di Ettore Grassano
“Ho conosciuto il covid-19 da vicino, e sono riuscito a sconfiggerlo. Da ex positivo dico a tutti attenti, è una brutta bestia da non sottovalutare. Ma abbiate fiducia nella nostra sanità: medici e paramedici, e in particolare la rianimazione di Alessandria, che ho sperimentato direttamente, sono davvero un’eccellenza, e un baluardo contro la pandemia in questi giorni di nuova emergenza”.
Giovanni Battista Poggio, da tutti conosciuto come Daniele, è stato il primo consigliere regionale del Piemonte a risultare positivo al coronavirus, in primavera, “subito dopo il Presidente Cirio”. Oggi sta bene, ed è tornato ad essere un punto di riferimento non solo per tutti i militanti della Lega (di cui è segretario provinciale), ma soprattutto per la sua comunità di concittadini e amici: sindaco di Capriata d’Orba per cinque anni, e prima per dieci anni vicesindaco, al rientro a casa dopo quasi tre mesi di ospedale fu accolto dalle campane del paese che suonavano a festa: “E’ stato molto bello, ho sentito la vicinanza di tante persone, a partire dalla mia famiglia naturalmente: senza mia moglie e le mie figlie non ce l’avrei fatta. Ma penso anche a tantissimi amici e conoscenti, non necessariamente leghisti: quando passi attraverso queste esperienze estreme, e riesci ad uscire, apprezzi ancora di più le persone, la loro umanità”.
Oggi ci dobbiamo confrontare con la seconda ondata del virus, che torna a fare paura. Gli ospedali sono di nuovo in emergenza, e tra le persone la preoccupazione è tanta, palbabile. Daniele Poggio, con pacatezza ed equilibrio, ci aiuta a capire, attraverso la sua esperienza personale, qual è l’approccio da tenere, “prudente ma senza isterie: e se ci si ammala fidarsi completamente dei miei colleghi medici: ce la mettono davvero tutta”. Con lui proviamo anche a capire se la politica ha delle responsabilità, e soprattutto cosa può fare per aiutarci ad affrontare una pandemia sanitaria, ma in prospettiva anche e soprattutto economica.
Consigliere Poggio, il virus non se ne è mai andato, e oggi la sua diffusione fa di nuovo paura, e i numeri sono da ‘allarme rosso’: da medico, e da politico, di chi sono le responsabilità?
A me non piace gettare la croce addosso a nessuno, soprattutto nei momenti di oggettiva emergenza: quindi dico che la cosa più importante oggi è affrontare la situazione con lucidità e determinazione, senza scontri tra fazioni che peggiorano solo la situazione. Per questo ho molto apprezzato l’apertura al dialogo di Matteo Salvini verso il Governo: certo, dall’altra parte finora c’è stato un muro, bisogna che cambino atteggiamento anche loro.
D’accordo, ma nei mesi scorsi abbiamo sbagliato qualcosa?
L’ansia di superare la pandemia, e di arginare i suoi devastanti aspetti economici, ha portato ad un eccessivo ‘lassismo’ nei mesi estivi. Occorreva certamente essere più rigorosi nei luoghi di divertimento, e negli spostamenti di lungo percorso, anche all’estero. In più, sul fronte sanitario, per mesi si è parlato di intensificare le terapie intensive, potenziare gli ospedali, aumentare gli organici: per poi all’arrivo della nuova ondata scoprire che ben poco di quanto promesso dal Governo era stato fatto, soprattutto in certe regioni.
Lei il percorso ospedaliero in primavera lo ha fatto tutto, come una via crucis, peraltro quando le strutture erano certamente meno attrezzate di ora a fronteggiare la crisi. Che esperienza è stata?
