La poesia di Ippolita Gambaruti e la prosa di Isabella Sori [Alessandria in Pista]

di Mauro Remotti

 

 

 

 

 

 

«Fiorirono altresì Ippolita Gambaruti, e Isabella Sori ambe della Città di Alessandria presso il Tanaro, la prima delle quali si distinse in belle lettere, e poesia e la seconda nell’oratoria»[1].

 

La nobildonna Ippolita Gambaruti[2] nasce ad Alessandria verso la fine del ‘400. Vive lungamente a Milano dove inizia a coltivare lo studio delle lettere abbinato a quello del diritto, vista la sua provenienza da una famiglia d’illustri giuristi[3].

Parimenti il marito, Giovanni Luigi Claro, può vantare tra i propri antenati, oltre a un consigliere degli Aragonesi in Sicilia, parecchi giurisperiti. Dottore e membro del Collegio di Alessandria, ottiene da Massimiliano Sforza, duca di Milano, la nomina a senatore. Ricopre, altresì, la carica di avvocato fiscale. Viene a mancare il 20 gennaio 1537.[4]

La coppia è allietata dalla nascita di numerosi figli (forse ventiquattro, la maggior parte scomparsi in giovane età) tra cui Camillo, giureconsulto ad Alessandria e governatore di Tortona nel 1529, ma soprattutto Giulio Claro, dottore in diritto a Pavia, la cui sua fama è legata alla redazione del Liber quintus sententiarum, dedicato al diritto penale.

«Ippolita era bella, virtuosa, eruditissima: quindi non è maraviglia, se i suoi contemporanei si facessero di lei un idolo», scrive di lei Carlo A-Valle nella Storia di Alessandria dall’origine ai nostri giorni.

Guglielmo Schiavina, nel Trattato delle nobili famiglie alessandrine, mette in risalto come: «questa matrona alessandrina ornatissima d’ogni virtù, ed in tutte le scienze dottissima, ha lasciato dopo se alcune belle fatiche, così in prosa, come in versi, e così nella lingua latina, come volgare, e frà le altre degnissima fu d’ammirazione l’opera tutta di Virgilio, la quale con grandissima facilità tradusse in ottava rima volgare. Nel resto poi valse tanto nella scienza delle leggi, che il marito Luigi Claro mai volle dare sentenza, né consiglio alcuno in iscritto, che prima non avesse avuto il parere di quella, il giudizio, della quale tanto, e sempre più stimò che il proprio, e pari ancora a quello di qualsivolglia altro giureconsulto benché eccellente».

Le sue poesie, ricche di freschezza ed eleganza, sono apprezzate anche dall’annalista Girolamo Ghilini e dallo studioso Giuliano Porta. L’abate Paolo Sappa definisce Ippolita il ‘decoro del Tanaro’.

La Gambaruti ama dedicare le proprie opere a personaggi di spicco della letteratura dell’epoca quali Giovanni Andrea Alciato[5] e Pietro Bembo[6], a cui invia una canzone, ricevendone grandi lodi in una lettera di ringraziamenti.[7]

Isabella Sori[8] nasce nella seconda metà del ‘500, da Girolama e Giacomo, medico chirurgo, che si occupa personalmente della sua istruzione e formazione letteraria.

Diversi autori avranno modo di elogiare i suoi componimenti, tra cui Cesare Orlandi, che scrive così di lei: «essendo stata da Dio fornita di spirito elevato e di un amore sorprendente alle scienze, fu per molta erudizione e buon gusto in comporre, la gloria del suo sesso e l’ammirazione de’dotti»”[9]

La sua unica opera conosciuta, pubblicata nel 1628, ha un titolo lunghissimo[10] essendo composta da tre testi diversi. Written in the form of letters by a mother to her daughter, her Ammaestramenti e ricordi is a treatise on the ideal conduct of women in everyday life which draws from an impressive array of sources and displays an unusual level of erudition for the author’s sex and age. Il primo, Ammaestramenti e ricordi, realizzato sotto forma di lettere di una madre alla figlia, parla della condotta ideale delle donne nella vita quotidiana. Pur mantenendo una posizione piuttosto conservatrice, la Sori manifesta la propria contrarietà in merito ai matrimoni combinati – ritenendo le fanciulle libere di rifiutarsi adducendo legittime motivazioni (ad esempio, di non sentirsi pronte o di aver pronunciato un voto) – e alla monacazione forzata. Tali affermazioni le procurano feroci critiche, alle quali la scrittrice alessandrina risponde attraverso dodici Difese. Infine, Attacked for her literary enterprise by unidentified malicious detractors, Isabella Sori is forced to defend herself (and the female sex) against their criticisms: her Difese still preserves her unfiltered indignation.nennel Panegirico di Alessandria, tratteggia un rifratto fortemente idealizzato della sua città natale, da cui è comunque possibile attingere preziose informazioni sui costumi di un tempo.

