Al via il progetto sperimentale di autorecupero nell’edilizia sociale, che vedrà coinvolto l’immobile in via Maggiorino Ferraris 58 di proprietà del Comune di Acqui Terme, nel quale sono a disposizione 4 unità immobiliari.
Il progetto è semplice: gli alloggi che necessitano manutenzione destinati all’edilizia sociale potranno essere recuperati direttamente dagli assegnatari con la possibilità di scomputare dall’affitto i soldi della manutenzione effettuata. Questa iniziativa è già applicata con successo in altri contesti territoriali fra cui Roma, Napoli, Bologna e Firenze. L’obiettivo dell’autorecupero è creare soluzioni abitative a costi contenuti, rendendo le famiglie assistite protagoniste del percorso di ristrutturazione e minimizzando il rischio di insoluti. Tale modalità, inoltre, consentirebbe di rendere immediatamente assegnabili gli alloggi attualmente liberi, subito dopo il completamento dei lavori di messa a norma.
Gli interventi di autorecupero possono essere effettuati dagli assegnatari, collocati in graduatoria o già residenti nell’alloggio, purché la tipologia delle opere rientri nella casistica della “manutenzione ordinaria” (come ad esempio la sostituzione di apparecchi igienicosanitari, le opere di riparazione di pareti o pavimenti, i modesti interventi sugli impianti tecnologici). L’assegnatario dovrà produrre idonea documentazione per il riconoscimento dei costi sostenuti, con un massimo consentito che non dovrà superare i 7.000 euro, i quali verranno rimborsati anche mediante detrazioni sul canone di locazione attraverso la restituzione dell’importo anticipato fino ad un massimo del 50%.
«Gli interventi ancora necessari nell’immobile sono minimali – dichiara il sindaco di Acqui Terme, Lorenzo Lucchini – e riguardano la sostituzione e la revisione di componenti degli infissi e dei complementi di arredo. Si tratta di minime riparazioni, mentre tutti gli interventi di adeguamento degli impianti sono svolti dagli uffici comunali. Abbiamo pensato di attivare questo progetto per creare processi partecipativi in cui rendere gli inquilini attori attivi, responsabili e coinvolti nella ristrutturazione dell’alloggio. Tale processo può favorire anche un miglioramento del contesto abitativo, attraverso la costruzione di relazioni di vicinato positive e di integrazione all’interno del quartiere stesso. Spero che questa esperienza pilota costituisca una nuova iniziativa nelle politiche sociali nella nostra città capace di consolidarsi nel futuro e attivare ulteriori processi di miglioramento della qualità dell’abitare».