Premetto che ricordo solo una parte della via crucis, come giustamente la definisce. All’inizio avevo una febbriciattola non troppo elevata, e un senso di spossatezza. Quando mi sono reso conto, utilizzando un semplice saturimetro, che i parametri respiratori stavano peggiorando, ho chiesto di essere ricoverato. Complessivamente ho trascorso tre mesi in Ospedale, al Santi Antonio e Biagio di Alessandria: 2 mesi e mezzo in terapia intensiva, quindi in coma, e 15 giorni in pneumologia. Ovviamente i mesi di rianimazione non li ricordo, ma li ho ricostruiti grazie ai racconti di mia moglie: sono stato malissimo, con infezioni batteriche e complicazioni, ho davvero rischiato di morire. La sanità piemontese, in questo caso alessandrina, è stata semplicemente eccezionale: non hanno mollato mai, ci hanno creduto, e mi hanno regalato una nuova vita. Ecco, so bene che storture e inefficienze possono esserci, sempre: ma invito tutti i malati, non solo di covid-19, ad avere grande fiducia nei nostri medici e paramedici: sono preparati, e danno sempre il massimo. Ricordo che c’era una dottoressa, durante il mio ricovero, che ‘ribatteva’ tranquillamente il turno, in caso di necessità: praticamente viveva in ospedale.
Le critiche alla gestione politico-sanitaria della pandemia però non mancano mai, a livello di Governo centrale e regionale: come stanno davvero le cose?
Il Governo ha fatto certamente una serie di errori, dall’inizio: sottovalutazione del problema nella prima fase, e poi una gestione un po’ superficiale di certi passaggi: con la tendenza magari a fare ‘scaricabarile’, soprattutto con le regioni del nord, governate dal centro destra. Ma questo non è il momento della polemica: per quello ci sarà tempo dopo, e saranno i cittadini elettori a fare le loro valutazioni, come sempre. Questo è il momento della collaborazione, e della responsabilità. Noi in Piemonte, con Cirio e tutta la nostra squadra, non abbiamo mai sottovalutato il fenomeno, e lo stiamo gestendo con il massimo impegno: teniamo conto che, dopo la Lombardia, siamo tra le regioni maggiormente colpite. Ma, ripeto, le critiche al nostro sistema sanitario regionale sono ingiuste: si sta facendo il massimo, e chi ci è passato dentro, come me, prova immensa gratitudine.
Un ruolo, nella lotta al covid-19, lo sta giocando qui da noi anche la sanità privata convenzionata. E, a prescindere dall’emergenza, si sta ragionando sulla possibilità di ‘appaltare’ ai privati la gestione di alcuni ospedali, o reparti. Tortona potrebbe fare da apripista: lei è favorevole o contrario?
La sanità privata convenzionata è fondamentale non solo nell’emergenza covid, ma in senso lato: già da anni, senza quel canale parallelo, molti piemontesi sarebbero ‘al palo’ sul fronte di esami, prelievi, analisi. Non sono ne contrario ne favorevole, a priori, rispetto ad appaltare la gestione del servizio in alcune strutture ospedaliere: tutto sta nella valutazione delle condizioni. Se appaltare significa migliorare la qualità dei servizi ai cittadini/pazienti, a costi invariati o migliorativi per il sistema, non vedo perché alzare barriere ideologiche. Ovviamente a condizione che la governance e il controllo rimangano rigorosamente pubbliche, e regionali. Anche questa voglia di tornare ad accentrare tutto il controllo della sanità a livello centrale la trovo preoccupante: la Lega si è sempre battuta per il decentramento, e per l’autonomia dei territori. Ci mancherebbe che tornassimo a dipendere completamente da Roma per la nostra salute.
La pandemia è anche economica, consigliere Poggio, e rischia di esserlo soprattutto nel 2021, e negli anni a venire. La Lega ha sempre criticato le scelte del Governo….
La situazione è sotto gli occhi di tutti. Da mesi il Governo brancola nel buio, promette aiuti che non arrivano, e soprattutto sembra non avere una strategia di medio lungo periodo: e senza quella il nostro Paese, già in fortissima crisi prima del Covid, rischia davvero il tracollo. Purtroppo non vedo un progetto, al di là degli aiuti ‘a pioggia’ che servono a poco. Faccio un esempio personale. Come lavoratore autonomo per legge avrei avuto diritto ai famosi 600 più 600 euro, a cui saggiamente mia moglie ha rinunciato: lei per me, perché io ero in coma in quel momento. Ma che senso ha regalare 600 0 1.200 euro anche a chi sta bene economicamente? Io ne avrei dato 6 mila alle persone che davvero non ce la fanno, e niente agli altri. E non sono comunista (sorride, ndr): semplicemente ho ancora un certo senso di equità, e credo che la mano pubblica debba sostenere i più deboli. Certo, questo vale per chi le tasse le paga, come succede qui al nord: se ti devi confrontare con un elettorato fatto di attività ‘abusive’ del sud, meglio intervenire ‘a pioggia’ e non scontenti nessuno. Ma non va bene…..
