“Più passano gli anni, e più mi godo con assoluto piacere i non molti week end di relax alessandrino che riesco a ritagliarmi durante l’anno: la nostra città è bella, ha molti angoli e aspetti piacevoli. Forse però uno deve allontanarsene, per apprezzarla pienamente”. Il professor Maurizio Mensi è alessandrino doc (“di Valmadonna, per essere precisi”), ha studiato al “Plana”, e rappresenta una di quelle eccellenze ‘da esportazione’ di cui probabilmente, al di là di qualche eccezione a forte esposizione mediatica, parliamo troppo poco. E’ di questi giorni, ad esempio, la sua nomina alla Presidenza del Comitato di applicazione del codice di autoregolamentazione media minori. Lo ha annunciato il viceministro dello Sviluppo economico Antonio Catricala’, durante l’audizione in Commissione Cultura. E per il professor Mensi si tratta di una soddisfazione importante, e meritata: sembra un ragazzo, ma anagraficamente non lo è più, e ricopre oggi ruoli accademici prestigiosi (ordinario di Diritto Pubblico dell’Economia della Scuola Superiore dell’Economia e delle Finanze, ma anche avvocato e docente di Diritto dell’Informazione e della Comunicazione all’Università Luiss), dopo una carriera che lo ha portato, prima come procuratore e avvocato dello Stato e poi come funzionario comunitario, a girare l’Italia (Catania, Venezia, Roma, dove attualmente vive e lavora), e il mondo (prima Bruxelles, e ora come esperto giuridico della Commissione europea e delle Nazioni Unite spesso in Serbia, Bielorussia, Turchia, Macedonia, Ucraina). Lo abbiamo incrociato recentemente ad un convegno cittadino, dove ha offerto il suo contributo. E ci pare interessante registrare il punto di vista di un osservatore esterno (ma non troppo) rispetto a quel che sta succedendo sul nostro territorio.
Professor Mensi, che sensazione ha quando torna ad Alessandria?
Il dato che mi colpisce di più, quando arrivo e mi confronto con amici e conoscenti che vivono qui, è la percezione molto più forte che gli alessandrini hanno della crisi, rispetto ad altre realtà. ‘Pesa’ senz’altro la vicenda del dissesto del comune capoluogo, e la sua continua proiezione sui media, locali e anche nazionali. E forse anche una certa predisposizione che noi alessandrini abbiamo ad essere cinici e disincantati, fino all’auto-mortificazione.
Ma quando arriva in città da ‘esterno’, ci trova così mal messi?
Vedo segni tangibili di decadenza, questo sì: penso alla scarsa manutenzione delle strade e del verde, e ai tanti negozi con la serranda abbassata, e i cartelli ‘vendesi’ o ‘affittasi’ appesi in strada. Però, poiché mi piace leggere e documentarmi (e oggi tra l’altro si riesce a farlo tranquillamente anche a distanza), so anche che l’export alessandrino ha un buon andamento, e cresce a ritmi più elevati rispetto a quello del resto del Piemonte, e del Paese. Torno a ribadire: è anche questione di percezione, di stato d’animo e di volontà. Diceva Dostoevskij: “il bello ci salverà”: ecco, io credo che di bello, e di positivo, ad Alessandria ci sia ancora molto, da valorizzare e migliorare. Nonostante l’orribile nuova pavimentazione di corso Roma….(sorride, ndr).
Lei lo scorso anno, sia pur da ‘pendolare’ romano, è stato tra i promotori di TuAlessandria, associazione politico culturale di ispirazione socialista (qualcuno dice “borgogliana”) che si presentò anche alle elezioni comunali: il suo impegno continua?
Per quel che posso, cerco di dare una mano ad un gruppo di amici che stimo molto. In realtà, pensi, la mia unica esperienza politica attiva risale agli anni dell’università, all’inizio del decennio Ottanta del secolo scorso: fui, come indipendente Psi (come si usava all’epoca), presidente del consiglio di quartiere di Valmadonna, il mio paese. Dopo la laurea sono partito, e non c’è più stato modo. Però, quando posso, partecipo volentieri. E mi pare che il gruppo di TuAlessandria, abbiano organizzato alcuni appuntamenti interessanti, facendo intervenire anche nomi di grande livello nazionale. Se poi la politica locale sa in qualche modo far tesoro e capitalizzare, non saprei dire. Pare di no….
