“Troppe scuole e istituti piemontesi e nazionali utilizzano, spesso non per colpa loro, tecnologia anti Covid 19 e dispositivi di protezione individuale non certificati. Abbiamo chiesto al Ministro della Salute, con interrogazione a risposta immediata, di chiarire con assoluta precisione e certezza, anche attraverso una circolare, i requisiti e le certificazioni che gli stessi devono possedere per essere utilizzati nel contenimento dell’epidemia. La risposta è stata purtroppo non solo generica e burocratica, ma scriteriata: si arriva a consigliare di segnalare ai Nas eventuali anomalie! E’ evidente che al Ministero della Salute non hanno compreso lo spirito dell’interrogazione: che non è quello di fare polemica, ma di evidenziare un problema concreto, con cui i gestori di strutture scolastiche piemontesi e italiane si stanno confrontando in queste settimane”.
L’on. della Lega Paolo Tiramani, sindaco di Borgosesia (Vercelli) e membro della commissione Affari Sociali della Camera dei Deputati, parla con profonda cognizione di causa, avendo verificato ‘sul campo’ in questi giorni, all’interno della sua comunità di concittadini, quanto la situazione sia gestita dai responsabili delle scuole pubbliche e private sul territorio con grandissimo scrupolo e responsabilità, ma anche nell’assoluta mancanza di riferimenti certi da parte del Governo Pd-5 Stelle.
“l’importanza che i suddetti dispositivi – spiega l’on. Tiramani, – e, in particolare, i termoscanner medicali, possono avere ai fini della ripresa delle attività, anche in ambito scolastico, è stata riconosciuta di recente dal Tribunale amministrativo regionale per il Piemonte, il quale ha confermato la legittimità del provvedimento che ha raccomandato alle scuole piemontesi “di procedere alla misurazione della temperatura agli studenti prima dell’inizio dell’attività didattica”, rigettando l’istanza di tutela cautelare monocratica proposta dalla Presidenza del Consiglio dei ministri per la sospensione del provvedimento medesimo. Con la maggiore diffusione e l’aumentato fabbisogno di tali dispositivi aumentano, tuttavia, anche le situazioni poco trasparenti che riguardano la loro vendita, distribuzione e certificazione. Le segnalazioni che riguardano dispositivi contraffatti, di dubbia provenienza, oppure semplicemente non certificati, che vengono presentati e venduti come dispositivi medici, sono ormai all’ordine del giorno”.
“La crescente diffusione di questo fenomeno – continua il sindaco di Borgosesia – oltre che pregiudizievole per i singoli acquirenti, rischia di divenire alquanto rischiosa per il personale delle aziende private e delle pubbliche amministrazioni che risulta preposto all’approvvigionamento e alla verifica del corretto utilizzo di tali dispositivi, il quale, in caso di incidente (esempio errata diagnosi o contagi tra persone) si troverebbe esposto a pesanti conseguenze sul piano civile, amministrativo e penale. La risposta del Ministero è assolutamente inadeguata, e anche irresponsabile: come se queste questioni si dovessero risolvere, post facto, con Nas e Carabinieri, e non creando, da parte del legislatore, le condizioni perché gli operatori possano muoversi in sicurezza, secondo parametri codificati e regole ben definite. Il nostro timore è che si stia prendendo davvero ‘sotto gamba’ il problema, e che a pagarne le conseguenze saranno operatori scolastici e cittadini”.