L’Ente di gestione delle Aree protette del Po piemontese, gestore di tre parchi naturali, cinque Riserve naturali e 24 Siti Natura 2000, ha un ruolo attivo sulla scelta delle pratiche più idonee per il miglioramento della biodiversità.
Aderisce al progetto Riso Amico+, del Piano di Sviluppo Rurale (PSR) 2014-202, azione 2, operazione 16.1.1., insieme a Ente Nazionale Risi, Provincia di Vercelli, DNV GL (Ente di Certificazione Internazionale), e 10 agricoltori dell’area risicola vercellese, capofila il Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari, Università di Torino.
Si tratta di un progetto che nasce per introdurre nelle aziende agricole innovazioni tecniche già applicabili in campo ma non ancora diffuse, tramite la costituzione di una rete di cooperazione. Il punto di forza del progetto consiste nel fatto che le aziende partner hanno messo a punto pratiche innovative che desiderano condividere e mettere a disposizione di tutti gli agricoltori, con il supporto degli enti di ricerca ed enti gestori del territorio.
Riso Amico+ realizzerà in tre anni una filiera di produzione di riso sostenibile, capace di rispettare l’ambiente e valorizzare il lavoro e la sensibilità dei risicoltori, nel rispetto delle peculiarità aziendali e territoriali di ogni produttore. In concreto saranno raccolte informazioni tecniche suggerite dagli agricoltori e dagli altri enti coinvolti nel progetto secondo la loro esperienza diretta e indagini svolte presso altre organizzazioni anche internazionali; lo scambio di esperienza tra operatori, non necessariamente esterni al progetto, è considerato vincente ed è già adottato in ambito di Life europei; Riso Amico+ rientra infatti a pieno titolo nei cardini della nuova PAC dell’Unione Europea che punta a fornire alle aziende agricole strumenti per innovare la produzione nel segno della qualità di alimenti e ambiente.
La prima innovazione di Riso Amico+ è la creazione di un disciplinare per la produzione del riso a ridotto impatto ambientale, a elevato valore naturalistico e ad alta qualità merceologica, a cui gli agricoltori aderiscono volontariamente per ottenere il marchio del proprio processo produttivo.
Altra sostanziale novità è la misurazione della prestazione agro-ambientale fornita all’azienda attraverso una piattaforma di calcolo online con la conseguente possibilità offerta a questa di valutare i miglioramenti conseguiti. Tali strumenti sono già in uso in alcune realtà quali per esempio l’adozione del conteggio dei crediti di carbonio in Veneto attraverso lo strumento Carbomark, o l’adozione di CoolFarmTool da parte della rete SAI Platform.
Tutto ciò non si limita a fornire un supporto pratico per la valutazione di tutte le aziende che intendono migliorarsi ma anche una opportunità per le amministrazioni pubbliche per valutare i risultati e pianificare l’uso del suolo. Non da ultimo tutto il lavoro svolto sarà condiviso sulla piattaforma europea specializzata in agricoltura sostenibile The Agricultural European Innovation Partnership (EIP-AGRI) e quindi messo a disposizione di tutti.
L’esposizione degli indicatori al consumatore e il legame prodotto-azienda, rappresenta un ulteriore elemento di forza, già implementato per esempio, a scala molto più estesa, da Carrefour in Francia relativamente al consumo di avicoli.
Parte fondamentale del progetto sono dunque le tecniche agronomiche che rappresenteranno una svolta nel ripristino e mantenimento delle aree naturali e del paesaggio e nella salvaguardia della biodiversità; tra le tante: la lavorazione ridotta dei terreni, il trapianto del riso su pacciamatura verde, la rotazione colturale con prati, la creazione di camere di decantazione o fasce inerbite dedicate alla fitodepurazione delle acque di scolo di risaie gestite con cover crop in sommersione, la gestione ottimizzata dei residui colturali per aumentare lo stock di carbonio del suolo e ridurre l’inquinamento atmosferico che si genera con la bruciatura, l’utilizzo di metodi per mantenere o migliorare la qualità merceologica del prodotto finito, con particolare riferimento ai contaminanti (elementi tossici e residui di prodotti fitosanitari), quali inerbimento di argini con specie autoctone con riduzione o completa sostituzione di interventi di diserbo e sfalci, opere di Silvoarable Agroforestry con inserimento di piantumazione di argini alberati (ad esempio specie antiche di alberi da frutto) o costruzione di fasce tampone riparie arbustive per la riduzione della deriva di fitofarmaci, la scelta oculata delle varietà di riso, la gestione precisa di sommersioni e asciutte.
I risicoltori che partecipano al Gruppo Operativo e quelli che in futuro aderiranno godranno quindi di numerosi vantaggi, quali un potenziale maggior prezzo di vendita del prodotto a compensazione dei costi sostenuti per il raggiungimento della superiore sostenibilità ambientale e naturalistica e qualità merceologica, la valorizzazione dei caratteri di multifunzionalità aziendale attraverso il potenziamento dei servizi eco-sistemici correlati, tra gli altri il turismo, le fattorie didattiche, un maggior potenziale accreditamento per l’accesso a programmi premianti la produzione di servizi eco-sistemici, la possibilità per l’azienda di inserirsi in circuiti di fruizione del territorio.
Giovedì 22 luglio si terrà il secondo degli incontri formativi previsti. La prima parte della giornata, con finalità dimostrative, aperta a tutti – non solo ai risicoltori -, sarà dedicata alla visita in campo nell’azienda Petrini, all’interno della Zona di Protezione Speciale Risaie Vercellesi. Appuntamento alle ore 9:15 a Cascina Spinola a Livorno Ferraris (VC). Il pomeriggio sarà invece dedicato alle buone pratiche agricole per migliorare gli indicatori naturalistici e di biodiversità; la riunione è ristretta al gruppo operativo.