di Giancarlo Patrucco.
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Nei tanti anni in cui mi occupo di politica e mi tengo informato, ho sentito fare molte promesse, denunciare molte lacune, mettere il dito su molte deficienze, in ogni settore della vita pubblica e privata del nostro Paese, che non riesco nemmeno più a ricordarmele tutte. Ad esempio: non c’è segretario di partito o capo di governo, dai tempi del vecchio Pci e della vecchia Dc, che non abbia additato lo scandalo dell’economia sommersa, del lavoro nero, dell’evasione e dell’elusione fiscale, dei soldi imboscati all’estero.
“Le tasse sono alte? Per forza. Quelli che sono onesti e/o hanno redditi tassati alla fonte, pagano per i molti disonesti che profittano del welfare, ma non ci mettono un baiocco”. “Però, sappiano che questo Governo, la nostra parte politica, io e i miei collaboratori stiamo studiando il problema. Si profilano tempi duri per gli evasori. Li staneremo e faremo contro di loro una lotta senza quartiere”.
Lotta dura senza paura, mi verrebbe da dire, ricordando i vecchi tempi.
Poi, dopo queste roboanti affermazioni, ecco i rapporti, gli studi, le denunce sull’andamento del fenomeno: una desolazione. L’evasione è sempre alta e vale tra i 150 e i 180 miliardi di euro. Il lavoro nero vale il 17 e passa per cento del PIL. Quando la Finanza becca un evasore, l’Agenzia delle entrate difficilmente riesce a spremerlo come si deve. Tra una piega dei codici tributari e l’altra, l’evasore resiste e spesso, troppo spesso, vince. Risultato? Pare che siano in ballo più di 400 miliardi, contestati e contesi, ma difficilmente esigibili. Intanto, la pressione fiscale – su chi paga, beninteso – è salita al 54%, facendoci schizzare al primo posto della top ten. Dopo di noi alcuni Paesi nordici, dove però i servizi sono servizi davvero, e a distanze chilometriche Paesi come la Gran Bretagna o la Germania. Gli USA li doppiamo addirittura, lasciandoli indietro di ben 27 punti.
Se allarghiamo lo sguardo ad altri settori, non meno significativi, la musica non cambia. “Questo Paese ha bisogno di entrare nel XXI secolo. Servono infrastrutture, reti tecnologicamente avanzate, più investimenti in cultura, in ricerca, in sviluppo. Dobbiamo investire sull’ambiente, sul territorio, sui beni culturali che il mondo ci invidia, sui nostri prodotti enogastronomici, sui giovani, sul Mezzogiorno, che da peso può trasformarsi in risorsa per lo sviluppo”.
Poi, andiamo a vedere i soliti rapporti, i soliti studi, e ci cascano le braccia. La scuola e l’Università sono al collasso, i nostri migliori giovani vanno all’estero, i beni culturali sono allo sbando, la disoccupazione giovanile invece di diminuire aumenta, se piove un po’ più forte, la Protezione Civile deve correre sul filo dell’emergenza perché il territorio cade a pezzi.
E’ chiaro a tutti, e non soltanto a Standard & Poor’s, che l’Italia è un Paese a rischio. A forte rischio. E’ altrettanto chiaro che servono soldi. E dove li possiamo prendere i soldi? Semplice: da chi li ha. Da chi ha evaso, eluso, corrotto, inquinato, taglieggiato, profittato di tutto il profittabile in questi lunghi anni di stasi e poi di carestia. Quindi, recuperando il maltolto e tagliando le unghie ai componenti delle infinite caste, grandi e piccole, nazionali e locali, pubbliche e private, che hanno utilizzato del loro potere per ottenere ogni sorta di privilegi, di sconti, di agevolazioni, pagate sempre dai soliti, noti e un tantino irritati contribuenti.
Ma qui, chissà perché, fa sempre capolino il realismo. Mettiamo un tetto agli stipendi dei manager? No, dev’essere incostituzionale. Mettiamo dentro gli evasori? Attenti, il fisco dev’essere amico, non nemico. Aboliamo il finanziamento pubblico ai partiti? Sì, ma con calma, con gradualità. E intanto le Camere stanno facendo il possibile perché il già pallido provvedimento del Governo scolori ancora un po’ di più.
Intanto, le tasse locali fanno del loro meglio per eguagliare quelle nazionali. Il Governo ha tagliato i finanziamenti? Vero. Ma, se con una mano prende dall’altra dà. Di quanto sono aumentate le addizionali Irpef a favore degli Enti Locali? Non ricordo neanche più il dato. Uno sproposito.
Naturalmente, anche qui, paga sempre Pantalone. Lo stesso Pantalone che, non facendo parte di alcuna casta, attende tremebondo di sapere cosa succederà quest’autunno. Resterà l’IMU prima casa? Aumenterà l’IMU sulla seconda? Vareranno questa Tares che sembra destinata ad avere i dentini più aguzzi della Tarsu? Ci sarà la riforma del catasto? E a Pantalone cosa toccherà sborsare?
Ormai, dovessi definire in un titolo ciò che sta avvenendo, mi troverei indeciso tra questi due: “La commedia degli inganni” oppure “La tragedia della realtà”. Sì, perché da una parte la politica sembra mettere in scena una commedia plautina. Oggi parliamo di…le anime del PD a congresso, il caso kazako, la Consulta del 30 luglio, le esternazioni di Fassina, Forza Italia che torna, Brunetta che c’è sempre e altre amenità. Una commedia che parla di loro, in cui parlano tra loro, di cose loro, che riguardano loro.
Ogni tanto, a disturbare questo salotto, fa capolino la realtà. Che è sempre tragica, ahinoi. Ma, anche qui, la commedia resta. Ci vogliono 4 miliardi per l’IMU e 2 miliardi per l’Iva. Il governo lavora, cercherà. Ci vogliono soldi per abbattere il cuneo fiscale. Il Governo lavora, cercherà. Bisogna ridurre il deficit. Il governo lavora, cercherà.
Non fatevi venire il collo torto, proponendo soluzioni che sembrano scampoli di saldi estivi. O fate quello che chiede l’urgenza del momento, rivoltando il Paese come un calzino, oppure non galleggiate su quella barchetta. Tanto affonderà.
Rari nantes in gurgite vasto. Nove milioni di italiani sono già annegati nella povertà. E gli altri? Chi si salverà?