L’assessore Protopapa: “L’agricoltura piemontese ce la farà: ma serve un piano strategico di respiro europeo”

  di Ettore Grassano

 

 

“Solo sei mesi fa, con il Presidente Cirio, mettemmo a punto una strategia all’insegna del risanamento dei conti, guardando al contempo allo sviluppo del Piemonte. Dopo le tragiche alluvioni che si sono abbattute sull’Alessandrino e sull’Astigiano lo scorso autunno, e con la drammatica emergenza coronavirus di queste settimane, inevitabilmente tutto va rivisto: la priorità oggi è dare un futuro all’agricoltura piemontese, alle sue aziende, alle decine di migliaia di persone che lavorano nel settore. Niente è più certo, scontato, garantito: di questo è giusto prendere coscienza, se vogliamo essere seri”. Marco Protopapa, Assessore regionale della Lega, con le deleghe a Agricoltura, Cibo, Caccia e Pesca, non nega certo la drammaticità del momento, e non si ferma un attimo, sia pur cercando di attenersi (“il più possibile, non sempre si può”) alle nuove modalità di lavoro a distanza, e in sicurezza. “Molte aziende agricole sono sotto stress, gli operatori più lungimiranti guardano avanti, come le loro associazioni di categoria, e chiedono risposte, progettualità: non sempre è possibile però dar loro certezze, se non quella del nostro massimo impegno, in trincea, al loro fianco.

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Assessore Protopapa, agricoltura e cibo asset strategici per far decollare il Piemonte, dicevamo pochi mesi fa. E oggi?

Oggi certamente restano asset strategici, ma il primo obiettivo diventa salvarlo il Piemonte, come tutta l’Italia, di fronte alla devastazione del coronavirus, e alle tante incognite che lo accompagnano. Provare a progettare il futuro, oltre l’emergenza, trova giornalmente delle nuove insidie con il rischio di ritrovarsi ogni settimana con uno scenario mutato, ma dobbiamo provarci.

Partendo da dove?
Dalle sinergie, dal gioco di squadra. La pandemia è anche economica, e non riguarda solo il Piemonte, o la Lombardia, o il Veneto. E neppure solo la Cina, o l’Italia: siamo il paese europeo più colpito in termini di morti, ma lo scenario ci dice che nessuno resterà esente. E la risposta deve essere corale: europea, e mondiale. L’Unione Europea, in particolare, mostri di non essere solo un’entità burocratica, ma una vera comunità di persone, di cittadini, di imprese.

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Le aziende agricole del Piemonte come sono messe?
Alcune sono gia in grande crisi, come il settore lattiero e florovivaistico dove subiscono l’immediata ripercussione della mancata vendita dei prodotti destinati all’inutilizzo e tante altre preoccupate di un domani con magazzini stracolmi senza mercato. Oggi c’è tanto sconforto ma anche una voglia incredibile di non mollare, di vincere questa battaglia. Certo, non possono farcela da soli e dal Governo di Roma ci aspettiamo provvedimenti molto più forti e coraggiosi. Non è posticipando di novanta giorni il pagamento di imposte e contributi che si cambiano davvero le carte in tavola. Ci vuole un vero piano strategico, nazionale e continentale: soprattutto una risposta immediata dando economia togliendo i costi.

Gli agricoltori intanto sono fermi?
No, sono una delle categorie ritenute giustamente essenziali, se non vogliamo che si blocchi tutta la catena alimentare. Ma certamente devono operare con accorgimenti rigorosi, perché con la salute delle persone non si scherza. Dal punto di vista della produzione, i problemi ci sono, ma sono bypassabili se si interviene soprattutto sulla trasformazione/commercializzazione di molti prodotti ‘di filiera’. Faccio un esempio: chi produce formaggi di un certo tipo e qualità, che hanno un mercato soprattutto nei ristoranti e all’estero, ora rischia di tenerli in giacenza, e essendo prodotti deperibili deve trovare soluzioni alternative, rispetto alle quali stiamo cercando di intervenire come assessorato.
Per il vino, e per tante altre eccellenze piemontesi il problema è che oggi diventano prodotti invenduti, che creano ammassi da integrare alle prossime produzioni, e quindi esuberi senza mercati. Insomma: le aziende non possono essere lasciate sole, ci vuole una strategia ‘di sistema’: il nostro compito, come assessorato, è quello di fungere da ‘cerniera’, da raccordo: mantenere un quotidiano legame con il territorio e le sue esigenze, e trovare sui tavoli istituzionali soluzioni il più possibile ampie e condivise, ma anche rapide.

In un contesto, peraltro, di assoluta incertezza: nessuno sa cosa succederà nelle prossime settimane…
Vero, però anche nell’incertezza qualche punto fermo lo abbiamo già oggi: servono politiche di sostegno concreto alle imprese, a partire dal sistema bancario, e dalla burocrazia: due cardini essenziali del sistema, che devono prendere atto che il mondo è cambiato improvvisamente, e che non può essere affrontato con le stesse regole dell’anno scorso: o lo si fa morire.

In questa emergenza, passano in secondo piano persino i danni alluvionali, e tutto ciò che ne consegue?
No, questo non è immaginabile, né accettabile. In Piemonte, in particolare, le province di Alessandria e Asti hanno subìto, lo scorso autunno, danni straordinari, e si deve assolutamente procedere sia sul fronte del recupero del territorio, sia nel risarcimento alle aziende. Chiariamo: lo stato di calamità, nei suoi diversi passaggi, è stato riconosciuto. Ora spetta alle singole aziende presentare dettagliate domande di risarcimento. Ci sono diversi strumenti con cui si potrà intervenire: dal fondo di solidarietà statale, al fondo della Protezione Civile. L’importante è che si faccia, e in tempi il più possibile rapidi, come celere deve essere l’intervento dello Stato.
Nei giorni scorsi nell’incontro avuto con il Ministro Bellanova ho ribadito che questa emergenza nazionale non deve far dimenticare la calamità alluvione che ha colpito le province di Alessandria e Asti: sono stati stanziate risorse che già erano poche rispetto alle esigenze, ma adesso devono arrivare il prima possibile.

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Assessore, per tutto il 2019 ha tenuto banco il tema del contenimento della fauna selvatica: a che punto siamo, e ci saranno cambiamenti di orientamento?
Nessun cambiamento di orientamento, e neppure eccessivi rallentamenti mi auguro. Anche se è evidente che in questo momento il Ministro ha altre priorità, il contenimento rimane fondamentale, se non vogliamo che le nostre colline e campagne siano sovrappopolate di animali che rappresentano un disastro per gli agricoltori, con un ormai oggettivo pericolo anche per tutti gli automobilisti. Al più presto, quindi, ci auguriamo che si arrivi alla modifiche sulla Legge nazionale per consentire di attuare contenimento e selezione in modo più incisivo e pratico: in ogni caso, per quello che potevamo, come Regione qualche azione l’abbiamo messa in programma.