di Danilo Arona
Esistono luoghi sul pianeta che condividono fenomeni ai confini della realtà. Secondo la vulgata dei ricercatori, si tratta di “portali” che si aprono su altre dimensioni, altrimenti detti “zone-finestra”, sorta di connessioni con l’Altrove in grado di spiegare, si fa per dire, storie quanto mai differenti tra loro quali sparizioni, fantasmi, suicidi misteriosi e persino UFO.
Ochate, piccolissimo borgo abbandonato in Spagna, assomma tutte le caratteristiche delle Twiligt Zone. Ma facciamo un po’ di storia. Il nome in lingua basca significa “la porta del freddo” oppure “porta segreta” e pare proprio che la temperatura del posto sia sul serio molto bassa. Si trova al confine fra la Navarra e il Paìs Vasco e, prima di essere spopolato, è stato un paese di pastori, povero, isolato e poco invitante. Oggi consta di una torre, una chiesetta e quattro case in rovina. Nel medioevo il paese è stato epicentro di almeno quattro epidemie, una piuttosto misteriosa di colera, morbo che doveva esplodere in maniera virulenta solo qualche secolo dopo in Spagna.
Nella zona vicino a Ochate, sin da tempi immemori, pastori e abitanti di altri paesi limitrofi scomparivano regolarmente senza lasciare tracce.
Negli anni Settanta, molti spettatori attoniti hanno assistito a fenomeni di luci e suoni arcani in prossimità della torre. Una coppietta ha testimoniato di essersi trovata all’improvviso circondata da figure altissime dalle teste triangolari che emettevano suoni ronzanti, mentre dalla torre provenivano emanazioni di luce fredda e insostenibile. Con tali attestazioni, il luogo è diventato così oggetto di pellegrinaggio da parte di molti cultori del paranormale, sia gli improvvisati che quelli, diciamo, “seri”.
Negli anni ottanta qualcuno ha fotografato uno strano e gigantesco UFO volare sulla zona e la foto è poi finita sul giornale Mundo Desconocido all’interno di un articolo intitolato Luces en la puerta secreta. In verità, più che un UFO – lo potete constatare anche voi dalla foto – sembra una gigantesca palla di energia e lo stesso titolo dell’articolo pare avvalorare l’ipotesi del portale dimensionale.
Negli anni successivi le stranezze si sono riproposte a più riprese. Nel 1987 due compagnie dell’esercito in addestramento proprio nella zona di Ochate, si sono trovate di colpo nel mezzo di un colossale banco di nebbia formatosi all’improvviso e sono rimaste per ore isolate dal mondo, con la maggior parte delle radio trasmittenti non più funzionanti. Le uniche che riuscivano a captare qualcosa trasmettevano stranissimi segnali e interferenze inspiegabili.
Pochi mesi dopo un contadino della zona sostenne di aver e avvistato un altro “oggetto luminoso” in volo proprio sopra il borgo. Il giorno dopo un secondo pastore riferì di avere visto gironzolare nei dintorni del paese due creature alte quasi tre metri. Va da sé che testimonianze tanto strane e iperboliche non vennero prese granché sul serio.
L’episodio più inquietante avvenne nel 1987. Un investigatore privato, ossessionato dalle ricerche su Ochate nonché dalla convinzione che il villaggio fosse un vero e proprio stargate, si uccise con il monossido di carbonio all’interno della propria auto posteggiata a pochi metri dalla torre. Questo poco dopo aver tentato un esperimento di psicofonia nei dintorni della necropoli locale di origini medioevale , un sepolcreto che conta un certo numero di tombe scavate nella roccia.
Qualche mese più tardi un altro gruppo di ricercatori registrò delle voci sempre nei pressi della necropoli. Tra il “segnale bianco” dei nastri si poteva ascoltare una voce femminile che sussurrava: Cosa ci fa ancora quella porta chiusa?.
L’investigatore suicida è poi transitato nel folclore locale, già abbastanza ricco di per sé, in qualità di fantasma.
In rete troverete numerose foto del borgo maledetto perché ovviamente parecchi giovani, amanti dello scatto, lo frequentano per amor del brivido. Alcune foto sono veramente belle e rendono in modo fedele la tipologia isolata del luogo.
Come sempre in questi casi si sospende il giudizio, ma laddove ci scappa il morto varrebbe la pena di approfondire il discorso.