Il frate agostiniano Angelico Aprosio[11] cita Isabella Sori nel suo scritto La Grillaia. Curiosità erudite per avvalorare l’esistenza di donne colte ma antilibertine, favorevoli al riconoscimento morale istituzionale della figura femminile[12].

Anche la Sori, così come Ippolita Gambaruti, fa parte dell’Accademia degli Immobili, fondata nel 1562 proprio da quest’ultima insieme al fratello Tiberio e a Niccolò dal Pozzo.

Nell’ambito del calendario degli appuntamenti di ‘Marzo Donna 2019’ è stato presentato ad Alessandria un volume sulle opere di Isabella Sori intitolato: Ammaestramenti e ricordi Difese Panegirico di Alessandria[13], a cura di Helena Sanson, Lettrice di letteratura italiana al Clare College di Cambridge Helena Sanson, lettrice di letteratura italiana al Clare College di Cambridge.

 

 

 

 

[1] Pregio della donna: ove si notano alcune donne de’tempi antichi, mezzani, del presente secolo, e viventi celebri in virtù, e scienza, Torino MDCCLXXXIII, presso Tonso Bernardino librajo in Dora Grossa.

[2] Sulla vita di Ippolita Gambaruti (e di Isabella Sori), vedi: Cristoforo Mantelli, Piccola biografia delle donne illustri alessandrine, L.Guidetti, 1837; Tommaso Vallauri, Storia della poesia in Piemonte, volume 1, Tipografia Chirio e Mina, Torino, 1841.

[3] Il padre Nicolò insegna diritto presso le Università di Pavia, Bologna, Padova e Pisa. Viene chiamato a Milano come consigliere del re di Francia Luigi XII.

[4] Ippolita fa scolpire in sua memoria un’iscrizione nella chiesa dei Minori Osservanti di S.Bernardino ad Alessandria.

[5] Giovanni Andrea Alciato o Alciati (Milano, 8 maggio 1492Pavia, 12 gennaio 1550), umanista e giurista. In campo letterario è noto per gli Emblemata, una raccolta di epigrammi che illustrano immagini e stemmi.

[6] Pietro Bembo (Venezia, 20 maggio 1470Roma, 18 gennaio 1547),  scrittore umanista e cardinale. Tra le sue opere più famose, gli Asolani e le Prose della volgar lingua.

[7] «Volentieri e con molto piacere ho le vostre lettere e la vostra canzone veduta, e nelle une e nell’altra l’affezione, che mostrate portermi, questa parto del vostro chiaro ingegno, quelle della vostra gentile e cortese volontà, alla quale di tanto più mi sento tenuto, quanto io non so d’averla in parte alcuna meritata giammai, che prima che ora vi ho pure conosciuta. Quanto alla canzone ella è così leggiadramente colorita, che ella non ha di mio, né di altrui abbellimento mestiero». Opere del cardinale Pietro Bembo, Venezia 1729, Francesco Hertzhauser, volume IV, pag.336.

[8] Delmo Maestri, Isabella Sori: una scrittrice alessandrina del Seicento, in “Critica Letteraria”, 21 (1993), pag. 79 e pagg. 225 – 241.

[9] Cesare Orlandi, Delle città d’Italia e sue isole adiacenti compendiose notizie sacre, e profane compilate, Perugia, presso Mario Riginaldi, 1770, I, pag. 289.

[10]Ammaestramenti e ricordi, circa a buoni costumi, che deve insegnare una ben creata madre ad una figlia, da citella, d’accasata e da vedova, accioche sia honesta; corretti et accresciuti e del vestire e dell’impresse piu’ lecite ne gli stati sudetti; divisi in dodeci lettere da Isabella Sori alessandrina, con una particolare aggionta di dodici difese fatte contro alcuni sinistri giudizij fatti sopra degli medemi ammaestramenti e del sesso donnesco e nel fine un panegirico delle cose piu’ degne dell’illustrissima citta’ d’Alessandria, et molti pelegrini ingegni usciti da essa. L’unica copia conosciuta si trova presso la Biblioteca Aprosiana di Ventimiglia, una delle prime biblioteche pubbliche in Italia.

[11] Lodovico Aprosio (Ventimiglia 1607-1681), scrittore ed erudito. Una volta entrato nell’Ordine Agostiniano, assume il nome di Angelico.

[12] www.culturabarocca.wordpress.com

[13] MHRA Critical Texts, volume 48, 31 ottobre 2018.