di Graziella Zaccone Languzzi
1) Un bel 10 al Comune di Pietra Marazzi e al suo Sindaco Gianfranco Calorio, un buon Comune in cui vivere. Nella nostra provincia esiste una rete di piccoli Comuni con tanta storia e ben amministrati. Uno di questi è Pietra Marazzi, il luogo scelto da mio figlio nel 2018 come sua residenza. Pietra Marazzi non mi era certo sconosciuta, ci hanno vissuto tanto tempo fa i familiari di mio marito, il nonno Giuseppe Languzzi aveva la funzione di guardia comunale e Pietra Marazzi in casa era chiamata la “Préja”. La “Préja” ha una grande storia e la si può leggere sul sito web del Comune.
Due anni fa Il bisettimanale Il Piccolo dedicò a Pietra Marazzi un bell’approfondimento, definendola “la Sanremo del Piemonte”, ma pure nel lontano ottobre 2007 lo stesso giornale dedicò al piccolo comune un articolo a firma Massimo Brusasco che iniziava così: “Il tempo in cui Pietra Marazzi era considerata la Sanremo del Piemonte, c’era una spiaggia bianca, lungo il Tanaro… e si andava a fare il bagno. Parole, immagini, racconti, ricordi, leggende, tu chiamale, se vuoi, emozioni, che tanto non ti sbagli”. Pietra Marazzi è ben amministrata non solo da oggi. Gianfranco Calorio è il suo Sindaco, eletto la prima volta nel 2009 e rieletto una seconda volta nel 2014: un primo cittadino che negli anni si è battuto per la sicurezza idrogeologica del suo paese, e da come mi viene raccontato dai miei congiunti sta amministrando bene la sua comunità, svolgendo il suo ruolo istituzionale amministrativo come lo può fare un buon padre o madre di famiglia, avendo a cuore la sicurezza urbana, l’igiene e le regole comportamentali che fanno percepire al residente di vivere in un buon luogo. sereno e tranquillo. Durante la pandemia il Comune ha messo a disposizione dei suoi cittadini i guanti, e alle famiglie sono state distribuite casa per casa e a più riprese le mascherine che sono state donate da un benefattore al Comune. Nei giorni scorsi sono state distribuite anche le mascherine della Regione confezionate dal Comune, sempre nella quantità corretta dei componenti di una famiglia. Per concludere: in famiglia ci si auspica che la “Prèja” resti tale per lungo tempo: è un luogo dove vale la pena vivere.
Voto: 10
2) Al Prof. Gianluigi Ferraris, Presidente della Società Alessandrina di Italianistica, Presidente della Fondazione Culturale Robotti, del Centro Studi Monferrini, docente per quaranta anni di italiano al Liceo Classico Plana, scrittore, componente di giurie in premi letterali, conferenziere. Non è da tutti poter dare un voto a tale figura che ha insegnato nel nostro prestigioso Liceo alessandrino, ma io ho questo privilegio e il massimo voto gli viene riconosciuto per la sua analisi pubblicata su Il Piccolo di martedì 9 maggio a pagina 9 con il titolo: “La ricerca. L’italiano è così bello e ricco, perché dire virus, smart o lockdown? Così rischiamo di diventare tutti “covidioti”. Mi ha piacevolmente sorpresa che sia stato trattato questo argomento, nessuno ci ha pensato dalle nostre parti, eppure il rispetto della lingua italiana, peraltro non facile, non è secondario in momenti come quello che stiamo vivendo. E’ un argomento che mi ha incuriosita, e ho cominciato a documentarmi: “detenzione domiciliare, con la concessione di uscita verso l’esterno solo per motivi di sopravvivenza certificata”. Meglio che scrivere lockdown. Avendo molto tempo libero, ho iniziato a prendere appunti sull’abuso e la prolificità degli anglicismi nel lessico italiano durante il periodo coronavirus, elencando i termini in lingua inglese utilizzati nel quotidiano dal governo, dagli organi di informazione, dai virologi e nella sanità, fino ad arrivare nell’uso comune delle persone. Questo modo non mi è piaciuto per niente, e mi sono chiesta come sia possibile non esprimerci nella nostra bella lingua italiana. L’articolo con l’analisi del Prof. Gianluigi Ferraris ha supportato la mia opinione negativa in merito. Durante la formazione dell’elenco, curiosando qua e là nel web, ho trovato un sito interessante: “Diciamolo in Italiano”, da cui cito due articoli: “Il lessico contagioso del coronavirus” e “Coronavirus e mascherine contro lo sputazzamento dell’inglese”.
Ecco un breve elenco di termini che ho appuntato sul mio notes:
lockdown – spesa bunker – comfort food – recovery fund – spike protein – droplets- covid pass – app – contact tracing – spillover – take-away – cluster – covid hospital – smart didattica o remote working oppure smart learning – smart working – cluster – hub – call – burden – triage – pick-down – flash mob – press-down – disinfetting – tamponing – mask-down – smart-mask – outsourcing e mi fermo. Nel 1987 un articolo di Arrigo Castellani (linguista e filologo italiano) è passato alla storia con il “Morbus Anglicus” (Studi linguistici italiani), ritenuta una profezia che oggi si è avverata. Concludo con una frase di Annamaria Testa (pubblicitaria, consulente, scrittrice, sociologa e accademica italiana) che in questo periodo ha preso posizione in merito: “La nostra lingua è un bene comune. È un patrimonio di cultura, di bellezza, di storia e di storie, di idee e di parole che appartiene a tutti noi, che vale, che ci identifica come individui, come cittadini e come Paese”.
Voto: 10
3) A Pier Luigi Buscaiolo Direttore del bisettimanale “Il Monferrato” per l’inserto speciale sulla Salute di venerdì 29 maggio. Di questo bisettimanale non perdo un numero dall’ottobre 2000. L’ho scoperto in edicola nei primi giorni dell’alluvione, al tempo era Direttore il compianto Marco Giorcelli, un grande professionista, e un amico che non mi ha mai negato lo spazio sulle sue pagine sull’argomento che mi stava a cuore: il diritto degli alluvionati e la difesa del suolo, perché certi disastri non accadano più. A Marco Giorcelli subentrò l’attuale Direttore Pierluigi Buscaiolo, che ha proseguito nella buona via maestra che distingueva e distingue il giornale. Il Monferrato merita un lodevole da parte mia ad ogni sua uscita, per l’ampia ed esaustiva informazione che va a fondo dei problemi in modo che i lettori possano formarsi la loro idea. Ma questo inserto sulla salute è particolarmente interessante perché tratta come affrontare il futuro dopo l’emergenza coronavirus, partendo dalle debolezze del sistema che affondano nel tempo. Sono 31 pagine che affrontano molti settori della sanità medica in modo non burocratico. Gli articoli sono firmati da due eccellenze del giornalismo locale: Pier Luigi Rollino, storica firma de Il Monferrato, e Enrico Sozzetti, giornalista professionista, scrittore, un importante curriculum, e anche collaboratore di CorriereAl. Nell’inserto emerge un lavoro molto dettagliato dei due giornalisti sulla situazione sanitaria in tempo di COVID19, sull’ospedale casalese Santo Spirito e su quelli alessandrini. Alle due firme citate, che costituiscono la parte più corposa del lavoro nell’inserto, si aggiungono altre tre firme giornalistiche: Chiara Cane, Mattia Rossi, Maurizio Inguaggiato. Offrire un prodotto di questa portata in aggiunta al giornale non è uno sforzo da poco, quindi massimo voto meritato.
Voto: 10