Cia Alessandria critica duramente il provvedimento del Ministero della Salute relativo alle misure di controllo e prevenzione della diffusione della Peste suina africana (Psa), che dispone “la macellazione immediata dei suini detenuti all’interno degli allevamenti bradi, semibradi e misti che detengono suini (…) e divieto di ripopolamento per sei mesi” e la “programmazione delle macellazioni dei suini presenti negli allevamenti di tipo commerciale e divieto di riproduzione e ripopolamento per sei mesi” nei 78 Comuni dell’Alessandrino circoscritti come zona infetta.
Cia Alessandria ritiene fortemente penalizzante e quanto mai assurdo un provvedimento che impone la macellazione dei capi sani – che sarebbe avvenuta secondo tempistiche allevatoriali diverse – mentre i cinghiali (magari infettati da Psa) da dove nasce il problema sono liberi di scorrere nei boschi e riprodursi.
Le azioni di contenimento richieste da Cia Alessandria e dal mondo agricolo intero non vedono riscontro né attuazione e, anzi, la situazione si aggrava di giorno in giorno. Gli allevatori stanno pagando un pegno altissimo, adesso anche economico oltre che di immagine, di una totale assenza del controllo della fauna selvatica e di una deriva del problema che Cia segnala con insistenza da anni, attraverso documentazioni, proposte di legge, segnalazioni, raccolta firme, richiesta di incontri e di Tavoli di lavoro a tutti i livelli istituzionali.
Commenta il presidente Cia Alessandria Gian Piero Ameglio: «La situazione è alla deriva totale e il provvedimento impone anche il divieto di riproduzione e ripopolamento degli allevamenti per sei mesi. La nostra protesta è anche per tutelare il diritto al lavoro dei nostri imprenditori agricoli, i cui capi sono controllati e sani ma ora devono essere macellati in via precauzionale nell’immediato». Aggiunge il direttore Cia Paolo Viarenghi: «Disporre la macellazione e non l’abbattimento significa anche non garantire il giusto risarcimento del danno causato alle Aziende. Ricordiamo che la fauna selvatica è proprietà dello Stato, e lo stesso Stato che non riesce a gestire il problema dei selvatici in suo capo, vede come unica soluzione la macellazione con ripercussioni enormi sulle attività private».