di Enrico Sozzetti
Il Comune punta, al momento, tutto sull’area, però ci sono troppe variabili. E per ora questa sarebbe la sola proposta in campo
Il piano investimenti dell’Inail ha inserito il nuovo ospedale di Alessandria come progetto «valutabile» e per il quale «stima» un potenziale investimento di trecento milioni. La condizione primaria è che all’istituto sia sottoposto un progetto da valutare. Ma dall’esame di un primo studio realizzato dal Comune di Alessandria, che al momento indica unicamente la zona dell’aeroporto (425.000 metri quadrati circa) come area su cui ipotizzare l’insediamento, non emergono molte certezze tecniche (la progettazione spetta poi alla Regione).
L’idea, formulata dal sindaco, Gianfranco Cuttica di Revigliasco, è condivisa dalla giunta e dalla maggioranza, mentre dalle opposizioni arrivano sia caute e parziali aperture, sia note critiche in particolare sui rischi idrogeologici della zona. Mentre resta per ora senza soluzione il problema di fondo: l’aeroporto turistico ‘di traffico comunitario’. Il trasferimento è indispensabile per rendere disponibile la vasta area che è di proprietà del Demanio, che, secondo gli amministratori comunali, sarebbe pronto a discutere della cessione della superficie.
Ma per farlo, bisogna spostare l’aeroporto. Dove? Il vicesindaco, Davide Buzzi Langhi, dice che «bisogna individuare l’area». Enrico Mazzoni del Pd risponde «che è già prevista dal piano regolatore». In ogni caso per l’intero percorso, dalla cessione dell’area al trasferimento, sono necessari «passaggi burocratici non tanto facili, né brevi, ma potrebbe comunque andare avanti» dice Buzzi Langhi. Lo studio, presentato in Commissione consiliare (richiesta dalle opposizioni), parla poi anche della futura capienza dell’ospedale: ottocento posti letto (oggi sono circa cinquecento). «Ci immaginiamo un incremento dei posti con la nuova struttura» precisa il vicesindaco. Però non si conoscono le fonti, i dati, i pareri tecnici acquisiti che fanno sostenere un incremento che peraltro contrasta con le attuali gestioni cliniche. L’aumento delle attività non moltiplica in automatico i posti letto necessari, se mai è il risultato di organizzazioni, logistiche e spazi diversificati all’interno di un nosocomio, oltre che di un utilizzo differente dei day hospital per determinate prestazioni.
E l’Enac (Ente nazionale per l’aviazione civile) cosa dice? Da noi interpellata risponde che «per un eventuale trasferimento delle attività aeronautiche, è innanzitutto necessario individuare un’area demaniale statale in concessione all’Enac che abbia dimensioni paragonabili alla prima area. Dopo avere ottenuto le necessarie autorizzazioni ambientali e di conformità urbanistica, si devono quindi realizzare tutte le infrastrutture sia di volo, sia strumentali indispensabili per le attività aeroportuali».
Sullo sfondo restano altre questioni irrisolte, che probabilmente saranno al centro di altre Commissioni consiliari. Dalla minoranza sono infatti arrivate osservazioni e domande che solo in minima hanno trovato risposta in questo incontro, come nel caso di quelle formulate da Giorgio Abonante (Pd) e Michelangelo Serra (M5S). È stato avviato un confronto con la Regione rispetto agli investimenti sulle strutture ospedaliere di oggi e di domani? Si può sfruttare già questa variante urbanistica in corso? C’è idea di cosa fare dell’attuale area dell’ospedale, perché bisogna riflettere sugli altri spazi vuoti che si lasciano? La zona dell’aeroporto è adatta o meno per motivi idrogeologici, visto che dal 1994 al 2016 si sono ripetuti eventi alluvionali? Saranno valutate altre aree potenzialmente in grado di ospitare un nuovo ospedale (quartiere Cristo, zona di Cabanette verso Casalbagliano)? E la zona tra Panorama e la centrale di teleriscaldamento (benché preveda insediamenti produttivi) non sarebbe stata funzionale a questa destinazione (fra l’altro con la possibilità di collegarsi al teleriscaldamento, oltre che alla viabilità)?
Buzzi Langhi al termine dei lavori della Commissione ha affermato: «La variante urbanistica non sarà complicata da farsi in tempi rapidi, non so quanto sia fattibile inserirla nell’attuale variante. L’area del vecchio ospedale, quando sarà il momento, andrà riprogettata. L’aeroporto va ricollocato. E, no, non abbiamo altre aree da prendere in esame». Se le cose non dovessero andare per il verso giusto – considerando i molti anni necessari per realizzare un insediamento ospedaliero nuovo fra progettazione e costruzione – quando Alessandria avrà individuato una sede alternativa, non è però detto che le risorse ipotizzate dall’Inail siano ancora disponibili. Se un progetto non è pronto in tempi ragionevoli, i fondi passano ad altri.