di Ettore Grassano
“Ripartiamo dal Piemonte, dalle aziende piemontesi e dai territori”. Bastano poche parole a Roberto Molina, neo Presidente di FinPiemonte, ad inquadrare la mission di un triennio che, certamente, si preannuncia non ordinario, data la situazione di ‘fibrillazione’ economica post Covid 19 in cui si trova oggi il Piemonte, come del resto gran parte del Nord Italia. “Ma siamo una delle regioni economicamente più forti del paese, non dobbiamo piangerci addosso: semmai creare le condizioni per un nuovo sviluppo, basato sull’innovazione. Su questo fronte FinPiemonte farà la sua parte”.
Alessandrino doc (“anzi di Castellazzo”, sorride), Roberto Molina è conversatore colto e arguto, vera miniera di aneddoti e cultura umanistica, ma anche da sempre uomo di banca, e quindi di conti e numeri, “e con quelli bisogna confrontarci: con trasparenza, onestà, cautela. Dare le cose per fatte solo dopo averle fatte davvero”. Per due anni coordinatore della segreteria del sindaco Cuttica, Molina è uomo di relazioni e abile ‘tessitore’ di rapporti, e proprio da lì intende partire anche nel suo nuovo, delicatissimo incarico torinese: “Cercherò di incontrare al più presto i rappresentanti di tutte le forze politiche, ma anche e soprattutto di aprire una nuova fase di dialogo e confronto con il sistema bancario, e con il mondo dell’associazionismo d’impresa: il Piemonte ce la farà se saprà fare davvero squadra. Finpiemonte è certamente la ‘cassaforte’ della Regione, ma deve anche saper fare da ‘agevolatore’ di progetti indirizzati a tutte le nostre province, supportando i distretti industriali storici ma anche stimolando l’innovazione.
Presidente Molina, un alessandrino a Torino è sempre una bella sfida, e per noi mandrogni anche motivo di orgoglio…
(riflette, ndr) Grazie, ma nessun campanilismo. Partiamo dall’idea che il Piemonte è uno, forte, unito. Sappiamo bene quale sia il quadro economico in cui Finpiemonte dovrà operare, e anche quali difficoltà ha avuto in passato. Ma non sono uomo che guarda al passato, se non per il valore dell’esperienza: il futuro è sfida più stimolante, pensiamo a quello.
E quale futuro ci attende, Presidente? Ci sono analisi che parlano di un terzo di aziende chiuse a fine anno: scenario drammatico….
Scenario difficilissimo, ma non c’è stata nessuna guerra, e non dobbiamo neanche drammatizzare più del dovuto. Il Piemonte è una realtà economica di prim’ordine, ha eccellenze industriali, agricole, commerciali, culturali. Certo, cambierà tutto, ancora una volta. E Finpiemonte farà la sua parte.
Ecco, spieghiamo bene a chi non lo sa cos’è Finpiemonte, e cosa fa.
Finpiemonte è l’unico strumento che la Regione ha a disposizione per far ripartire l’economia dei territori. Dico dei territori, al plurale, perché credo fortemente che il Piemonte vada sostenuto nella sua interezza: uno dei primi passi della mia gestione sarà proprio, attraverso un percorso di collaborazione con le Camere di Commercio e con le associazioni imprenditoriali, arrivare davvero in tutte le province del Piemonte. Senza costi strutturali di alcun tipo, naturalmente. Ma l’imprenditore di Vercelli, di Alessandria, di Asti o di Cuneo deve sapere che Finpiemonte è interlocutore reale, raggiungibile, con cui confrontarsi. Abbiamo personale preparatissimo e qualificato (l’organico di FinPiemonte è di circa 80 persone, ndr), in grado di offrire a chi fa impresa consulenza e supporto fortemente mirati alle specifiche esigenze. Dobbiamo, questo sì, rendere questo rapporto più diretto e agevole.
Come lavora Finpiemonte?
Attraverso specifici bandi, e con una serie di percorsi che prevedono di volta in volta finanziamenti, cofinanziamenti, agevolazioni. Il tutto finalizzato a reindustrializzazione del territorio, attrazione di capitali, sostegno alle imprese, sostegno del credito.
Il rapporto con le banche quindi è strategico?
Assolutamente sì, e vorrei fare in modo che il rapporto con gli istituti di credito, sia quelli legati specificamente al territorio, sia i gruppi più grandi, si rafforzasse. Non siamo in competizione, ognuno può e deve fare la sua parte, con l’obiettivo comune di far crescere l’economia del territorio: intesa come imprese private, e anche come economia pubblica. Penso alla sanità e all’edilizia scolastica: due ambiti che necessitano di fortissimi investimenti, e di scelte strategiche. Ovviamente su questo fronte sarà fondamentale anche il ruolo di Cassa Depositi e Prestiti.
L’emergenza Covid 19 ha rappresentato per la Regione Piemonte anche uno stress sul fronte economico-finanziario. La Giunta Cirio ha fatto scelte coraggiose: saranno sufficienti?
Non entro naturalmente in valutazioni di tipo politico. Certamente Finpiemonte ha messo a disposizione tutta la liquidità necessaria per far fronte alla situazione eccezionale di questi mesi. Parliamo di circa 50 milioni di euro che la Regione Piemonte ha potuto immediatamente utilizzare per le operazioni più urgenti di sostegno alle imprese, anche piccole e piccolissime. Anche se ritengo che, in prospettiva, sia indispensabile ragionare in termini di progetti con valenza strategica, di ampio respiro: se partono davvero la logistica (e ad Alessandria ne sappiamo qualcosa), l’efficientamento energetico, la digitalizzazione del territorio, le ricadute positive sulla piccola e media impresa saranno immediate.
Il Piemonte dunque come tassello fondamentale dello scacchiere del Nord Ovest. Questo significa anche cofinanziamento di grandi progetti interregionali? Com’è il dialogo con i vicini di casa, in primis Lombardia e Liguria?
Avviato, ma certamente da consolidare. Il confronto, ma soprattutto l’implementazione di progetti comuni di medio e lungo periodo con le nostre ‘gemelle’ in Lombardia e in Liguria sono fondamentali, e ho in agenda prossimi incontri. Certamente il fatto che ci sia in questi anni una omogeneità politica nelle diverse amministrazioni regionali del nord ovest può essere un valore aggiunto importante: dipende da noi saperlo trasformare in un propulsore per le imprese e i territori.