Gruppo Ecoprogram: “Logistica, automotive, tutela ambientale: sempre puntando sull’innovazione”. Storia e progetti di un’impresa tortonese senza confini

di Enrico Sozzetti

 

Logistica, automotive, facility managing, immobiliare, tutela ambientale. E ancora, un tessuto che sfrutta le nanotecnologie per catturare gli inquinanti e il progetto, entrato nella fase conclusiva, di un impianto per ridurre il volume e il peso dei fanghi da depurazione. Il tutto all’insegna dell’economia circolare.

Quella del Gruppo Ecoprogram è una bella storia d’impresa italiana, fondata dalla famiglia Barabino di Tortona. Sede operativa a Casei Gerola, dodici piattaforme commerciali sul territorio nazionale con oltre trecentocinquantamila metri quadrati di area espositiva e commerciale, circa seicentocinquanta dipendenti di cui quarantina impegnati direttamente nella progettazione dei prodotti di innovazione.

Nato con una mission specifica, il gruppo ha fatto della diversificazione un suo elemento distintivo.

Gianluca Barabino, amministratore delegato di Ecoprogram, e Bruno Combi, general manager di Anemotech (gestisce le società del gruppo dedicate all’innovazione applicata a processi e prodotti legati all’economia circolare o all’ecosostenibilità), raccontano con semplicità e concretezza l’attività di un gruppo che oggi opera attraverso le divisioni ‘Global Service e Facility Management’ e ‘Logistic & Commerce’.

A partire dai primi anni Ottanta del secolo scorso, Ecoprogram ha sviluppato particolari competenze nell’ambito della progettazione, installazione e maintenance, con l’esecuzione di commesse per grandi infrastrutture (metropolitane, ferrovie, ospedali, aeroporti). Poi ha consolidato il ruolo nel campo del facility managing. «Nel 1994 – ricorda Barabino – siamo entrati a San Siro, occupandoci di tutto quello che ottimizza il funzionamento, all’inizio del terzo millennio Inter e Milan ci hanno appaltato tutti i servizi». In tempi più recenti si sono aggiunto il servizio degli steward e della sicurezza. Sempre negli anni Novanta Ecoprogram è entrata nel mondo della logistica lavorando con Interporto di Rivalta Scrivia, Campari, Bennet, Rinascente, Aziende sanitarie locali, Arcese Ventana, Nd Logistic. Grazie alla partnership con Arval viene sviluppato il settore Automotive, che vede oggi Ecoprogram operare a fianco di gruppi internazionali come Arval, Ald, Leasys e Bnp Paribas. Non manca l’attività nel settore immobiliare con la divisione Bleu Stars Real Estate, oltre che al comparto della tutela ambientale con la partecipazione in Anemotech. Ecoprogram è anche entrata far parte della Fondazione Slala – Sistema logistico integrato del nord ovest d’Italia.

Innovazione a tutto tondo nel suo gruppo, dalle attività apparentemente più tradizionali come la gestione di una flotta di vetture, fino a quelle sul fronte ambientale.

A quale obiettivo state puntando?

«Può apparire banale e scontato dirlo, ma è quello di migliorare costantemente. Per noi, ma soprattutto per i clienti. L’investimento in ricerca e sviluppo è una scelta precisa, ma non è rivolta solo a un ventaglio ristretto di progettualità, bensì puntiamo a un utilizzo a tutto tondo. Abbiamo aperto un laboratorio in Israele per sviluppare una serie di applicazioni avanzate che verranno utilizzate in più ambiti. C’è quello della gestione delle flotte e del car sharing, ma quando si ha l’opportunità di aprire un fronte innovativo come questo, i fronti di utilizzo crescono di giorno in giorno».

Mentre parla Barabino si volta verso Combi. E non a caso perché è da questa costante ricerca che è nata Anemotech, società che fa parte del gruppo Ecoprogram. Due anni fa ad Anemotech è stato assegnato il riconoscimento per la categoria ‘Idee e futuro’ nell’ambito della terza edizione del premio ‘Mario Unnia – Talento & Impresa’, assegnato a Milano, nella sede della Borsa Italiana.
Il merito? Il tessuto innovativo chiamato “Thebreath”, un materiale tessile in grado di filtrare aria inquinata per poi rimetterla in circolo del tutto pulita. Inoltre ha recentemente ottenuto la certificazione Iso 18184:2019 per l’attività antivirale (tra cui per i coronavirus), eliminando in due ore fino al 98,75 per cento della carica virale. «Il mercato si sta riprendendo, i primi segnali arrivano dai clienti che fanno le maxi affissioni, e cominciamo a raccogliere – sottolinea Barabino – quello che abbiamo seminato durante il lockdown. Dall’Asia, per esempio, siamo stati contattati da un grande produttore di arredamento per uffici che vuole utilizzare il tessuto per una linea di sedie ergonomiche».

‘TheBreath’ è un’innovativa fibra multistrato che racchiude in sé una tecnologia all’avanguardia capace di combattere l’inquinamento atmosferico e di purificare l’aria di ambienti indoor e outdoor, attraverso un processo passivo, ovvero senza bisogno di ricorrere a fonti energetiche aggiuntive sostenendo dunque performance sostenibili. «Un pannello di tessuto di dieci metri quadrati – afferma Combi – è in grado di assorbire indicativamente le emissioni generate dal passaggio, nell’area dove è presente il tessuto, pari a 1.450 auto diesel o 3.635 auto benzina, secondo la proiezione di adsorbimento su base annua fondata su un test reale svolto in un’area centrale della città di Milano». Negli ambienti chiusi, sempre nell’arco di un anno, è sufficiente un metro quadrato di tessuto per ridurre gli inquinanti presenti in un ambiente di circa 25 metri quadrati. La tecnologia riduce l’efficacia dopo diciotto mesi negli ambienti indoor e dopo sei mesi in quelli outdoor. La struttura del tessuto è composta da nanomolecole che catturano e disaggregano le particelle inquinanti contenute nell’aria che passa attraverso il tessuto. Il processo sfrutta il naturale movimento dell’aria ed è completamente sostenibile.

Il progetto che era subito piaciuto al professor Umberto Veronesi che aveva scelto di impiegare la tecnologia all’interno dell’Istituto europeo di oncologia (Ieo) di Milano.

Dal tessuto che assorbe gli inquinanti ai fanghi da depurazione delle acque. L’innovazione è sempre di casa a Ecoprogram. «Questo è un progetto recente che stiamo concludendo. I fanghi, attraverso un apposito macchinario, sono ridotti in una misura che può arrivare al novanta per cento. Grazie al contributo della Willpower, azienda del nostro gruppo, che ha realizzato un impianto di piccole dimensioni che può essere contenuto in un container standard, è stato messo a punto un processo al termine del quale si ottiene un materiale equiparabile al carbone che occupa un volume fino a quasi sette volte inferiore rispetto al fango introdotto nel macchinario. La maggior parte dell’energia richiesta è prodotta durante la fase di estrazione della parte gassosa dal contenuto organico dei fanghi. Siamo di fronte al recupero del rifiuto e un esempio pieno di economia circolare» concludono Barabino e Combi.