Furfantino [Il Flessibile]

di Dario B. Caruso

 

“È nato! Ed è un maschietto!” dice il papà.
‘…e non è particolarmente carino’ pensa l’ostetrica.
Ma una nuova vita viene salutata sempre con gioia.
“Lo chiameremo Furfantino” e così inizia questa storia.

Furfantino incomincia a parlare precocemente, parla così tanto e così a lungo che i genitori sono costretti ad acquistare una villa nella campagna toscana. Ciò per non disturbare il vicinato e per investire i risparmi di una vita.

Furfantino a scuola ha un gran successo: sullo scritto si applica scarsamente ma sull’orale va che sembra un missile, riesce a rispondere a ciascuna domanda argomentando tutto e l’esatto contrario senza fare una piega.
Ha notevoli difficoltà sulle lingue straniere ma ci prova con ostinazione al punto da risultare ridicolo ai più, simpatico ad alcuni.

Furfantino boyscout impara l’arte della diplomazia.
Le sue quotazioni crescono, da semplice lupetto in poche settimane diviene capo squadriglia e intrattiene rapporti con alti prelati.
A questa età concepisce l’idea di fondare un gruppo di lavoro.
Il gruppo negli anni si fa costola di un partito.
Il partito lo elegge nella direzione.
Con la diplomazia appresa in passato scavalca tutti e nonostante la ancor giovane età si ritrova presidente.

Furfantino, come sempre, continua a parlare molto asserendo tutto e l’esatto contrario con una naturalezza allenata nel tempo.

Oggi sono pochi a comprendere ciò che Furfantino va dicendo, pochi condividono i suoi atteggiamenti, poco capiscono il suo inglese.
Eppure Furfantino detta legge, nel silenzio delle persone colte e rispettose, nel frastuono dell’isteria collettiva.

La storia non è conclusa, in attesa del lieto fine.