Coldiretti: “Triplicata la presenza di lupi: è allarme in val Curone e val Borbera”

I lupi scendono in collina e nelle aree di pianura con una presenza triplicata negli ultimi tre anni. Situazione sempre più critica dal punto di vista della sicurezza e insostenibile per le imprese che, con coraggio, continuano a presidiare i territori svantaggiati evitandone lo spopolamento e l’abbandono. Tornano a lanciare il grido d’allarme soprattutto la Val Borbera nel novese, il territorio dell’ovadese e la Val Curone nel tortonese.

Coldiretti esprime soddisfazione per l’esito dell’audizione chiesta nei giorni scorsi e prontamente ottenuta alla V Commissione del Consiglio regionale piemontese durante la quale “abbiamo chiesto alla Regione di tornare ad essere protagonista diretta della gestione del lupo – spiega il Presidente Coldiretti Alessandria Mauro Bianco – attuando misure di prevenzione e mitigazione ma anche azioni tempestive di contenimento di lupi e ibridi per consentire ai pastori e agli allevatori di svolgere l’attività produttiva in sicurezza. Sul fronte indennizzi, inoltre, nel 2021 si passerà al risarcimento diretto da parte della Regione; al riguardo abbiamo chiesto un iter semplice e snello per le domande e indennizzi rapidi in caso di danni diretti e indiretti, anche nelle aree collinari”.

La presenza del lupo sta mettendo a rischio soprattutto gli allevamenti zootecnici da carne che stanno già affrontando le difficoltà legate alla pandemia con il canale Ho.Re.Ca chiuso e le speculazioni lungo le filiere. Senza dimenticare che è in gioco non soltanto la sicurezza di mandrie e greggi ma anche la tutela dell’incolumità di chi vive nelle zone montane e collinari, con il moltiplicarsi di avvistamenti e predazioni a bassa quota.

“Dopo i ripetuti attacchi dei cinghiali e i danni causati dai caprioli, anche i lupi minacciano gli allevamenti delle zone interne – afferma il Direttore della Coldiretti Alessandria Roberto Rampazzo –. La situazione sta diventando sempre più critica, tanto da minacciare la sopravvivenza stessa delle aziende e, con essa, la manutenzione del territorio, con i conseguenti rischi dal punto di vista economico e ambientale. Se si parla di equilibrio è giusto sottolineare che proprio il cinghiale si è rivelato essere la preda principale del lupo e quando sono disponibili prede selvatiche tende a preferirle al bestiame ma resta il fatto che per Coldiretti la situazione si fa sempre più preoccupante per il fatto che i lupi, come i cinghiali, arrivano a spingersi sino ai centri abitati: ciò rappresenta un serio problema di sicurezza delle persone, oltre che delle greggi”.

Per arginare la situazione Coldiretti torna a chiedere un’efficace politica di controllo della fauna selvatica concedendo nel contempo risarcimenti rapidi agli allevatore ed agricoltori che hanno subito danni.

“Si parla tanto di rilancio delle zone svantaggiate e di aiuto per chi cerca di far crescere le aree più emarginate – concludono Bianco e Rampazzo – ma tutti questi elementi stanno determinando un clima di grave sfiducia fra gli allevatori che si sentono profondamente penalizzati e condizionati da ambientalismo ed animalismo che, invece di garantire la preservazione della “specie lupo”, tendono a renderne insostenibile la coesistenza con chi attraverso sforzi enormi presidia e tutela il territorio, con costi ben superiori ai benefici”.

Secondo Coldiretti, le soluzioni possibili da impiegare congiuntamente sono prevedere misure che permettano di censire sempre con più attenzione gli esemplari per localizzare gli habitat e i popolamenti, ristabilendo una presenza sostenibile per il territorio e le attività agricole.