Con i loro 2.300 soci lavoratori, e un fatturato 2012 di oltre 66 milioni (in diminuzione rispetto agli anni precedenti, “per la nostra scelta di non concorrere al rinnovo di alcuni appalti, con base d’asta a nostro avviso inadeguata a garantire livelli di assistenza qualitativi, rispondenti ai nostri standard”), la Elleuno di Casale Monferrato è fra le 10-12 cooperative sociali di tipo A più grandi d’Italia. E basta guardarsi attorno, nel quartier generale di viale Marchino, per capire che efficienza e modello organizzativo rigoroso sono uno degli ingredienti del successo ormai quasi trentennale. Con una particolarità, che colpisce subito: “i soci cooperatori che lavorano qui in sede – spiega Silvia Turzio, direttore marketing e comunicazione – sono una sessantina, e chi lo desidera può portarsi al lavoro il proprio cane. Naturalmente nel rispetto di alcune regole e accorgimenti che abbiamo predisposto, e condiviso”. Una scelta di informalità e ‘intreccio’ tra lavoro e privato che bel si sposa con un’altra caratteristica ed esigenza di Elleuno, evidenziata dal vice presidente Enrico Gallo: “le nostre quote rosa, qui a Casale come sui territori dove operiamo, sfiorano l’80%. E non poche volte si tratta di donne single, magari anche con figli: per questo l’azienda vuole essere il più possibile accogliente, e attenta alle esigenze delle nostre socie….e soci, naturalmente”.
Tocca proprio a Enrico Gallo accompagnarci in un’ideale ‘camminata’ attraverso l’ormai lungo percorso della cooperativa, cominciato nel 1989 a Vercelli: “Il progetto nasce per iniziativa di Anna Villa, che è tuttora il nostro presidente, e fin dall’inizio l’intenzione è quella di operare prevalentemente nel settore socio sanitario e assistenziale, che diverranno poi dopo qualche anno il nostro unico filone di attività, all’insegna di una specializzazione sempre più forte. Alla fine degli anni Ottanta, peraltro, neanche ancora esistevano le cooperative sociali, che il legislatore fece nascere qualche anno più tardi. All’inizio eravamo cooperativa di produzione lavoro, e gli enti pubblici all’epoca ricorrevano al supporto esterno solo marginalmente”. La prima sede fu Vercelli: dopo qualche anno, il trasferimento a Casale Monferrato, “perché ci siamo resi conto che la maggior parte dei soci lavoratori era comunque casalese o monferrina, e anche perché ci capitò una bella opportunità di acquisto con mutuo dell’attuale sede: che all’epoca ci pareva enorme, mentre ora abbiamo il problema opposto”.
Anche perché, nel frattempo, la crescita di Elleuno è stata impetuosa, avendo comunque sempre come committente il pubblico, nelle sue diverse articolazioni: le Asl, i comuni, le aziende di servizi alla persona (in Piemonte i classici consorzi socio assistenziali, altrove altre strutture equivalenti). Oggi Elleuno è una realtà di primissimo livello, che opera in 8 fra le principali regioni italiane (oltre al Piemonte ci sono Friuli, Veneto, Emilia Romagna, Liguria, Sardegna, Toscana e Abruzzo), e che dedica l’80% delle proprie risorse all’assistenza degli anziani, con una particolare attenzione per i non autosufficienti.
“Un esempio significativo – sottolinea Gallo – è quello della struttura San Giorgio, qui a Casale Monferrato. Una piccola realtà che gestiamo per conto del Comune, con 21 ospiti e risultati davvero significativi, poiché il numero non elevato di persone assistite consente un rapporto one to one, molto personalizzato e fortemente apprezzato, ci pare, anche dai famigliari. Che percepiscono la serenità del loro caro, e non poche volte anche significativi miglioramenti psico fisici, naturalmente da rapportare al contesto. Dall’orto terapia alle attività manuali, ai piccoli laboratori, gli ospiti della San Giorgio, come quelli delle altre strutture che gestiamo nelle diverse regioni, sono trattati come persone, partendo dalle loro esigenze individuali”. Particolarmente rilevante il ruolo che, dopo il terremoto dello scorso anno, Elleuno ha svolto in Emilia Romagna, dove gestisce diverse strutture nelle aree colpite dal sisma: “i nostri soci lavoratori sono stati davvero straordinari – conferma Gallo – e hanno dato un contributo determinante, ben al di là dei loro doveri professionali”.
