Bene Italia Viva sul Gruppo PAM: non si campa di papaveri e reddito di cittadinanza! Mascherine e eternit, che delusione…[Le pagelle di GZL]

di Graziella Zaccone Languzzi

 

 

1) Un bel voto e un plauso alle amministrazioni e alle forze politiche che cercano di aiutare Alessandria ad acchiappare ogni “treno” per portare sviluppo alla città. Nel passato quanti “treni” sono stati dirottati in altri luoghi dove sono stati ricevuti a braccia aperte? La nostra città per la sua collocazione geografica si presta ad ospitare attività sia commerciali che logistiche, grazie ad una posizione strategica tra Milano, Torino, Genova. La merce può viaggiare su gomma e rotaia, e ottima cosa è l’impulso che in questi anni si è deciso di dare, utilizzando come perno la Fondazione Slala, rilanciata grazie all’impegno dell’avvocato Cesare Rossini, dopo che il centro sinistra ne aveva addirittura proposto la liquidazione. Mi ha fatto piacere però constatare che, nel centro sinistra, non tutti sono contrari allo sviluppo, e alla creazione di benessere attraverso la crescita delle imprese. Proprio perchè, da quelle parti, prevale ancora e sempre una logica di economia pubblica, ora ‘alleata’ con i fautori del reddito di cittadinanza, mi ha favorevolmente colpito la decisione del consigliere comunale Annaratone (Italia Viva): “Annaratone (Italia Viva): “Sì al Gruppo PAM, Alessandria investa sullo sviluppo economico”. Nella recente seduta del Consiglio comunale di Alessandria, in cui è stato approvato l’atto di programmazione negoziata per l’insediamento del polo logistico del Gruppo PAM, Italia Viva è stata l’unica forza politica di minoranza a esprimere il proprio sostegno a questo progetto. Al contrario ho letto critiche di una parte della minoranza : “Dove oggi ci sono i papaveri ci saranno capannoni. Serra lancia raccolta firme contro il polo logistico al Villaggio Europa”. 
Quei campi di papaveri durano meno di un mese all’anno, architetto Serra, e non producono reddito per nessuno: dopo il breve spettacolo della natura rimarrà erba secca, e quei terreni non riempiranno la pancia di nessuno. In questo paese c’è necessità di reddito da lavoro, soprattutto per la dignità delle persone che non possono vivere con l’umiliazione di sussidi come il vostro “reddito di cittadinanza”. Il Covid ha ammazzato l’economia e aumentato la disoccupazione, e Alessandria non deve più perdere “treni” proprio per il futuro dei nostri giovani. Ben venga chi porta lavoro. Il verde non manca, rispettiamo e curiamo quello già esistente.
Voto: 9

2) Governo giallo/rosso: cosa ha fatto respirare agli studenti? La scuola è terminata ma a settembre ci risiamo con le mascherine di Arcuri/FCA, con il logo della Presidenza del Consiglio, che sono state distribuite nelle scuole italiane e che sono al centro di inchieste in alcune città. Mascherine di dubbia qualità e filtrazione: secondo Il Salvagente (n.6 giugno da pag.52 a pag.60 ) che li ha analizzati, queste mascherine conterrebbero alcuni contaminanti pericolosi per la salute: formaleide, benzene, toluene, con composti organici volatili, e in alcuni lotti distribuiti nel Veneto e analizzati, è stato trovato biossido di titanio: il tutto con molte lacune normative. Ma vi rendete conto? Per tutelare i nostri studenti dalla materna all’università dal Covid lo Stato Italiano si sarebbe affidato a strumenti di tale livello e pericolosità.
Domenico Arcuri, il pupillo di Massimo D’Alema, il prescelto da Conte per ricoprire una carica di tale importanza ha affidato all’ex Fiat ora FCA la produzione di due miliardi di mascherine per le scuole. Per produrre tali mascherine Arcuri ha messo a disposizione macchine, materie prime e 748 milioni e 800 mila euro, mentre FCA ha procurato forza lavoro e spazi. Le mascherine di FCA non sono prodotte solo in Italia ma anche negli stabilimenti FCA cinesi, ed è tutto detto… Intanto di Arcuri si sta occupando anche la Corte dei Conti di Roma, con l’ipotesi di traffico di influenze e ricettazione nell’ambito delle prime ricchissime commesse per acquisto di mascherine dalla Cina. Affrontando anche il tema delle mascherine prodotte in Italia e, in particolare quelle della FCA: “Mascherine Fca fra Striscia La Notizia e Report, tutte le novità”.
Aggiungo altro link interessante: “Mascherine-gate per Fca? Che cosa ha scoperto Striscia la Notizia”.
Qualche dubbio sulla qualità delle mascherine prodotte da FCA, lo hanno espresso gli stessi operai che le fabbricano. Sentiti dalla giornalista di Report alcuni hanno lamentano una troppo elevata deperibilità dei materiali impiegati, tanto da renderle inutilizzabili dopo solo poche ore, insieme a un odore sgradevole e pericoloso, tanto che alcuni operai sono dovuti ricorrere alle cure dell’infermeria. Ciò che ho compreso è che il Covid per alcuni è stata una vera manna, un business enorme. Il tutto giocato sulla pelle dei nostri ragazzi: triste è che nessuno pagherà per i danni prodotti.
Voto: 0 (zero)

 

 

Risposta al giudice Caselli sul caso Eternit CorriereAl3) Lotta contro eternit e mesotelioma: sconsolante dirlo, ma alla luce dei fatti prendo atto che non ci sarà giustizia e nemmeno una cura. Parto dal processo Eternit bis di Novara: su La Stampa cartacea di domenica 6 giugno (da pag 35 a pag.34) si leggono le domande degli studenti casalesi, e una di queste domande me la pongo anch’io: “perché i responsabili non hanno ancora pagato?” L’avvocato di parte civile in questa fase di processo Ester Gatti risponde: “Tempi lunghi Ma la giustizia farà il suo corso”. Nutro seri dubbi, anzi sono più che mai sicura che Schmidheiny non pagherà mai, e che il corso della giustizia alla fine sarà monco! Era il 2010, undici anni fa quando si celebrava il primo processo, due gli imputati: il magnate svizzero Stephan Schmidheiny e il barone belga Jean-Louis Marie Ghislain de Cartier de Marchienne, quest’ultimo era il manager che guidò lo stabilimento di Casale Monferrato, morto nel 2013. Rimase Schmidheiny. A farla breve sul processo Eternit per disastro ambientale e sulle morti per amianto che hanno devastato intere comunità, con super mega avvocati, cadde la “falce” della prescrizione. Fu la conclusione del sostituto procuratore Francesco Iacoviello che chiese ed ottenne il colpo di spugna a un passo dalla sentenza definitiva in Cassazione sulle vittime dell’amianto, anche se l’imputato fu ritenuto colpevole. Passiamo alla ricerca e alla cura contro il mesotelioma: L’amianto è dappertutto, ricercatori su tutto il pianeta da anni sperimentano, ma il cammino verso una possibile cura delle malattie asbesto è ancora lungo e allo stato attuale non esiste uno standard terapeutico a causa del fallimento dei diversi trattamenti. Sd oggi la gente continua morire. Temo che le vittime di amianto di ieri, oggi e domani resteranno senza giustizia,… ve lo immaginate il magnate Stephan Schmidheiny in una cella di una prigione italiana? Non succederà. Temo altresì che una cura o un vaccino per combattere il mesotelioma non vedranno mai la luce.
Voto: 2