…mi fa sorridere entrare in un ufficio postale di sabato mattina, trovarlo incredibilmente vuoto e silenzioso, incrociare lo sguardo di tre impiegati ai tre sportelli, tutti incredibilmente aperti al pubblico e, appena mi avvicino a uno di loro, sentirmi dire, nel nulla che mi circonda (e dandomi per un attimo l’illusione di essere protagonista de I Soliti Idioti), “prenda il biglietto con il numero, grazie”. Chissà, forse sono io che non capisco la logica o il regolamento interno delle PT.
…mi sconforta passare su un marciapiede in via don Canestri e incrociare un furgone occupare un posteggio riservato ai portatori d’handicap, giusto sotto il balcone di un primo piano da dove un muratore butta sul pianale del mezzo secchiate di calcinacci, senza vedere esposto alcun permesso, o nastri di sicurezza delimitare l’area di passaggio per pedoni, per le macchine posteggiate o in transito. Chissà, forse sono io che non capisco la necessità di un’impresa edile di lavorare (a qualunque costo) e di un proprietario di risparmiare (sui costi).
…mi indigna avere un figlio che prende solo quattro stipendi (pure con fatica e a rate come un’enciclopedia degli anni 60) dopo aver lavorato sette mesi presso una delle più prestigiose e vecchie aziende della città (attualmente in buona salute), e non poter fare affidamento su alcuna “autorità” che abbia appunto l’autorità di imporre subito il rispetto di un contratto chiaro firmato da entrambe le parti, e senza dover iniziare un lungo ed estenuate e costoso viaggio tra uffici giudiziari e studi di avvocato. Chissà, forse sono io a ostinarmi a non capire che quello del diritto-dovere è un principio in via di superamento per rendere più concorrenziale la nostra società produttiva all’interno del mercato globale.
…mi ripugna, sentire un uomo seduto su una panchina di corso IV Novembre, al cellulare (presumibilmente con una donna che dall’altro capo della cornetta sta dicendo “tengo il telefono acceso”) rispondere con voce alta e stizzita “per me puoi anche tenere la figa accesa, che io non ti chiamo e nemmeno ti chiavo”. Così come pure mi fa incazzare una campagna scandalistica avviata da donne dirigenti dei nostri partiti di governo contro i manifesti pubblicitari che espongono nudo femminile mentre mancano leggi chiare (di loro competenza) sul dramma del femminicidio, sulla violenza e lo stupro, sul diritto all’eguaglianza sul posto di lavoro, e alla tutela delle madri e mentre la cronaca ci ricorda come stia dilagando la prostituzione a fini carrieristici alla faccia del tanto declamato merito. Chissà, forse sono io a essere stato infettato dal virus del bieco populismo per cui siamo governati solo da incapaci e inetti.
…mi fanno compassione i baldanzosi giovanotti in macchina in via della Vittoria che si divertono a fingere di investire una signora anziana solo per spaventarla o fare il gesto dell’ombrello a chi ha qualcosa da ridire sul loro modo di fare. Chissà, forse sono io che non capisco perché quella gioventù così piena di energia non venga utilizzata a raccogliere escrementi di cane dai marciapiedi che altri cittadini parimenti imbecilli hanno abbandonato senza rispetto, o a ripulire il poco verde ai piedi del cavalcavia ormai trasformato in una discarica abusiva di cartacce, plastica e bottiglie rotte.
…resto basito nel trovare nella cassetta delle lettere FoglioFabbio, un volantino a colori, ricco di foto e qualche informazione su quanto è stato fatto dall’ex sindaco nell’era del FabbioFa. Chissà, forse sono io che non mi adatto a capire le dinamiche della città e dove ci sta portando questa nuova epopea del fare.
…continuo a notare l’esasperante crescita di cose che non avrei mai pensato potessero infastidire. Chissà, forse sono io a ostinarmi a contare i mille, piccoli tasselli (questi raccolti nell’arco di soli sette giorni) e considerarli sfumature di un mondo opprimente, proiettandoli come appuntamenti quotidiani della nostra storia futura, e che possono degenerare, andando a rimpolpare la schiera di chi si sentirà un estraneo in casa propria, (stato d’animo aggravato dalla sensazione di amaro in bocca per l’ennesima, scontata quanto inutile lamentela).
…resto in attesa del fare, così tanto declamato, perché l’unica cosa che capisco è dove vorrei che “andassero a fare” i protagonisti di questa situazione. Ma terrei per me il segreto della loro destinazione per evitare che troppi cittadini curiosi possano seguire il loro esempio.
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