di Enrico Sozzetti
Le riflessioni dell’esponente del Pd, il mondo reale, le responsabilità degli amministratori. E il mercato. Quello vero
Una vita trascorsa in politica, una vita trascorsa all’interno del partito, una vita trascorsa nelle pubbliche amministrazioni. Però, a giudicare dagli ultimi interventi (uno dei quali motivato anche dal bisogno di fare la pipì), le riflessioni formulate sembrano appartenere più a una chiacchierata fra amici al bar, piuttosto che a una persona che dovrebbe invece conoscere bene i meccanismi di governo della cosa pubblica.
Daniele Borioli, classe 1957, già esponente del Pci, Pds, Ds e Partito democratico, dal 1995 al 2005 vicepresidente della Provincia di Alessandria e assessore ai Lavori pubblici, dal 2005 al 2010 assessore ai Trasporti e alle Infrastrutture del Piemonte nella giunta regionale guidata da Mercedes Bresso, eletto nel 2013 al Senato e nel 2018 ricandidato, ma non più eletto, continua a dispensare interventi, prima sulla pagina personale di Facebook, poi sul blog ‘Il Ponte’ (https://ilponte.home.blog/2021/09/08/daniele-borioli-lo-scalo-merci-e-la-stazione-di-alessandria-questi-fantasmi/#more-2968) discettando su trasporti, logistica, ferrovia, grandi opere e ricordando il suo ruolo da amministratore.
Partiamo proprio da ‘Il Ponte’, dove scrive: “Leggo l’interessante intervento di Angelo Marinoni sul blog. Tralasciando le parti dell’articolo che possono sembrare una replica alle mie considerazioni di qualche giorno fa, a proposito della condizione della stazione di Alessandria, trovo stimolante l’affermazione circa il rilancio dello scalo merci alessandrino nei prossimi due anni. Poiché questa è una prospettiva alla quale ho lavorato per un paio di decenni, sarei il primo a rallegrarmi se il pessimismo contenuto nel mio ‘sfogo’ venisse smentito dai fatti”. Considerando che nell’arco di un paio di decenni Borioli ha ricoperto diverse cariche pubbliche che sono coincise con un lungo periodo durante il quale lo scalo è quasi del tutto defunto, una società per il retroporto ha chiuso i battenti dopo avere prodotto solo delle carte e la Fondazione Slala sotto la sua presidenza è finita a un passo dalla liquidazione, dire che ha lavorato per la prospettiva del rilancio fa un po’ specie.
Ma andiamo avanti. “A che punto è il progetto riguardante il rilancio dello scalo di Alessandria, che dovrebbe trovare realizzazione nei prossimi due anni”? Una domanda che sembra posta da chi non ha mai letto alcunché negli ultimi due anni. Forse si è dimenticato che all’interno del decreto Genova è stato inserito il progetto di trasformazione dello scalo ferroviario di Alessandria, con lo studio trasportistico, avviato nei mesi scorsi e finanziato con due milioni di euro, finalizzato a valutare la sostenibilità economica di un nuovo centro merci all’interno dello scalo. Lo studio, i risultati saranno resi noti a fine mese, è il primo passaggio previsto dall’accordo tra Rfi (Rete ferroviaria italiana) e Uirnet (il nuovo nome della società è Digitalog, che si occupa della Piattaforma logistica nazionale digitale) per la progettazione del nuovo ‘Centro di Smistamento di Alessandria’. Lo studio analizza la sussistenza della basi logistiche ed economiche affinché lo scalo possa diventare un hub di riferimento, nel Basso Piemonte, per i porti di Genova e Savona, dove costituire e lanciare i convogli merci a lungo percorso. Al termine del lavoro è prevista la seconda fase con la realizzazione del progetto di fattibilità tecnica ed economica.