Ma che idea si è fatto, professore? Come può fare Alessandria ad uscire dal tunnel, ottimismo a parte?
Rimboccandosi le maniche, e con il contributo positivo di tutti, superando la vecchia logica dei gruppetti, delle piccole rivalità. Quel che è certo, per tante ragioni, è che qui non arriverà un Abramovic, ossia un grande capitalista straniero a salvarci da noi stessi. E pure è anacronistico, in questo momento storico, sperare che ci pensi lo Stato. Gli alessandrini devono fare squadra, e salvarsi da soli. Del resto alcuni elementi da cui ripartire ci sono assolutamente….
Ad esempio?
Mi sono letto con attenzione il report che lo Studio Ambrosetti ha dedicato al rilancio e allo sviluppo della nostra provincia. Sono circa 150 pagine chiare ed eloquenti, ricche di dati e di elementi di riflessioni. Da lì davvero si potrebbe e dovrebbe muovere, tutti insieme, per ripartire. Ma chi lo farà? Chi si occuperà della famosa cabina di regia, di cui abbiamo discusso anche ad un recente convegno? La classe dirigente del territorio, politica e non, dovrebbe finalmente prendersi le proprie responsabilità. Ma succederà? Penso, badi bene, a progetti e iniziative molto concrete: possibile che ogni anno arrivino all’Outlet di Serravalle più di 4 milioni e mezzo di visitatori/clienti, e che nessuno abbia mai provato ad intercettarli, facendo accordi con i gestori della struttura, per valorizzare ciò che, sul territorio, varrebbe la pena di essere visitato? Penso a realtà come il Marengo Museum e la Cittadella, ma anche la vicina abbazia di Santa Croce a Bosco Marengo, e all’enogastronomia locale, che va senz’altro promossa in modo diverso. Discorso analogo per i turisti in arrivo dalla Germania con l’Autozug: arrivano ad Alessandria, e sono abbandonati a se stessi. Mi era sembrata un’ottima idea quella di realizzare , per esempio, un emporio/esposizione di prodotti tipici nei pressi della stazione Fs, perché non ha avuto seguito ? Cito alcuni esempi che naturalmente vanno valutati ed esaminati con cura. Magari lo si è anche fatto, non saprei. La realtà, però, è che non c’è nulla di tutto ciò: eppure basterebbe trarre spunto e copiare con intelligenza quello che fanno gli altri, sul piano del marketing pubblico a sostegno dell’economia del territorio. Esempi di eccellenza ce ne sono, eccome.
Ma la cabina di regia chi dovrebbe farla, secondo lei?
La Provincia e il Comune di Alessandria, non ci sono dubbi. So bene che entrambi sono alle prese con emergenze di varia natura, ma mi risulta anche che abbiano organici di personale assolutamente ben strutturati. Possibile, ad esempio, che all’interno di questi enti non sia possibile individuare qualcuno, con una buona conoscenza delle lingue e del web, da destinare all’individuazione di progetti finanziati dall’Unione Europea, a cui partecipare? Ce ne sono continuamente, e vincerli non è magari facilissimo: ma la prima condizione per riuscirci è almeno provare a partecipare, no?
Professor Mensi, non è che si sta preparando ad un futuro politico sul nostro territorio?
(sorride, ndr) Assolutamente no, anche perché lavorando altrove sarebbe impossibile, anche dal punto di vista logistico. Ma, per quel che posso e so fare, darei volentieri una mano come ambasciatore dell’alessandrinità, questo sì. In maniera del tutto gratuita e disinteressata, intendiamoci: generando contatti e relazioni, che poi possono essere sviluppate. Come esperto giurista della Commissione europea viaggio spesso, soprattutto in Paesi emergenti, alcuni dei quali potrebbero rappresentare senz’altro un’opportunità per il nostro territorio. Il sasso l’abbiamo lanciato: se qualcuno è interessato, si faccia avanti.
Ettore Grassano
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