di Danilo Arona
Qualcuno tra voi mi ha chiesto perché di tanto in tanto ricorro alla terminologia “Loca Infesta” per definire quei luoghi “di confine”- come l’ultimo di cui vi ho raccontato qui, Ochate, in Spagna. Devo dire che per vie misteriose che non sono proprio in grado di descrivere il termine è transitato nella mia saggistica e lo ritengo quanto mai funzionale alla bisogna. In ogni caso “Loca infesta” deriva da un libro apparso nella seconda metà del XVI secolo che s’intitola Loca infesta, hoc est De infestis ob molestantes daemoniorum et defunctorum hominum spiritus locis, scritto dal gesuita tedesco Petrus Thyraeus. Come leggiamo nel saggio di Giancarlo Angelozzi Epifanie dell’invisibile. Apparizioni di morti e illusioni diaboliche nei Loca infesta di Petrus Thyraeus. “durante la seconda metà del secolo XVI in Europa si produssero numerose opere dedicate alle apparizioni delle anime dei defunti e alle illusioni diaboliche. Si trattava di un tema largamente presente nella letteratura del mondo antico e in quella medioevale che nella prima età moderna assunse però una declinazione nuova nel contesto delle controversie religiose che opposero chiesa cattolica e chiese riformate. I Loca Infesta di Petrus Thiraeus è una delle opere più significative di tale dibattito”.
Pagato quindi il doveroso tributo all’inventore del termine, la mia cronaca personale mi obbliga a segnalare che sul Piccolo di Alessandria, datato 2 dicembre 1994, azzardai una mia personale mappa di Loca Infesta limitata alla sola provincia di Alessandria, ovvero ben 16 casi da me personalmente censiti (nella maggior parte sul campo), a base di poltergeist, infestazioni e stranezze varie. Adesso non ho voglia di riportare elenchi per una serissima ragione scaramantica. Quell’articolo l’avevo scritto un mese prima della pubblicazione (allora funzionava così) e, se fate caso alle date, praticamente un giorno prima della disastrosa alluvione che colpì il Piemonte. Va da sé che iniziò una fase emergenziale che mi tolse la voglia di dissertare di case infestate.
Oggi riprendo il discorso a 26 anni di distanza in una fase d’emergenza ben peggiore in termini assoluti, ma che però riveste di un rinnovato “senso” la cosiddetta “mappa dell’invisibile”. Perché è il COVID-19 l’autentico fantasma con cui fare i conti. E, a quanto ci dicono, dovremo conviverci per chissà quanto tempo. Allora conviene, con un ardito sforzo di adattamento mentale, considerare tale convivenza, con obbligatoria e vivamente consigliata mascherina, come una nuova e sopraggiunta “normalità”. E tener conto anche in questo inedito stato di cose quell’Altro Mondo non smetterà comunque di berciare. Anzi, in certe tragedie collettive la Spettralità non può far altro che dilagare.
Allora servirà una nuova mappa. A nuova “normalità”, nuovi fantasmi. Di certo sempre più della mente. Sempre più “post-moderni”, se il termine ha senso. Dove cercarli allora per un prossimo futuro, difficile da quantificare? Io, come prima tappa, andrei a cercarli nelle case di riposo, non tanto perché si dice che la metà dei morti di Coronavirus provenga proprio dalle RSA (quindi staremmo per sfiorare i 15.000), ma perché nel Regno della Spettralità si vuole che i fantasmi restino attaccati come pesanti fardelli alle persone che avevano più care. È proprio qui, nelle RSA, che le hanno viste per l’ultima volta e poi, di colpo, non le hanno più viste. Chi aveva possibilità di ascoltare avrà ascoltato mezze verità perché non si può seminare il panico in un universo chiuso di persone ipersensibili che bisogna proteggere a ogni costo.
A scanso di equivoci so di quel che parlo. Mia madre si trova ospitata in una RSA che sino a questo momento ha tenuto una rigorosa ed esemplare condotta e non si registrano contagi. Non è necessario che vi dica qual è, ma sono perfettamente in grado di testimoniare che tutti i giorni devo inventarmi una versione leggermente più “edulcorata” del quadro reale che c’è nel mondo di fuori.
Peraltro mia madre mi riferisce che alcune ospiti vedono ombre, altre urlano tutto il giorno e qualcuna perisce, si spera di vecchiaia. Inutile chiedere alle OSS. Loro non vedono le ombre, e ci mancherebbe. E se gli anziani ricoverati urlano e gridano Aiuto, è normale amministrazione, data l’età avanzatissima e le subdole patologie che obnubilano la mente. Normale amministrazione, appunto, nella nuova Guerra fra i Mondi.