | 260 | 285 | 525 | 101,9 | 84,2 |
mais nazionale ibrido secco | 163 | 205 | 390 | 139,3 | 90,2 |
gritz* | 250 | 327 | 337 | 34,8 | 3,1 |
orzo pesante** | 163 | 195 | 281 | 72,4 | 44,1 |
FERTILIZZANTI (prezzi massimi a tonnellata) | 22 febbraio 2022 | ||||
nitrato ammonico 33,5 granulare | 340 | 375 | 850 | 150,0 | 126,7 |
nitrato ammonico 33,5 prilled | 310 | 360 | 830 | 167,7 | 130,6 |
nitrato ammonico 27 granulare | 250 | 310 | 690 | 176,0 | 122,6 |
nitrato ammonico 27 prilled | 240 | 280 | 670 | 179,2 | 139,3 |
urea 46% granulare | 345 | 410 | 880 | 155,1 | 114,6 |
urea 46% granulare (import) | 335 | 390 | 880 | 162,7 | 125,6 |
perfosfato triplo 46% | 320 | 350 | 705 | 120,3 | 101,4 |
cloruro potassico 60% | 305 | 320 | 650 | 113,1 | 103,1 |
Biammonico 18/46 | 370 | 460 | 890 | 140,5 | 93,5 |
complesso ternario 15 15 15 | 340 | 380 | 720 | 111,8 | 89,5 |
Fonte: listino prezzi agricoli Camera di Commercio *l’ultima quotazione del gritz è del 22 febbraio 2022: € 337 massimi a tonnellata ** l’ultima quotazione dell’orzo pesante è del 31 gennaio 2022: € 281 massimi a tonnellata |
Un confronto, invece, fra i prezzi prima dell’invasione del 24 febbraio e oggi, delinea per i cereali un rialzo medio del +24%, mentre i fertilizzanti risultano non quotati dal 28 febbraio a causa della mancanza di prodotto:
listino provinciale Alessandria
22 febbraio 2022, pre-invasione Ucraina |
14 marzo 2022 (ulltime quotazioni) | variaz % 14 marzo 2022 su 22 feb 2022 |
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CEREALI (prezzi massimi a tonnellata) | ||||
grani di forza | 334 | 400 | 19,8 | |
panificabile superiore | 305 | 380 | 24,6 | |
panificabile | 294 | 370 | 25,9 | |
biscottiero | 294 | 370 | 25,9 | |
grano duro | 505 | 525 | 4,0 | |
mais nazionale ibrido secco | 274 | 390 | 42,3 | |
gritz | 337 | non quotato | ||
orzo pesante | non quotato | non quotato | ||
FERTILIZZANTI (prezzi massimi a tonnellata) | 22 febbraio 2022 | |||
nitrato ammonico 33,5 granulare | 850 | non quotato | ||
nitrato ammonico 33,5 prilled | 830 | non quotato | ||
nitrato ammonico 27 granulare | 690 | non quotato | ||
nitrato ammonico 27 prilled | 670 | non quotato | ||
urea 46% granulare | 880 | non quotato | ||
urea 46% granulare (import) | 880 | non quotato | ||
perfosfato triplo 46% | 705 | non quotato | ||
cloruro potassico 60% | 650 | non quotato | ||
Biammonico 18/46 | 890 | non quotato | ||
complesso ternario 15 15 15 | 720 | non quotato | ||
Fonte: listino prezzi agricoli Camera di Commercio |
[1] Report a cura dell’ufficio studi Camera di Commercio, sede di Alessandria, 0131 313 350, studi@al.camcom.it
[2] Fonte : Financial Times.
[3] Fonte: Borsa Merci Telematica Italiana.
[4] Fonte: Borsa Merci Telematica Italiana.
[5] Le variazioni 2020 su 2019, e 2019 su 2018, per dare un’idea, sono dell’ordine di +/-5-10%.