Il 19 luglio di ventuno anni fa, nella strage di via D’Amelio, persero la vita Paolo Borsellino, il caposcorta Agostino Catalano e gli agenti Emanuela Loi (prima donna a far parte di una scorta e a cadere in servizio), Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina.
In occasione del 21° anniversario della scomparsa del Magistrato, Claudio Bonante, a nome degli aderenti e simpatizzanti del circolo “Arturo Martini” di Fratelli d’Italia vuole ricordare la figura di Borsellino.
”Non riteniamo di dover mettere etichette addosso a un grande italiano la cui storia ci rende tutti fieri di essere figli d’Italia ma, nel contempo, non possiamo nascondere il fatto che per tanti di noi, la vita, le idee e l’esempio di Paolo Borsellino devono essere la guida del nostro agire politico” – commenta Bonante – “Il magistrato palermitano in gioventù fu militante del movimento universitario del MSI, il FUAN, e mai cercò di cancellare le sue simpatie politiche. Allo stesso tempo, però, mai si fece condizionare dalle sue idee nell’esercizio delle sue funzioni. Anche per questo Paolo Borsellino deve essere l’esempio da seguire, non solo per tutti coloro che fanno politica ma anche per tutti i magistrati.”
”Paolo Borsellino” – conclude Bonante – “è l’esempio ancor prima che l’eroe. L’esempio da seguire per liberare l’Italia dalle mafie e costruire un Paese più libero, forte e unito. La lotta alla mafia deve essere innanzitutto un movimento culturale che abitui tutti a sentire la bellezza del fresco profumo della libertà.”
Nel 1990, a Siracusa, si tenne una conferenza nazionale del Fuan, l’organizzazione universitaria missina. Invitato dal senatore del Msi Pippo Tricoli, suo amico di vecchia data, arrivò da Marsala, dove era procuratore della Repubblica, Paolo Borsellino. Viaggiava da solo su una Alfetta blindata. Nel giorno dell’anniversario della sua tragica scomparsa ci piace ricordarlo con le parole che lo stesso Borsellino disse proprio durante quella conferenza: ”…potrei anche morire da un momento all’altro, ma morirò sereno pensando che resteranno giovani come voi a difendere le idee in cui credono… ecco, in quel caso non sarò morto invano”. E concluse il suo intervento con questa frase: “Ragazzi, non rinunciate mai ai vostri ideali. Portateli avanti finché non avrete i capelli bianchi”.
Nel giugno del 1992, fatto che in tanti hanno tentato di far dimenticare, Paolo Borsellino ottenne 47 preferenze nella elezione alla Presidenza della Repubblica: si trattava dei voti del MSI, che ne aveva presentato la candidatura. La sua attività era in quel periodo ben nota, ben noto era il suo impegno contro la mafia. Eppure non si andò oltre i voti missini. Venne poi eletto Scalfaro. Borsellino qualche giorno dopo sarebbe stato assassinato.
Stampa