Caro bollette energetiche. Le sciagurate scelte dei decisori politici sull’approvvigionamento di energia negli ultimi quarant’anni

di Graziella Zaccone Languzzi

 

 

Da gennaio 2022 noi italiani ci siamo ritrovati tra le mani bollette di luce e gas che in certi casi superano il doppio di quanto si pagava prima. Anziani con pensioni minime, famiglie, piccole e medie attività, tutti già in difficoltà causa restrizioni Covid che ha tolto nei due anni incassi e posti di lavoro, sono ormai a rischio povertà, laddove vi era un minimo di sicurezza e benessere economico. Eppure a Roma i nostri “comandanti” lo sapevano già da prima di questi aumenti e che hanno fatto? Le solite parole al vento, tanto i consumi di luce e gas nei loro palazzoni li paghiamo noi, con ogni tipo di prelievo al limite dell’estorsione tra tasse, balzelli. Nel loro ambito familiare con gli stipendi che gli italiani pagano loro i nostri parlamentari non fanno fatica a pagare le bollette triplicate. Ma noi?  Una chiosa: a proposito degli stipendi di “lor signori”, questa notizia da Il Sole 24 ore di dicembre 2021: “Stipendi nella Pa, spunta al Senato il ritocco al rialzo del tetto di 240mila euro”.

Adeguamento di lusso previsto da una norma introdotta in extremis nel maxiemendamento alla legge di bilancio approvato all’antivigilia di Natale, quindi lo spauracchio bollette non li tocca, per noi se ci sarà un adeguamento mensile a stipendi e pensioni con briciole utili per un caffè al mese. Ho divagato per un attimo per mostrare l’altra faccia della medaglia, ma era giusto si sapesse.

Tornando al tema costo bollette, cito un esempio che spiega bene ciò che sta accadendo alla stragrande maggioranza degli italiani: “Il dramma di una 80enne: Quando è arrivata la bolletta del gas ho pianto, non ho i soldi e sto in casa con cappotto e guanti”.

La testimonianza di una pensionata parmigiana che non riuscirà a saldare le spese per luce e gas, dopo gli aumenti vertiginosi. La signora non è l’unica in questa situazione: i prezzi schizzati alle stelle per luce e gas si sommano agli aumenti di frutta e verdura e di altri beni di prima necessità come il pane. Uno scenario difficilmente gestibile da tantissimi pensionati così come dalle giovani famiglie con figli che spesso hanno già a proprio carico il mutuo per la prima casa.

TROPPI NO e TROPPI VETI: nei ultimi quarant’anni sono state fatte scelte sciagurate, sono stati detti tanti NO e posti troppi VETI senza pensare al futuro, e ancora oggi c’è una parte politica che continua con i NO e con i VETI nonostante usufruisca a piene mani dell’utilizzo di energia elettrica, gas per il calore e cucinare, utilizzo dei carburanti: e mai ci rinuncerebbero. Siamo l’unico paese della UE che non è stato in grado di autoalimentarsi sul fronte energia elettrica e gas nonostante le ricchezze del sottosuolo e la possibilità di produrre energia al pari dei paesi dai quali l’energia la comperiamo a peso d’oro, subendone pure gli eventuali effetti negativi: pensate che a ridosso del Piemonte in linea di 160/200 km, vi sono sedici impianti francesi che producono energia elettrica.

Nel novembre 1987 noi italiani in una prima chiamata su il quesito referendario abrogativo in merito alle centrali nucleari nel nostro paese, il 70% votò SI. L’argomento nucleare fu ripreso in un referendum nel giugno 2011 sull’abrogazione delle nuove norme che consentivano la produzione nel territorio di energia elettrica nucleare, fu tombale perché votò il 56,99% cancellando tale possibilità.

ENERGIA ELETTRICA: il solare e l’eolico coprono il 10% del fabbisogno globale di energia elettrica, e il restante 90% di cui abbisogniamo dove andiamo a prenderlo? L’Italia si autoalimenta da anni con energia idroelettrica prodotta da grandi dighe, invasi e da traverse e centrali sui corsi d’acqua, ma non basta. Negli ultimi anni sono state impiantate pale eoliche su alture e nel mare e grandi distese di pannelli solari annullando buona terra alle coltivazioni: questo articolo la dice lunga: “Pale eoliche e pannelli fotovoltaici: la devastazione del territorio in nome dell’ecologia”.

