All’appuntamento, celebrato in 108 città italiane con Padova capofila, attraverso la Mostra “Dialoghi diacronici” allestita a Palazzo Robellini (domenica 10 ottobre, ore 10 -12 e 16-19; dall’11 al 17 ottobre ore 10-12), la città di Acqui Terme propone il filo conduttore della storia plurisecolare e interculturale tra il mondo cattolico e la minoranza ebraica locale, fruttuosa e positiva nei decenni dell’emancipazione concessa dal 1848 da Carlo Alberto ai regnicoli non cattolici.
Negli ultimi trent’anni è stato perseguito e incrementato da ricercatori, docenti, storici e studiosi locali un proficuo iter di ricerche saggistiche e di progetti didattici sul profilo culturale, sulle vicende degli Ebrei acquesi e, soprattutto, sul rapporto dialettico con la comunità maggioritaria locale. In particolare, della Comunità ebraica, è stato dato corretto rilievo ai molti benefattori, alla classe dirigente competente e costruttiva a livello locale, nazionale e internazionale, agli uomini illuminati che hanno favorito la scolarizzazione, l’edificazione e il funzionamento di istituti scolastici acquesi e, anche attraverso l’inedita Biblioteca circolante e un’editoria mirata alla divulgazione professionale, hanno dato impulso alla valorizzazione del sapere come strumento principe di convivenza civile: paritetica, aperta al confronto e all’interazione tra mondi culturali diversi.
La Mostra è, dunque, lo scenario ideale per favorire intertestualità e comparazione tra questi interessanti studi trentennali e inedite fonti archivistiche riferite al lungo itinerario culturale -pluriprospettico e diacronico- del pensiero, della cultura, delle alterne vicende di storia e di vita sociale degli Ebrei acquesi e monferrini.
Insieme ai saggi recenti, si troveranno ricerche e immagini del Tempio acquese e delle epigrafi che lo arredarono; monografie illustrate su figure e ruoli delle donne proposte nei racconti biblici; la mappa del ghetto e i dialoghi del “Savio Nathano monferrino” di Augusto Monti lì ambientati tra il prestatore ebreo e il debitore cattolico che divennero amici; foto di vie, di spazi pubblicitari e di botteghe, negozi, attività, iniziative del mondo ebraico acquese; eventi di vita ebraica riportati dalle Gazzette locali dal 1878; testi (originali o in copia) licenziati dai librai Dina e Levi e notizie su Belom Ottolenghi e sulla biblioteca circolante da lui inventata, promossa e resa funzionale per diventare l’attuale biblioteca civica “La Fabbrica dei libri”; studi sulla Beneficenza ebraica – in particolare quella ineguagliata di Jona Ottolenghi – e sul viceconsole Rafael Ottolenghi, il sionista che amava l’Islam.
Apposite icone permetteranno di (ri)conoscere palazzi borghesi che raccontano degli antichi proprietari ebrei attraverso ornato architettonico, decorazioni, opere d’arte prestigiose e arredi particolari; altre, proponendo simboli della cultura ebraica e profili di defunti nel cimitero israelitico locale, daranno contezza del Bene storico da tutelare come è stato fatto dal Comune e da volontari negli ultimi vent’anni. L’itinerario ebraico cittadino attuale – in particolare piazza Bollente che fu sede del ghetto, il palazzo che ospitò il Tempio, il cimitero di via Salvadori, il Bosco dei Giusti e il memoriale dei deportati – da qualche anno conoscibile in autonomia attraverso plance con QR-code predisposte nelle sedi, sarà consultabile su mappa.
Per intercettare interessi diversi e curiosità, interpellare attenzione e stimolare conoscenza e dibattito, sono proposti diversi prodotti multimediali monotematici realizzati negli anni non solo in sede didattica, brevi filmati di edizioni della Giornata organizzate in città in anni passati, musiche klezmer.
Patrocinata dal Comune di Acqui Terme, dall’assessorato Cultura e dall’Acqui Storia, la mostra, ideata e predisposta a cura di Luisa e Lucilla Rapetti, deriva dalla sinergia proattiva dei Direttori degli Archivi diocesano vescovile e comunale, delle Biblioteche civica e vescovile, del prof. Fabio Piana dell’Istituto Superiore Levi-Montalcini, di privati, nonché dalla collaborazione fondamentale di Marco Francesco Dolermo e dall’accompagnamento di John Lilley e di Lionello Archetti-Maestri.