Poi Borioli si occupa del progetto di un’area logistica e produttiva comunicata dal Comune di Castellazzo Bormida, peraltro sotto tono come se fosse una questione del solo paese. E chiede “chi è, o chi sono, gli interlocutori di questa progettazione a livello locale? Il Comune, la Provincia, la Regione, Slala? E il rilancio di Novi S. Bovo è ancora in qualche agenda”? A parte il fatto che non si capisce cosa ha che fare un piccolo scalo ferroviario distante alcune decine di chilometri (Novi) con il progetto di un insediamento destinato solo a usare la gomma per i trasporti, bastava leggere gli articoli usciti nei giorni scorsi: il progetto “è stato presentato lo scorso giugno al Comune di Castellazzo Bormida, dalla società Pragaquattro Center Siinq Spa con sede in Milano”. Progetto che “è stato posto in pubblicazione ed ha iniziato l’iter amministrativo/procedurale, compresa la verifica di assoggettabilità alla Valutazione Ambientale Strategica prevista dalla vigente normativa, prima della approvazione definitiva del Pec da parte della Giunta comunale”. Bastava leggere. O chiedere al sindaco di Castellazzo Bormida.
Ma Borioli insiste. “In questi ultimi due anni, comunicati e artiÈ eccessivamente molesto chiedere che gli attori principali (Governo, Fs, Regione, Comune) ne diano ai cittadini aperta informazione, avviando anche un processo di informazione e consultazione, che dica anche quale sarà il destino, oltreché di Alessandria, di Novi S. Bovo”? coli non sono mancati. Però un politico navigato, prima di ricorrere a fraseggi dal vago sapore populista, non dovrebbe usare anche un po’ dei suoi contatti per verificare lo stato dell’arte? Sempre che l’interesse delle sue azioni sia quello pubblico e non solo il tenere la parte al Pd. Infine sul blog si trovano altre riflessioni simili.
Sulla pagina Facebook non manca anche la citazione storica: “Arrivavano, nella buona stagione, diversi treni Autozug, delle ferrovie tedesche e poi olandesi, Autoslaap (in virtù di un accordo che promuovemmo come Regione Piemonte, insieme alla Provincia e ad Alexala) che sbarcava nel capoluogo alcune migliaia di turisti stranieri nordeuropei ogni anno. Anche quella un’occasione persa, non senza responsabilità degli operatori del settore che non seppero o non vollero coglierla”. L’arrivo dei turisti, effettivamente accolto in modo entusiasta dalle pubbliche amministrazioni, negli anni però era progressivamente finito nel dimenticatoio. E il servizio dei treni con auto al seguito è stato definitivamente cancellato dalle ferrovie tedesche perché non aveva più mercato.
Vero che le esperienze di aziende private (Arenaways e Railion Italia) furono osteggiate dal gruppo Fs, ma non hanno neanche trovato poi una gran sponda da parte della politica e delle amministrazioni che avevano delle competenze specifiche sul trasporto, come la stessa Regione Piemonte.
Roboante il finale, quando Borioli parla ancora dello scalo merci di Alessandria “che oggi giace, carcassa decadente a sanzionare l’evidente morte di ogni ambizione di rilancio (almeno per i prossimi 20 anni), stritolato, insieme allo scalo di Novi S. Bovo, dai poli novarese e piacentino e, sul fronte domestico, dalla intraprendenza monopolistica del gruppo Gavio, insediato a Tortona e king maker del polo novarese”. Qui l’esponente del Pd mette insieme cose che non hanno niente in comune – scali ferroviari, interporti, poli logistici – per genesi, operatività, gestione dei flussi delle merci, dimenticando (e facendo un mischione tra pubblico e privato) le competenze e le proprietà delle aree e attaccando un gruppo industriale della provincia di Alessandria. Peraltro l’interporto di Novara, il Cim, oggi è controllato al 67 per cento da Hupac Sa (società ferroviaria svizzera, specializzata nel trasporto combinato ferrovia-strada) che gestisce pure quello di Piacenza.