di Cristina Bargero
Per chi ha dovuto trascorrere due mesi di lockdown tra quattro mura di un appartamento cittadino, potendo allontanarsi solo per fare la spesa o acquistare farmaci, e per ‘sgranchirsi le gambe’ entro i 200 metri dalla propria abitazione, così come da dpcm, inevitabilmente è scattata una benevola invidia nei confronti dei propri connazionali che, invece, hanno potuto trascorrere quei giorni in campagna.
È stata in un certo senso una maledetta primavera, dominata dalla paura del contagio, lontana dai luoghi di aggregazione, dai dehors dei bar e dei ristoranti, dallo struscio nelle vie dello shopping, dai parchi e dai centri sportivi.
Le città, preferite come scelte abitative grazie alla presenza e alla maggior fruibilità di servizi, sono apparse a tratti spettrali, con vie deserte e serrande chiuse risplendenti di bellezza nelle immagini delle piazze storiche, dei monumenti architettonici improvvisamente vuoti.
Gli abitanti dei piccoli paesi, limitati anch’essi negli spostamenti e forse anche un po’ più in difficoltà negli approvvigionamenti, per un eccesso di zelo, quasi barocco, del legislatore (che consentiva le spese per beni di prima necessità solo nel proprio comune o in quello più vicino) e per la mancanza delle consegne a domicilio da parte dei grandi supermercati, alla fine si sono trovati in un contesto sociale più favorevole.
In parte ha contribuito la possibilità di potersi godere in modo più libero gli spazi aperti e la natura, ma soprattutto si è sentita maggiormente la vicinanza delle istituzioni. Infatti in gran parte dei piccoli paesi della Provincia i sindaci si sono prodigati a consegnare anche più volte ai loro concittadini le tanto agognate mascherine e a fornire informazioni e supporto. E’ prevalso in poche parole il Terzo Pilastro, ossia il senso di comunità che le istituzioni, in questo vaso, hanno saputo interpretare e attuare.
E se a Carrega Ligure il Comune aveva lanciato il Progetto Case a 1 euro per favorire la ristrutturazione di molti fabbricati rurali in abbandono, oggi invece si prospetta un risveglio del mercato immobiliare delle zone collinari della nostra provincia. Con la stessa quantità di denaro necessario per comprare un bilocale in città, si riesce ad acquistare una casa con giardino in provincia, secondo i dati forniti da Fiaip. A ciò si aggiunge la diffusione dello Smart working, sdoganata durante l’epidemia.
Che questa sia l’occasione per assistere a un ripopolamento di molti paesi della nostra provincia ed a un cambio di rotta nei rapporti tra città e campagna, con una ripartizione più equilibrata delle risorse e delle potenzialità?