Il problema ungulati si ripresenta ogni anno nelle nostre campagne, quest’anno ancor di più a causa della pandemia da Covid-19 che ha limitato l’attività venatoria durante il primo lockdown e favorito il proliferare delle varie specie. Sono, infatti, numerose le segnalazioni che arrivano agli uffici e ai tecnici di Confagricoltura e CIA Alessandria relativamente a danni alle colture ad opera di cinghiali in primo luogo, ma anche in una certa misura di caprioli, nutrie e corvidi. Da non sottovalutare la presenza del lupo.
Per quanto concerne la dislocazione delle segnalazioni, l’Ovadese ha il triste primato da anni, ma i livelli di allarme della Val Cerrina, del Tortonese e del Novese si possono definire altrettanto preoccupanti. Anche la pianura alessandrina e l’Acquese possono dirsi in condizioni non migliori degli altri centri zona.
Vista l’allarmante condizione in cui versano le nostre campagne per l’aumentare dei danni da ungulati, al fine di fare fronte comune tra i vari attori coinvolti, Confagricoltura e CIA Alessandria hanno incontrato lunedì a Palazzo Ghilini in Alessandria l’assessore regionale all’agricoltura Marco Protopapa e il consigliere provinciale con delega alla Caccia Stefano Zoccola.
“La frustrazione e l’esasperazione tra gli agricoltori sono alle stelle in quanto vedono i loro raccolti distrutti, con scarse possibilità di ottenere un risarcimento dei danni. Per un’interpretazione discutibile della normativa comunitaria, la Regione Piemonte così come le altre Regioni d’Italia nel 2015 ha equiparato il risarcimento dei danni a un contributo che come tale è soggetto alla normativa sugli aiuti di Stato che fissa un tetto di 25mila euro in tre anni per questo tipo di interventi” chiariscono il presidente di Confagricoltura Alessandria Luca Brondelli e il presidente di CIA Alessandria Gian Piero Ameglio.
In conferenza Stato Regioni – secondo le due associazioni agricole – occorre lavorare perché i danni da fauna selvatica non siano più pagati agli imprenditori in regime de minimis, ma si torni alla forma antecedente il 2015, considerandoli come risarcimenti per le perdite subite di prodotti agricoli.
“Una riflessione importante riguarda anche il numero dei cacciatori, in continua diminuzione. Dal momento che vi è una riduzione delle entrate regionali derivanti dal pagamento della quota per il tesserino venatorio, che solitamente vengono impiegate per il risarcimento dei danni agli agricoltori, come si pensa di ristorarli in futuro?” aggiungono i direttori provinciali Cristina Bagnasco (Confagricoltura) e Paolo Viarenghi (CIA).
Inoltre, vi è grande preoccupazione per la diffusione della peste suina africana, di cui i cinghiali sono vettori, come purtroppo è già dimostrato in molte aree del Nord Europa.
A ciò si aggiunge la forte crescita degli incidenti stradali. Sono, infatti, aumentati i casi di cronaca, con morti sulle strade. Lo confermano anche i numeri: soltanto i cinghiali, ad esempio, nel nostro Paese sono passati da 900mila capi nel 2010 a quasi due milioni di oggi (+111%), con un trend in continuo aumento.
“Occorre rendersi conto della situazione e affrontare il problema con senso di responsabilità, prima che si arrivi ad un punto di non ritorno – concludono i Presidenti di Confagricoltura e CIA – anche perché ogni anno abbiamo oltre 5.000 segnalazioni di danni alle colture in Piemonte e più di 1.100 incidenti stradali, alcuni dei quali purtroppo mortali”.
Durante l’incontro sono state affrontate a latere altre problematiche che affliggono il settore agricolo quali la questione del ricondizionamento dei pozzi irrigui e il nuovo applicativo dell’UMA.
Protopapa per l’ambito regionale e Zoccola per quello provinciale hanno ascoltato le istanze delle due Organizzazioni agricole, si sono resi disponibili per affrontare nelle loro sedi la questione e si faranno portavoce a livello nazionale di quest’annoso problema.
L’Assessore regionale, infine, si è preso l’impegno di recepire e valutare attentamente i dati sull’ultima stagione venatoria piemontese, al fine di elaborare nuove strategie di intervento.