di Ettore Grassano
“Draghi è la carta vincente del Presidente Mattarella: scelta di altissimo livello, che condivido appieno. Ora sta alla politica saper guardare ‘in campo lungo’, e progettare il futuro: non solo dell’Italia si badi bene, ma dell’intera Europa, e di un nuovo ordine mondiale”.
Felice Borgoglio, classe 1941, rimane una delle menti politiche più lucide in circolazione, e non solo ‘su piazza’: che si parli di scenari internazionali o del futuro di Alessandria, l’ex sindaco e parlamentare socialista parte sempre dalla prospettiva, mai solo dall’oggi: “Prima si decide la meta da raggiungere, poi ovviamente anche come arrivarci, per quale strada e con quali mezzi. Uso una metafora un po’ forte: che il gregge di pecore non sappia dove andare ci sta, ma se è il pastore a non averne la più pallida idea, allora la situazione si complica. La politica italiana di oggi è il pastore, o dovrebbe esserlo: da anni i suoi rappresentanti sulla carta più autorevoli si ‘scannano’ su beghe quotidiane, come i polli di Renzo. O un pastore che ha perso la strada. Ecco perché, appunto, Draghi è stata scelta non solo obbligata, ma benedetta: l’Italiano oggi in assoluto più autorevole nel mondo”. E anche uno dei pochi, verrebbe da aggiungere.
Felice Borgoglio in questa chiacchierata non manca, leggerete, di esprimere alcune valutazioni ‘di scenario’ anche sul contesto locale: “un centro destra che fa ordinaria amministrazione, un centro sinistra assolutamente ripiegato sul passato, incapace di una sola scintilla innovativa. L’unica progettualità in campo è quella proposta da Amag con il suo presidente Arrobbio, sul fronte smart city: speriamo ce la faccia, altrimenti siamo davvero messi male”.
On. Borgoglio, che Draghi fosse l’unica soluzione lei lo sostiene da tempi non sospetti. Ma basterà?
Il Governo Draghi oggi è l’unica opzione possibile. All’interno dell’intera Unione Europea il neo premier italiano è (e ancor più sarà con l’imminente pensionamento della Merkel in Germania) una delle figure di ‘spessore’ assoluto, risorsa importante non solo per il nostro Paese, ma per il futuro del progetto UE. In gioco non c’è solo la sconfitta del Covid-19, che è una seria emergenza sanitaria ma verrà debellata. Qui stiamo parlando di un ordine socio-economico che non regge più, e che va completamente ridefinito…
In che direzione? La stessa democrazia è un frutto ormai avariato, forse?
Non voglio crederlo, il Novecento è stato un secolo che, con le sue guerre ma anche con la sua capacità di emancipazione dei popoli, ha dato e insegnato tantissimo. Certo la democrazia bisogna sapersela meritare, e conquistare giorno dopo giorno. E oggi bisogna rendersi conto che non ha più senso ragionare in termini di localismo, di campanili, regioni o stati sovrani. O l’Europa decide davvero di essere un unico soggetto unitario, dal punto di vista politico, economico e militare, o non andremo da nessuna parte. E dentro l’Europa ha senso ragionare di grandi macroaree, non di stati nazionali: per intenderci, Lombardia e Veneto hanno molto più in comune con la Germania, che con il nostro sud. Che invece potrebbe e dovrebbe essere un forte baricentro per tutta l’area del Mediterraneo, guardando anche al Nord Africa. Ovviamente parlo di scenari, di evoluzione dei prossimi decenni: ma se la politica non sa prevedere e costruire il futuro, a cosa serve?
Intanto però oggi l’Italia è un paese a pezzi, che sembra utilizzare la cronaca quotidiana del numero dei positivi al Covid come cortina fumogena, per non parlare di dati assai più drammatici…
(riflette, ndr) La storia cammina sulle gambe degli uomini, quindi non sarei così pessimista. Dipende da noi insomma, dalla nostra capacità di reagire, e di crederci. Non credo a soluzioni messianiche, e ho sempre avuto timore dell’uomo solo al comando. Anche Draghi non farà miracoli, smettiamola di credere che ci sarà sempre qualcuno che tirerà le castagne fuori dal fuoco al posto nostro. L’Italia ha un debito pubblico insostenibile, oltre ad una carenza infrastrutturale frutto di trent’anni di nulla. Ma non possiamo sperare che basti il recovery fund, ossia che qualcun altro paghi i conti del nostro sfacelo.
Lei caldeggia una patrimoniale secca? Il fantasma aleggia da un po’: enorme debito pubblico, gigantesco risparmio privato. Facciamo un bel travaso….