L’economia piemontese è in enorme sofferenza, consigliere Poggio: dai commercianti agli operatori dello sport, e della cultura, tutti chiedono aiuti. Per non dire dell’agricoltura, uno dei pilastri della nostra Regione….
L’agricoltura è il comparto economico che conosco meglio, per esperienze imprenditoriali dirette di famiglia, e perché vivo in un’area, il basso Piemonte, in cui l’economia agricola è fondamentale. Purtroppo la pandemia ha fermato quasi del tutto una filiera che già faticava di suo, e che questo Governo ha sempre tenuto in scarsa considerazione. Anche qui, gli aiuti ben vengano, se mirati e indirizzati a chi ne ha bisogno. Ma dobbiamo soprattutto sapere guardare avanti, e mettere in campo strategie di sviluppo che consentano alle imprese agricole alessandrine, e piemontesi, di presentarsi con i giusti strumenti su mercati ampi e concorrenziali.
Altra leva strategica per l’Alessandrino è, per evidenti motivi, la logistica: qui qualcosa finalmente sembra muoversi davvero, un po’ in tutta la provincia…
La logistica in tutta la provincia di Alessandria ha potenzialità notevoli, e rappresenta forse il più grande fallimento del centro sinistra. Nel senso che quando hanno comandato loro abbiamo sentito solo parole, e fatti zero. Addirittura erano ad un passo dal chiudere la Fondazione Slala, che ha invece nuovamente assunto, negli ultimi anni, un ruolo centrale. Mi lasci evidenziare però che per il rilancio della logistica, dalla ripartenza del Terzo Valico all’istituzione delle Zone Logistiche Speciali, fino ai nuovi progetti che riguardano l’area del capoluogo, a Roma ha fatto più in due anni l’on. Molinari di tutto il centro sinistra nei vent’anni precedenti. Non lo dico solo perché Riccardo politicamente l’ho visto crescere, e gli voglio bene: lui è un politico vero, che sa muoversi con una visione, nell’interesse del territorio. E riesce a farlo anche adesso, dai banchi dell’opposizione: importante che gli alessandrini lo sappiano.
Consigliere Poggio, lei due anni fa ricordò, proprio su CorriereAl, che il centro sinistra torinocentrico forse neanche sapeva bene dove si trovasse il basso Piemonte. Ora che al governo della Regione c’è il centro destra, qualcuno la vorrebbe protagonista a Torino, per sostenere maggiormente anche il nostro territorio….
Il mio impegno totale per il nostro territorio è fuori discussione, e mi ci dedicherò ‘pancia a terra’ per tutta la consiliatura. Su altri impegni a Torino non mi pronuncio: i colleghi della Lega stanno lavorando benissimo, e possono contare sul mio sostegno costante e leale.
A proposito di Lega: un partito di popolo, abituato a stare tra la gente, è certamente molto penalizzato da un regime di lockdown e divieti, in cui tutto avviene solo sui social e in tv: che 2021 prevede?
Purtroppo sono ottimista solo in tempi medio lunghi, e temo che ci dobbiamo preparare ad un altro anno fortemente anomalo. La Lega è nata tra la gente, e lì deve comunque stare, paese per paese, ascoltando le esigenze delle persone in carne e ossa, e dando loro voce. Certo, è dura: con i gazebo non ci siamo mai fermati, ma le Feste sono un’altra cosa: quando a Capriata viene Matteo Salvini arrivano 3 mila persone, impensabile gestirle di questi tempi. Speriamo solo che la situazione da qui alla prossima estate possa drasticamente migliorare.