di Danilo Arona
Anni fa mi capitò una disavventura. Un brutto incidente di percorso esistenziale – succede e quasi sempre per caso – sul quale non mi dilungo in particolari, oggi inutili e del tutto stonati visto anche quel che sta succedendo nel mondo. Aggiungo solo che sono completamente guarito grazie a una terapia di interferone alfa e ribavirina, l’unico abbinamento terapeutico di cui si poteva disporre in quel periodo contro quel tipo di problema. Oggi esistono farmaci diversi e innovativi. Ma l’interferone alfa, facente parte della più vasta famiglia di interferoni (proteine prodotte da cellule del sistema immunitario), resta ancora una delle armi complementari che abbiamo a disposizione per rafforzare l’organismo. Ma su questo punto cedo la parola a Marina Mariani (fonte Biolcalenda, marzo 2020, pag. 13).
Possiamo aiutare il nostro organismo a reagire se viene attaccato da un virus, e possiamo farlo per mezzo dell’alimentazione, fornendo materiale prezioso per contrastare il nemico. Il virus può agire se l’organismo non produce abbastanza interferone alfa, il che accade più facilmente in condizioni di stress o di malnutrizione. L’interferone alfa è proprio la proteina che le cellule usano per allertare il sistema immunitario per la difesa antivirale; quando arriva un virus l’interferone alfa si attiva e tutte le cellule immunitarie si preparano alla lotta. Abbiamo cellule dette natural killers che si attivano subito dopo l’infezione e cellule chiamate linfociti CD4 che in seguito danno una risposta più completa. Se vogliamo usare il cibo per combattere e prevenire le infezioni virali può quindi essere vantaggioso stimolare la produzione endogena di interferone. Nella nostra alimentazione quotidiana possiamo trovare sostanze interessanti in grado di creare buoni livelli di interferone alfa. Il cibo più efficiente in questo senso è l’aglio. L’allicina è una proteina che ha questo effetto di stimolo se viene assunta cruda. Esperimenti in popoli che assumono aglio hanno evidenziato che questi presentano il 30% in meno di virosi, senza contare il fatto che l’allicina sembra aiutare a prevenire il cancro al colon perché attiva le cellule in grado di distruggere le cellule neoplastiche. L’avena fornisce invece i betaglucani – l’avena è priva di gliadina e può essere quindi consumata anche dai celiaci -, anch’essi utili per stimolare la produzione di interferone. In un esperimento condotto su animali l’avena è risultata utile anche contro virus che provocano l’herpes e contro l’antrace. Da ultimo i funghi shitake e maitake (che possono essere mangiati essiccati e sono buonissimi, oppure assunti in capsule) risultano molto utili per stimolare il sistema immunitario e per contrastare le cellule neoplastiche.
Le considerazioni della dottoressa Mariani trovano peraltro una curiosa conferma nella mitologia gotica. Pensate alla figura del vampiro come a una rappresentazione simbolica molto puntuale della diffusione di un virus. Il Dracula di turno con il suo morso sul collo in realtà che combinava? Contagiava e più ne mordeva più ne contagiava, e si diventava come lui: non morti, l’analogia è più che evidente. E qual era l’arma “naturale” per tenere a distanza il vampiro? L’aglio, appunto. Nelle terre di elezione del mito – Romania, Bulgaria, Ungheria, etc – nelle zone rurali fino a poco tempo fa si usava appendere un grappolo di bulbi d’aglio all’uscio di casa per proteggersi dai vampiri. Ovvio, la versione ufficiale sosteneva che stavano all’aperto per essiccare a punto giusto.
Emilio de’ Rossignoli, nel leggendario testo Io credo nei vampiri (Ferriani, 1961) così descriveva l’efficacia antivirale dell’aglio, va da sé con riferimento al virus vampirico:
L’aglio è la pianta antiparassitaria per eccellenza, in grado di distruggere i vermi intestinali, tipici parassiti interni dell’uomo, e dalla quale si produceva un tempo l’alcool allilico, impiegato come barbiturico… I barbiturici a dosi alte danno fenomeni tossici che possono provocare la morte. Il barbiturismo è infatti una frequente causa di avvelenamento. Il sonno causato dai barbiturici è un inizio di morte, se considerato come un avvelenamento leggero. Per paradosso la ripugnanza del vampiro è istintiva verso tutto quanto si avvicina alla morte. Infatti i malati non sono mai molestati dai vampiri che avversano il sangue corrotto.
Le mitologie vanno decodificate e aggiornate. In altre parole, occorre cambiare il terreno dell’organismo, trasformarlo da potenzialmente patologico a del tutto salutare. Per affrontare l’invisibile nemico che sta aggredendo il mondo in modo tanto subdolo e spietato serve anche l’aglio, senza per questo fomentare fake news perché, come già detto, si tratta di sostanza “complementare” atta a rafforzare il sistema immunitario. E, come dice la dottoressa Mariani, con buona pace del nostro alito. In Alessandria abbiamo in molti conosciuto dei leggendari mangiatori d’aglio a cui era impossibile avvicinarsi e che hanno vissuto quasi cent’anni. Insomma, in media stat virtus: è possibile un buon compromesso tra l’esigenza di consumare la benefica pianta e il riscontro sociale, peraltro in questo momento ridotto all’osso per il coronavirus. Spaghetti aglio, olio e peperoncino si mangiano solo di sera e il fabbisogno giornaliero di allicina si può ottenere con integratori alimentari che sono in grado di non rilasciare effluvi nell’ambiente. Ma già, intanto per un po’ di tempo la vicinanza sociale sarà soltanto un ricordo ammantato di desiderio.
Infine, per tornare sull’interferone, è notizia del 18 marzo che le autorità sanitarie cinesi hanno scelto l’interferone alfa 2b cubano tra 30 altri farmaci per combattere il Covid-19. Creata dallo scienziato Luis Herrera, la sostanza è costituita da cellule del sistema immunitario degli animali vertebrati e può essere prodotta in grandi quantità. Sul sito dell’Associazione Nazionale di amicizia Italia-Cuba leggiamo che “il medicinale agisce nelle prime fasi dell’infezione da coronavirus e e diminuisce la sua evoluzione nell’organismo”. No comment, ma tutto fila.