di Dario B. Caruso
Siamo circondati da acronimi.
L’acronimo nasce lontano nel tempo; abbiamo acronimi storici che ci aiutano a ricordare gli eventi del passato, per esempio INRI (Iesus Nazarenum Rex Iudaeorum) impresso sulla Croce Santa, SPQR (Senatus PopulusQue Romanus) stampato sui vessilli dell’Antica Roma, Viva VERDI (Viva Vittorio Emanuele Re D’Italia) urlato dai nostri Patrioti nell’Ottocento.
Queste sigle racchiudono un racconto e una poesia che via via si sta perdendo.
Oggi un acronimo è necessario anzi indispensabile per poter sopravvivere in un mondo sintetico.
Il pianeta informatico ci complica ulteriormente la vita obbligandoci a sintetizzare i nomi, le procedure, i link.
Gli acronimi si sovrappongono, creano confusione; nati per semplificare, finiscono per rendere macchinoso il processo di focalizzazione e memorizzazione.
Esiste un’ulteriore conseguenza: gli acronimi perdono di efficacia e quindi il contenuto si squaglia.
Vi propongo alcuni esempi di acronimi nel mondo della scuola.
POF = Piano dell’Offerta Formativa
PTOF = Piano Triennale dell’Offerta Formativa
Sono due documenti indispensabili per ciascun Istituto Scolastico, hanno una valenza sostanziale; spesso però prevale la forma a discapito del contenuto (più è bello più è attrattivo). Tra l’altro producono alla pronuncia un suono sordo che ricordano qualcosa di flaccido che tocca terra.
Provate a leggere a voce alta:
POF
PTOF
POF
PTOF
Prima di proseguire nella lettura attenzione a dove mettete i piedi.
Per fortuna la musica ci viene in soccorso.
Vi ricordate i famosi DJ (Disc Jockey) degli anni Settanta? Nacquero nel secondo dopoguerra e con l’avvento de “La febbre del sabato sera” presero piede nei locali di ogni latitudine.
Il DJ aveva conoscenza di tutta la discografia dance, era dotato di grande orecchio musicale e senso del ritmo, aveva doti di animatore e conoscenze tecniche di consolle.
Oggi non solo può intervenire sul pezzo con inserimenti di altri brani ma addirittura crea brani originali. Lo fa in maniera elettronica, utilizzando i cosiddetti pattern riproducibili all’infinito, spesso senza avere nessuna cultura della musica suonata.
Però funziona.
Provate a ripetere:
D
J
D
J
D
J
Ascoltate quanta varietà in questo ritmo binario,
Concludo con un argomento attuale fino alla nausea: la politica.
DPCM = Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri
PNRR = Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza
Suonano male, sono sequenze ricche di consonanti labiali, occlusive e polivibranti, difficili da memorizzare poiché create per essere dimenticate anzi presto sostituite (la prima è già passata in cavalleria).
“Però fa figo” dicono nelle sale del potere.
E dunque…
Il TVTB dei messaggini telefonici è un vecchio ricordo, non ci cascano più neppure i bambini di sette anni già muniti di smartphone.
Loro usano emoji come se non ci fosse un domani.
Si tornerà presto ai soli pittogrammi perché gli acronimi stanno esaurendosi e usciranno di scena.
Ci sarà un domani?
Certamente!
VTAFIC