Nell’articolo si legge ciò che ne pensa Roberto Cingolani, Ministro della Transizione Ecologica: “Gli impianti eolici e fotovoltaici, possono avere effetti positivi, ma anche un impatto assai negativo su valori di grande rilevanza ecosistemica, a cominciare dal paesaggio e dall’agricoltura di qualità. Se l’intensificazione di pannelli solari e torri eoliche dovesse comportare la devastazione di preziosi paesaggi storici, quali saranno le nostre priorità?”

GAS, parto da qui: chi vuole la guerra in Ucraina Vladimir Putin o Joe Biden? Biden non mi piace per niente e sono arrivata a pensare che il più affidabile e serio dei due sia Putin, ed è una mia opinione. Sulle eventuali sanzioni che ci saranno in caso di guerra, una frase della vicepresidente Usa Kamala Harris: “Comprensibili i timori dell’Italia per l’energia”. Interessante leggere questo editoriale: “Ucraina la vera posta in gioco: tra guerra di nervi e guerra del gas”.

Si legge: “Sullo sfondo della crisi appare sempre più evidente come l’obiettivo strategico degli USA di scavare un profondo fossato tra l’Unione Europea e la Russia giochi soprattutto sull’arma energetica. Non a caso gli allarmi lanciati da Washington per l’imminente invasione russa dell’Ucraina hanno preso due mesi dopo il completamento del nuovo gasdotto North Stream 2”. A pensar male a volte ci si azzecca.

Tornando a casa nostra, invito a leggere l’intervista in questo articolo di Davide Tabarelli, Presidente di Nomisma Energia che dichiara: “La produzione dell’Italia è arrivata ai minimi storici. Usufruire dei giacimenti significherebbe diminuire notevolmente le importazioni e tagliare la bolletta”. “Metano, il gas in Adriatico è il nostro tesoro. Nuove trivellazioni per risparmiare” .

Non avremmo i problemi di oggi, l’Italia è ricca di gas metano perché geologicamente per una sovrapposizione di stratificazioni fra Europa e Africa vi è una formazione di idrocarburi, quindi petrolio e gas. Ci sono giacimenti a Piacenza, in Basilicata, in Sicilia. l’Alto Adriatico, tra il mar Ligure e mar di Sardegna ovest con depositi naturali immensi di metano che consentono facili estrazioni.

Noi siamo fermi e la Croazia trivella di fronte alle nostre coste. È come se avessimo un bicchiere con due cannucce, ma si succhia solo da una di esse e chi rimane a becco asciutto siamo noi Italia. Sono in molti che se ne stanno accorgendo e ne parlano: “Gas, seduti su un tesoro da 150 mld: ma l’Italia preferisce comprare da altri”.

Si legge che nel fondo degli abissi del Belpaese risiedono circa 150 miliardi di dollari di giacimenti di gas metano, ma a sfruttarli non è l’Italia, a trarne beneficio sono altri che succhiano come possono e senza stop dagli stessi giacimenti in fondo al mare … glielo permettiamo e sotto sotto chissà che risate si fanno. Oggi di quei 120 miliardi di metri cubi l’Italia ne produce soltanto 4. Ma ne consuma oltre 70. Il resto lo compra all’estero, dalla Russia, dal Qatar, dall’Algeria, dalla Norvegia e anche dagli Stati Uniti. Senza contare che trasportare tutto questo gas ha il suo impatto sull’ambiente.

L’Italia potrebbe dunque produrre in casa al costo di 5 centesimi e anche rivenderne una parte e guadagnarci anche tanto. Invece è costretta ad acquistare al prezzo che decide il mercato. Un paradosso perché gli italiani oggi hanno a che fare con le bollette energetiche e il carburante molto costoro, mentre potremmo usufruire dei nostri giacimenti e risparmiare. Il cittadino che ha di fronte le bollette di gas e luce, che deve acquistare carburante le conosce queste realtà?

