Tutelare Moscato d’Asti e Dolcetto, al pari della maggior parte delle varietà nazionali. E’ quanto chiede Coldiretti Alessandria rispetto alla discussione, in atto in questi giorni, della bozza del Decreto Etichettatura.
“E’ un’occasione che non possiamo perdere quella di porre rimedio alle storture rispetto all’etichettatura – spiega Mauro Bianco Presidente Coldiretti Alessandria – per cui è necessario prevedere regole più restrittive che tutelino i nostri vitigni storici ed evitino concorrenza alla DOCG Asti e alla DOC Piemonte”.
Il Moscato in provincia di Alessandria è coltivato su una superficie di oltre 1.600 ettari per circa 600 aziende produttrici (complessivi 10.000 ettari a livello regionale). Glie ettari coltivati a Dolcetto a livello provinciale sono oltre 1.200 per circa 100 aziende produttrici (complessivi 3.800 ettari a livello regionale) e sono molteplici le “declinazioni” che si caratterizzano per vitigno storico e area di produzione.
“Si tratta di una battaglia per valorizzare le nostre produzioni e fare chiarezza per i consumatori che scelgono di acquistare questi vini – aggiunge il Direttore Coldiretti Alessandria Roberto Rampazzo -. Non possiamo permettere che varietà, addirittura inferiori, al Moscato ed al Dolcetto abbiano la stessa protezione e, di conseguenza, lo stesso peso sul mercato”.
Per quanto riguarda il Brachetto, invece, Coldiretti Alessandria chiede alla Regione lo sblocco delle riserve vendemmiali per evitare di non poter soddisfare le richieste di Brachetto d’Acqui DOCG o Piemonte Brachetto DOC.
In provincia di Alessandria il Brachetto, coltivato su circa 600 ettari per 410 aziende produttrici (coltivato a livello regionale su 1.000 ettari), nasce sulle colline dell’Alto Monferrato, un’area vocata e variegata dove il vitigno aromatico si esprime al meglio sin dall’antichità.
“Auspichiamo che la Regione non voglia veramente ritirare la delibera che darebbe il via a svincolare le partite stoccate nelle cantine – ha commentato il Presidente Bianco –. Consentire di utilizzare la riserva vendemmiale è un’operazione vantaggiosa per l’intero sistema ed evita di screditare un prodotto che verrebbe imbottigliato e ceduto senza la DOCG e DOC”. Stiamo parlando di un prodotto di elevata qualità che identifica un territorio ricco di storia e che, quindi, va tutelato evitando di creare flussi paralleli concorrenziali.
“E’ necessario, dunque, che la Regione trovi le misure adatte per consentire lo svincolo vendemmiale e non mettere in ulteriore difficoltà le imprese che stanno già vivendo un momento particolarmente difficile, causato dalla pandemia, con la chiusura del settore Ho.Re.Ca. e lo stop ai brindisi per le festività natalizie”, ha concluso il Direttore Rampazzo.