di Graziella Zaccone Languzzi
Il 19 marzo ricevo un messaggio da un amico che vive a Casale Monferrato. Il contenuto: “Leggendo certe notizie mi cadono anche le p***e! Ma come… ci dicono che non ci sono i tamponi e poi li diamo agli Usa? Non è una bufala, la fonte è del TGcom24, perciò attendibile. Si tratta di tamponi prodotti in Italia e noi li mandiamo all’estero quando c’è bisogno qui. Io e mia moglie siamo confinati in casa con febbre anche oltre 38 da una settimana, siamo curati via telefono dal nostro medico… Ovvio che noi e altre centinaia di persone non siamo conteggiati nelle statistiche contagiati COVID-19: a noi il tampone non lo fanno, ci raccontano che non sono disponibili. Queste sono le pu*****te che succedono in Italia. Vergogna!!!”.
Ho raccolto questo sfogo riportandolo integralmente mascherando le parole ‘sconvenienti’, ma che calzano a pennello vista la situazione. Il mio amico si riferiva a questa notizia del 18 marzo: “Coronavirus, 500mila test portati negli Usa dall’Italia. Su un aereo dell’aeronautica militare statunitense partito da Aviano”.
Notizia ripresa da tutti gli organi di informazione e TV. Niente tamponi dunque, se richiesti per essere tranquillizzati e per non far danni ad altri. Nel frattempo su Il Monferrato del 20 marzo in prima pagina e a seguire a pag. 5: “Una prevenzione a metà. Si lotta contro il virus ma servono più tamponi”. Cosa si intende per “prevenzione a metà”? Nell’articolo si legge che il Sindaco Federico Riboldi di Casale Monferrato comunica: ‘Siamo il primo territorio ad aver distribuito le mascherine a chi è in prima linea. Casale sta dimostrando di essere un punto di riferimento per l’intero Monferrato e uno dei Comuni più efficienti a livello nazionale”. L’altra metà di “non prevenzione” riportata nell’articolo ha questo significato: “Il timore della diffusione del virus è grande e servono mai come ora altre misure, prima di tutto effettuare l’esame del tampone. E’ scandaloso come ci siano famiglie intere a casa con la febbre a cui non è stato fatto l’esame. Anche a fronte di una spesa ingente bisogna cominciare a farli a tappeto. Una richiesta non solo degli operatori sanitari ma soprattutto dalla comunità monferrina. Non è più possibile prorogare questo intervento”.
A questo punto possiamo dire che il mio amico ha ragione da vendere per arrabbiarsi di brutto, nel frattempo….
TUTTO E IL CONTRARIO DI TUTTO: da tanti giorni l’informazione, le interviste agli opinionisti, ai politici e agli esperti medico scientifici (spesso contraddittorie tra loro) dicono che fare i tamponi a tutti è esagerato. C’è chi dice invece che vanno fatti, poi ci raccontano che i tamponi mancano e di contro invece i tamponi ci sono, ma i laboratori di microbiologia non ce la fanno perché non sono sufficienti le strutture con medici e tecnici specializzati per analizzare in tempi brevissimi. Ore e ore di dibattiti anche su questo argomento, ma poi si legge quanto segue per ciò che riguarda casa nostra: “Coronavirus, Icardi: “Ad Alessandria una macchina per l’analisi di 1000 tamponi al giorno”.
Cosa dice l’articolo: “Ad Alessandria è stata installata una macchina sperimentale della Roche in grado di analizzare mille tamponi per l’individuazione del coronavirus al giorno. A dirlo è stato Luigi Icardi nel corso di un’intervista al Tg3 Piemonte. L’assessore regionale alla Sanità ha anche ribadito con forza che la Regione Piemonte si sta attrezzando, come già detto nei giorni scorsi dal governatore Alberto Cirio, per eseguire un numero sempre maggiore di test. Icardi ha anche definito “un falso problema” la carenza di reagenti denunciata nella giornata di giovedì 19 marzo da alcuni laboratori di Torino. “Sono stati riforniti e sono ripartiti i test in tutti i laboratori“.
L’ho trascritto integralmente per rendere l’idea: a quanto pare non esiste un coordinamento di nulla, e in primis il coordinamento nazionale, che latita. Tutto ciò non è tranquillizzante per persone che denunciano febbre o sintomi: se chiedono di poter fare un tampone, questa è la situazione, tutto e il contrario di tutto. La mano destra non sa quello che fa la mano sinistra. Domanda: dove sta la verità?
Al momento sono diventata la fornitrice ufficiale del modulo di autocertificazione, sono già tre le volte che devo ristampare per me e per quei vicini di casa anziani che non possiedono un computer e stampante il documento per uscire di casa a fare la spesa, andare in farmacia o solo in edicola.
Il modulo continua a cambiare, e lo spiega bene Enrico Sozzetti nella parte finale di questo articolo. Scrive il giornalista alessandrino: “Intanto l’Italia fondata sul modulo colpisce ancora. Infatti la Questura di Alessandria ha diffuso, attraverso la pagina Facebook, l’ennesimo modello di autodichiarazione pieno di ‘combinati disposti’, ‘articoli’, ‘commi’, ‘lettere’. Righe su righe di testo che per leggerle (e poi capirle) impieghi lo stesso tempo per fare oggi la coda per entrare in un supermercato. Eppure basterebbe usate la tecnologia (senza sbancare intere foreste per stampare i moduli) per individuare ogni spostamento. Lo fa il gps dello smartphone in ogni momento del tuo spostamento, localizzando dalle mappe digitali alle migliori offerte di e-commerce, passando per i migliori siti di consegna di cibo a casa. “Coronavirus, morti sempre in aumento in provincia di Alessandria. Negli ospedali inizia la terapia con i nuovi farmaci, mentre arriva l’ennesimo (!) modulo per gli spostamenti”.
Sozzetti conclude con questa frase azzeccattissima: “L’uscita dell’Italia dal medioevo della burocrazia appare lontano migliaia di anni luce” .
Concludo citando l’ultima enews ricevuta dall’On.Marco Zacchera, “IL PUNTO” (n. 758 del 20 marzo 2020) – www.marcozacchera.it – e ne condivido in toto ciò che scrive sul Decreto “Cura Italia” definendolo “illeggibile”. Non lo dice solo lui, lo si ascolta nei dibattiti TV, lo si legge sui quotidiani e viene pure fuori dai patronati sindacali che non sanno come gestire certe richieste da parte dei lavoratori. Come dice Zacchera: “Parliamoci chiaro: nessuno sa come sarà cambiata l’Italia alla fine di una questa batosta, ma prima di tutto speriamo di esserci ancora”.