Non è così semplice. Quando si parla di patrimoniale bisogna considerare che in questo paese esistono patrimoni immobiliari che sono ormai debiti, più che risorse. No, non sono per la patrimoniale: credo però che chi ha introiti da lavoro dipendente (o da pensione) garantiti e stabili, passati indenni attraverso la pandemia sanitaria e finanziaria, non dovrebbe scandalizzarsi se, ovviamente oltre un certo livello di reddito, gli fosse richiesto un contributo per un periodo di uno, due o al massimo tre anni. Ovviamente però tutto questo va inquadrato in un progetto credibile di rilancio, o siamo alle solite.
La politica intanto ha fatto un passo indietro, riconoscendo ‘de facto’ di non essere in grado di gestire l’emergenza.
La politica in Italia ha abdicato al suo ruolo da decenni, quello di oggi è solo il passaggio più recente. Poiché un vuoto si riempie sempre con un pieno, ecco spiegato il ruolo che altri poteri, a partire dalla magistratura, hanno finito con il ricoprire. I risultati sono sotto gli occhi di tutti, e dal momento che il re è nudo si tratta ora di decidere come vogliamo andare avanti. Da sempre sostengo la centralità dei partiti, e dei corpi intermedi. E oggi partiti veri, strutturati, in Italia ce ne sono due, e sono la Lega e il Partito Democratico. Devono confrontarsi davvero, sui grandi temi e non sulle poltrone: e decidere dove intendiamo portare questo Paese, in un contesto europeo e mondiale in evoluzione.
E i 5 Stelle?
Ho sempre sostenuto e sostengo che quando arrivano i barbari è perché un sistema è malato, e quindi paradossalmente ha bisogno di questa nuova linfa. Poi succede sempre, nella storia, che i barbari si civilizzano, diventano parte di un nuovo sistema, o spariscono. Successe con la Lega, che cominciò sventolando il cappio in Parlamento, ma poi per merito di Umberto Bossi si trasformò in cardine politico essenziale della seconda Repubblica. Tanto che oggi auspico un’adesione della Lega stessa al Ppe, perché possa davvero pesare nell’Italia di domani. I 5 Stelle sono ad uno snodo, che stiamo osservando in questi mesi. Ma l’opzione resta la stessa: integrarsi o sparire.
Il prossimo parlamento eleggerà 400 deputati e 200 senatori, ma ancora non è chiarissimo con quale legge elettorale: lei resta proporzionalista?
Convinto: proporzionale con sbarramento serio (meglio al 5%, se poi fosse al 3% va bene lo stesso), e meccanismo della ‘sfiducia costruttiva’: ossia si può far cadere il Governo solo se in Parlamento ci sono già i numeri per una nuova maggioranza. Il maggioritario ha dimostrato ampliamente di avere più difetti che pregi: personalmente lo ritengo pessimo anche nell’elezione dei sindaci, si figuri….
E così arriviamo ad Alessandria, on. Borgoglio: quattro anni fa lei (insieme ad altri, certamente, ma come una sorta di primus inter pares) diede vita al progetto del Quarto Polo. Bella fiammata, ma poi più nulla….
Il Quarto Polo fu progetto civico trasversale e non ideologico: o vinceva, e non ha vinto, o era nelle cose che sparisse. E’ stato un tentativo di ‘sparigliare’, ma per tanti motivi non ce l’abbiamo fatta….
Come vede la città oggi, e soprattutto domani?
Tristemente ferma. Guardo con favore ai progetti di innovazione del Gruppo Amag, portati avanti dal Presidente Arrobbio, e credo che siano l’unica possibilità di reale innovazione e modernizzazione oggi sul tappeto. Sbaglia chi, oggi come ieri, vorrebbe vendere la multiutility, mentre ha senso valutare la cessione di una singola azienda del gruppo, se la sua prospettiva è compromessa. Parliamoci chiaro: il vero sciagurato errore lo fece l’amministrazione Rossa, dando il via libera al teleriscaldamento. Se va avanti quello, è chiaro che Alegas devi venderla. Speriamo che nel frattempo parta davvero il progetto della smart city.
E il centrosinistra alessandrino?
Non pervenuto. Sempre gli stessi volti, e nessuna idea innovativa. Lo dico da uomo di sinistra, e con sofferenza: il centro destra da quattro anni, certamente anche con risorse limitate, fa ordinaria amministrazione e nulla più. Ma le attuali opposizioni lasciano pensare che davvero nel 2022 il sindaco Cuttica possa farcela a conquistare il secondo mandato.
Lei sarà alla finestra?
Io ormai sono un semplice osservatore, disincantato e tutto sommato più interessato ai grandi scenari che al nostro piccolo orto, che non trovo stimolante. Ovviamente se qualcuno mi chiede un parere o una valutazione non mi nascondo: ma nel centro sinistra alessandrino nessuno mi cercherà, può starne certo.