Fiato sospeso sul destino delle Province. Mentre scriviamo la Corte Costituzionale è riunita, il dibattimento è in corso, e non è dato sapere se la decisione sia già stata presa. C’è chi dice che verrà comunicata nelle prossime ore, chi nei prossimi giorni.
Comunque sia, cosa mai potrà succedere? La Suprema Corte dovrà in sostanza esprimersi sui ricorsi presentati nei mesi scorsi da diversi Enti provinciali, a seguito della decisione sull’accorpamento delle Province stesse previsto all’interno della spending review del governo Monti.
Certo, avete ragione, sembra passato remoto. oggi va di moda parlare di decreto del Fare (parlarne soltanto, per il momento: i fatti li misureremo se ci saranno), e termini come spread (la ‘bomba’ con cui fu affondato Berlusconi) o spendig review (quando Monti ce lo spacciavano per statista: oggi è ‘solo’ un pensionato d’oro, senatore a vita, politicamente inconsistente) sono già nell’archivio della memoria istantanea. Tra qualche tempo, ce li ricorderemo appena, e poi spariranno del tutto dalle nostre vite. Avendoci in fondo sfiorato solo superficialmente, come certe canzonette che durano un’estate.
Le Province, invece, vedrete, ‘terranno botta’. Magari con qualche restyling di facciata, alla peggio si chiameranno comprensori territoriali. Ma nei fatti che cambierà? Un po’ di etichette sui palazzi degli Enti, che pure quello è business, per carità. Ma chi volete mai si incarichi di fare riforme vere, in questo Paese immobile? Letta? Pd e Pdl? Ma su, siamo seri. Le Province non sono più inutili delle Regioni, o di tanti altri enti più o meno strumentali, e strumentalizzati. In giro una classe dirigente di statisti capaci di cambiare passo e volto al Paese non si vede. E la famosa riforma della macchina pubblica, o istituzionale, o delle autonomie locali, rimarrà una chimera da dibattito pre elettorale. Quando le Province saranno ancora lì, belle e asciutte, magari un tantino emaciate e dimagrite. Scommettiamo?