Ma la cura agli anziani non è l’unico ‘filone’ di attività della cooperativa. Altri percorsi importanti sono quelli intrapresi a sostegno delle persone con problemi psichici, ma soprattutto le esperienze delle comunità di minori. “Ne abbiamo due – spiega Gallo – in provincia di Vercelli, ma quasi al confine con Alessandria. Una per bambini da 0 a 14 anni, l’altra per adolescenti dai 14 ai 18. Entrambe da 10-12 posti, e costantemente a pieno regime. I casi di bambini e ragazzi in difficoltà, poco importa se stranieri o italiani, purtroppo sono in continua espansione, e a noi vengono ormai inviati costantemente dai tribunali per minori. Naturalmente all’interno delle comunità per minori si intraprende un percorso delicato e attento alle esigenze dei singoli, con l’obiettivo di accompagnarli alla vita adulta, superando le gravi difficoltà personali e famigliari che ognuno degli ospiti ha alle proprie spalle”.
Naturalmente basta spostare l’attenzione dai servizi erogati al sistema dei pagamenti per aprire un capitolo ‘tormentato’, in cui l’esperienza di Elleuno pare essere, purtroppo, in perfetta sintonia con il resto del settore, e del mercato del lavoro in generale. “Ogni giorno è una battaglia – spiega il vice presidente della cooperativa – e siamo ancora in attesa di incassare una parte delle nostre spettanze del 2012, relative agli ultimi mesi dell’anno. A volte penso a quel che mi diceva mio padre, ossia che le aziende falliscono quando la loro gestione è ‘allegra’, o comunque quando non lavorano. Oggi purtroppo è tutto diverso: nel nostro settore lavori, eccome. Anzi, quasi sempre i servizi socio assistenziali sono obbligatori, e non puoi interromperli neppure come forma di protesta. In compenso spesso te li pagano in costante ritardo”. L’esperienza di Alessandria, e del suo dissesto, in realtà non coinvolge direttamente Elleuno, “anche se, essendo stato tra l’altro anche presidente di Confcooperative anni fa, sono bene quali sono le difficoltà in cui si trovano realtà ad essa associate, come lo siamo noi. Ad Alessandria ci sono esempi di cooperazione socio assistenziale splendide, per passione e competenza. Non si meritano queste sofferenze. Noi, e non posso che dire per fortuna, in provincia abbiamo esperienze limitate ai comuni di Casale e di Ovada, senza problemi particolari. Ma il nostro ‘termometro’ si estende praticamente a tutto il nord Italia, e posso assicurare che l’emergenza dei pagamenti ritardati all’infinito è una costante. Si pensi che, in Emilia, esiste addirittura, e da diversi anni, una legge regionale che prevede che le cooperative sociali siano pagate contestualmente ai dipendenti pubblici, proprio perché offrono il servizio per conto di. Ebbene, la legge non è mai stata applicata, e nessuno si scandalizza”.
Altro grave handicap, il rapporto con le banche: “purtroppo l’accesso al credito è sempre più complicato, e lo stesso meccanismo dell’anticipo fatture per pagare i dipendenti in maniera regolare, rischia di diventare una spirale attorno alla quale ci si attorciglia sempre più: c’è poco da fare, l’unica strada è che il committente pubblico torni a fare il suo dovere, pagando le fatture al massimo a sessanta giorni. Anche se al riguardo un po’ di scetticismo è legittimo”.
E il futuro? In queste condizioni di precarietà (e insolvibilità della macchina pubblica) è ancora possibile progettarlo? “Direi che è doveroso – conclude Enrico Gallo – soprattutto per una realtà come la nostra, che ha un organico di 2.300 soci lavoratori, con competenze molto forti, e con la naturale esigenza di avere un orizzonte professionale sereno per i prossimi anni. Da bravi piemontesi noi ci muoviamo con prudenza, ma ci muoviamo. E chiaramente guardiamo anche oltre i confini del pubblico in senso stretto: verso il privato convenzionato, e le gestioni dirette. Ma anche lì, i problemi non mancano, e spesso vengono richiesti investimenti di partenza milionari, che hanno senso solo a fronte di determinate garanzie. Insomma, ci rimbocchiamo le maniche, e cerchiamo di cogliere tutte le possibili opportunità. Ma certamente è dura”.
Ettore Grassano
Stampa