Bisognerebbe farne almeno due, di interviste con Peo Luparia. Una professionale, con il “decano” degli assicuratori alessandrini, per farsi raccontare come è cambiato, negli ultimi cinquant’anni, il tessuto cittadino, imprenditoriale e non: pochi, come lui, lo hanno osservato da vicino nelle sue trasformazioni, certamente non sempre in meglio. E poi bisognerebbe intervistare Peo lo sportivo a tutto tondo (ciclista, podista, maratoneta: ma in passato anche calciatore e rugbista: e certamente dimentichiamo qualche disciplina), ricco di aneddoti, citazioni, ricordi indelebili, a partire dall’esperienza di studente-atleta dell’istituto Leonardo da Vinci, insieme a diversi altri alessandrini che sarebbero poi diventati illustri, in diversi ambiti professionali. Poiché, però, riuscire ad intercettare Luparia per un’ora “filata”, tra i suoi tanti impegni professionali e associazionistici, è impresa non da poco, proviamo a concentrare tutti i temi in un’unica chiacchierata.
Sbaglio, o l’altro giorno c’era sui giornali una sua foto in tenuta da maratoneta, mentre ritirava l’ennesimo premio?
Non sbaglia, ero io: abbiamo fatto la Caldirola Arenzano, ed è sempre una bella esperienza….
Partiamo da qui allora: dalla sua passione per lo sport, che ormai in tanti conoscono..
Eh, dovremmo partire da lontano però: io sono del 1940, e ho iniziato a praticare sport in maniera agonistica nei mitici anni dell’istituto da Vinci, all’epoca del preside Giulio Paris. Guardi però che ero in buona compagnia: al tempo al Vinci non c’erano solo i ragionieri, ma anche i muratori…pardon, i geometri. Tra questi naturalmente il mio amico Franco Stradella, che fu un apprezzato velocista, detentore per dieci anni del record nazionale di staffetta. Ma anche altri nomi poi di grande rilievo nel mondo della finanza e del credito, come Giuseppe Grassano e Luigi Maranzana, oltre a Riccardo Sogliano, che fece poi il calciatore professionista. Insomma, eravamo un bel gruppo di giovani atleti. Io ho proseguito praticamente tutta la vita, dopo essere miracolosamente sopravvissuto ad un grave incidente d’auto a diciannove anni. Ho praticato calcio, rugby, atletica. E poi maratone in mezzo mondo, e 3 spedizioni alpinistiche in Africa, e sulla Cordigliera Bianca. Ma mica sono in pensione: oggi mi diletto con il duathlon (podismo-ciclismo-podismo), e parteciperò dal 2 al 18 agosto alle Olimpiadi di Torino.
Mica male, compimenti. Anche come assicuratore, però, è un maratoneta: cinquant’anni di agenzia, festeggiati da poco. Un bilancio?
Ho cominciato che ero un ragazzo, per tradizione di famiglia, e a neanche 23 anni compiuti ho avuto il mandato della Sai, alla scomparsa di mio padre. Fu all’epoca una scelta di fiducia da parte della famiglia Agnelli, credo di essere stato uno dei più giovani agenti d’Italia. Il settore da allora è cambiato moltissimo, e sta cambiando ancora, con una serie di trasformazioni nel modo di lavorare, e di acquisizioni societarie. Ma rimango convinto della centralità del mestiere di assicuratore, se fatto con coscienza. Non è solo business insomma, c’è una funzione sociale importante. O almeno così mi insegnarono, e io ci ho sempre creduto.
La crisi si sente?
Assolutamente sì, sarebbe impossibile il contrario. C’è un dato nazionale che non può non far riflettere: il 25% delle auto in circolazione in Italia non è in regola con l’rc auto. Che pure, ricordiamolo, è obbligatoria dal 10 giugno 1971. Sono numeri inquietanti: certamente la situazione è peggiore al sud, ma anche da noi il numero dei veicoli non in regola è in crescita esponenziale, con le conseguenze e i rischi che si possono immaginare, non solo per chi non si assicura, ma per tutti gli altri.
E poi voi agenti avete la concorrenza delle compagnie dirette: call center e Internet vi hanno portato molto danno?
Non sono contrario alla modernità: il mondo va avanti, e i nuovi strumenti sono benvenuti, se servono a migliorare le attività, e la qualità del servizio. Ma le racconto un aneddoto: un importante imprenditore, mio cliente da sempre, mi disse non molto tempo fa: ‘Peo abbi pazienza, ma la tal compagnia di car sharing mi fa condizioni vantaggiosissime, con copertura totale, e io naturalmente ne presi atto. Peccato che, al primo sinistro peraltro non banale, sono emerse mille eccezioni e clausole contrattuali, per cui il cliente si è trovato completamente scoperto. Voglio dire che questo è un mestiere che va fatto con coscienza, e che troppo spesso ormai c’è la tendenza a non rendere edotto l’assicurato rispetto ad una serie di franchigie, e soprattutto a non assisterlo minimamente alla prima difficoltà.
Lei Luparia ha un’agenzia assicurativa importante, e una clientela diversificata. Ha quindi anche il polso della situazione economica finanziaria del territorio. E’ così tragica come la si dipinge, o stiamo esagerando col pessimismo?
La situazione è variegata. I dati dicono che l’alessandrino, quanto a risparmi privati, non è assolutamente messo male, anzi. Il problema è che chi fa impresa, soprattutto medio piccola, ha così tanti ostacoli di natura burocratica, che ha perso la voglia di progettare, di guardare al futuro e di investire. Noi assistiamo anche, almeno per la parte che la normativa ci concede, aziende alessandrine e di tutto il Piemonte con una forte vocazione all’export. Ebbene, di recente con uno di loro siamo quasi impazziti per il rinnovo dell’autentica di una firma per una polizza fidejussoria con la dogana, mentre un altro che ha un socio francese ha deciso di costruire un nuovo stabilimento in Francia, e in due o tre mesi hanno ottenuto autorizzazioni per le quali qui ci vogliono anni. A volte ho davvero l’impressione che la nostra burocrazia, più che aiutare l’economia, intenda affossarla definitivamente!
Sempre a proposito di imprese, lei è tra i promotori sul nostro territorio dei progetti della Compagnia delle Opere: in cosa consistono i vostri incontri?
Ho incontrato la Cdo per caso, anni fa a Torino, tramite miei clienti. E più li conosco, più mi piacciono, perché sono persone positive, che sanno fare squadra, dando una mano a chi ha voglia di crescere, e di sviluppare un progetto. Quando li conobbi il loro referente alessandrino era Paolo Massobrio, con cui siamo diventati amici, e che mi ha poi via via coinvolto. Facciamo incontri anche conviviali, naturalmente: ma soprattutto si cerca di affrontare temi e problematiche imprenditoriali, e di fare rete rispetto a idee e iniziative che possono rappresentare occasioni di sviluppo. E’ un’esperienza sicuramente stimolante.
Ettore Grassano
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