 

3d rendering of windturbines on the ocean

SENTITE QUESTA: “Trattato di Caen” denominato “Ministeriale 2+2 Esteri Difesa Italia e Francia”. Anche qui c’è di mezzo l’”oro nero”, un ricco giacimento di idrocarburi all’interno dei confini dei mari italiani, Ligure e Tirreno. Qualcuno potrebbe dire: “ma che c’entra?” Rispondo: c’entra eccome e fa capire in che mani siano noi e il paese Italia! L’ho scoperto per caso perché mi piace conoscere ed essere aggiornata, quindi acquisto periodici che trattano vari argomenti, ad aprile 2018 acquistai “Puntozero – Nexus Edizioni ”, un numero speciale interessante da leggere dalla prima all’ultima pagina. Da pag.78 a pag. 83 il titolo: “Gentiloni regala il mare italiano alla Francia”. In sintesi: 339.9 km quadrati di mare italiano secondo il periodico sarebbero stati ceduti gratuitamente ai cugini transalpini da Paolo Gentiloni in violazione dell’Art. 5 della nostra Costituzione. Le pagine sono corredate da bellissime e chiare foto sulla firma del 21 marzo 2015 dall’allora ministro degli Esteri Paolo Gentiloni (Gov. Renzi) e dal francese Laurent Fabius, dalla ministra della difesa Roberta Pinotti ed al suo omologo Jean –Yves le Drian.

La firma di un accordo segreto mai ratificato dal Parlamento tricolore. Quattro pagine in cui si rideterminano le linee di demarcazione tra le acque territoriali italiane e francesi (entro le 12 miglia) stabilite nel 1982, ma anche le zone sotto giurisdizione nazionale oltre i confini territoriali. Su queste ultime l’Italia sarebbe stata particolarmente generosa con la Francia perché le fu assegnato in esclusiva la “fossa del cimitero” tra Ventimiglia e Mentone molto pescosa dove si riproducono i pregiati gamberoni rossi più molte zone a Nord e Nord-Ovest della Sardegna fondamentali per il sostentamento dei pescatori, un progetto che poteva mirare alla creazione di una Zee, una Zona Economica Esclusiva visto che in quel tratto di mare esiste un ricco giacimento di idrocarburi petroliferi. Oltre alla foto dei firmatari vi è la foto del documento sul trattato e una carta che traccia la parte che sarebbe stata “regalata”. Accordo segreto quindi in Italia nessuno ne sapeva nulla fino a che non venne sequestrato il peschereccio “Mina”. La Guardia Costiera francese aveva bloccato (e multato) diversi pescherecci italiani accusati di aver gettato le reti nella loro zona di competenza economica:  “Peschereccio italiano sequestrato in acque francesi: La pesca del gambero è vietata”.

Alla base degli accaduti ci sarebbe stato il famigerato Trattato di Caen sottoscritto ma mai ratificato dall’Italia, quindi non ancora in vigore, ma Parigi si comportava già come se l’accordo fosse stato ratificato. Un pasticcio all’italiana non c’è che dire, ma grazie a questo fatto nel gennaio 2016 ( a dieci mesi dalla firma tra Italia e Francia) venendo fuori la questione dei nostri pescherecci, forze politiche di destra si sono mosse per salvaguardare un nostro bene, mentre al contrario la politica di sinistra per difendere l’operato dei “pezzi da ‘90” o uomini migliori, ha cercato di minimizzare arrivando a dire che era una bufala, e qualche redazione di parte ha sposato la tesi della bufale, altri dissero che la questione Caen serviva a collegare i punti cospicui esterni dell’arcipelago toscano, e questo portava “un vantaggio” ma non hanno spiegato quale fosse il vantaggio e sulla Fossa del Cimitero hanno ammesso: “Ci sono stati degli errori” …. errore regalare porzioni di mare italiano? Resta il punto: perché firmare? Altro punto: speriamo che di questo trattato qualcuno si sia preso carico, diversamente col tempo visto che in Francia sono svegli e furbi, perderemmo una stima di 1.400 miliardi di metri cubi di gas e almeno 420 milioni di barili di petrolio, oltre a cedere un importante bacino di pesca con danni economici ingenti.

Cito anche questo articolo del marzo 2018: “Italia-Francia, ripudiato l’accordo (firmato Gentiloni) sulle acque territoriali: amplia le zone di pesca di Parigi”.

Ho voluto parlare del Trattato di Caen, un accordo firmato in gran segreto. perché a dicembre 2021 è stato firmato un altro Trattato tra Italia e Francia, il “Trattato del Quirinale”, un trattato misterioso visto che il Parlamento non ne sapeva nulla. L’opposizione ha promesso battaglia dato il precedente con il quale l’Italia avrebbe ceduto pregiate parti delle sue acque nazionali alla Francia se Fdi non avessero sollevato lo scandalo. Copia del “Trattato del Quirinale” oggi non più segreto: https://www.governo.it/sites/governo.it/files/Trattato_del_Quirinale.pdf – Speruma bèn!