La guerra dei mondi (1) [Il Superstite 462]

ATO6: "Crisi idrica, i cittadini siano più parsimoniosi con l'acqua" CorriereAl 1di Danilo Arona

 

Sono bastati pochi giorni per ribaltare tutto. Il nostro modo di  vivere, i riferimenti antropologici e comportamentali, persino l’abbigliamento, se osserviamo bene. E il tutto accade all’insegna di quel che scriveva Wells ne La guerra dei mondi (prodotto nel 1897, è il caso di sottolinearlo), ovvero: «Gli uomini, infinitamente soddisfatti di sé stessi, percorrevano il globo in lungo e in largo dietro alle loro piccole faccende, tranquilli nella loro sicurezza d’esser padroni della materia, ma non è escluso che i microbi facciano lo stesso». E quella che stiamo vivendo è un’ulteriore “guerra dei mondi”, quella dichiarata dall’immensamente piccolo alla razza umana, e val la pena di richiamare ancora Wells con la celeberrima frase finale divulgata dal film di Byron Haskin: «Quando gli invasori arrivarono e cominciarono a respirare e a nutrirsi, quegli organismi infinitesimali, che Dio nella sua saggezza aveva messo sulla Terra, iniziarono a condannarli, annientarli, distruggerli dopo che tutte le armi e gli stratagemmi umani avevano fallito. Mediante il sacrificio di miliardi di vittime, l’uomo ha acquisito la sua immunità, il suo diritto alla sopravvivenza tra le infinite creature di questo pianeta, e quel diritto è suo contro ogni sfida, poiché gli uomini non vivono e non muoiono invano».

Districatevi tra le parole e le diversità di significati, peraltro scatutenti da un romanzo di fantascienza scritto oltre un secolo fa (già, la fantascienza…) e avrete di che meditare su quanto sta accadendo oggi. Soprattutto se pensiamo a noi come invasori e aggressori di un pianeta che non ne può più di essere aggredito. Non sono certo io che devo dimostrare quanto la Terra sia un organismo vivente (lo è…), ma fra James Lovelock e Greta Thunberg la lezione dovrebbe essere chiara: chi gestisce  le leve del potere e  sopravvive a quest’Apocalisse dovrà tenere conto di un fatto adamantino, ovvero il pianeta ne ha le palle piene. Che, al di là della metafora, suona come: i sistemi vanno cambiati e armonizzati, le ricchezze – se ce ne resteranno – più equamente distribuite, la politica rifondata. Magari con politici più accorti. Ma qui mi fermo.

Faccio (anche) lo scrittore e in questi giorni resto, come tutti, agghiacciato da quel che vedo e che riscontro: il paesaggio mediatico delle fantasie post-apocalittiche di cui, assieme a tanti altri, mi sono nutrito negli ultimi anni, per passione e per lavoro, si è ribaltato al di qua delle Cornice diventando Realtà. Città deserte,  gente con ogni tipologia di mascherina (un pazzo – ad Alessandria – per le vie del centro uscito direttamente dalla Maschera della Morte Rossa di Corman), prove generali inconsapevoli di legge marziale, ma al di la delle conseguenze strutturali un Virus che ammazza in modo esponenziale, soprattutto, dicono, noi maschietti. Quasi peggio dell’Ombra dello Scorpione, per chi ha letto – e visto – Stephen King.

Infine (ma questa questa è solo la prima puntata della Discesa nell’Abisso), dopo troppi mesi di nulla ispirativo – capita a tutti, dai – l’Apocalisse, il mio tema sotterraneo da sempre (perché sono nato con l’idea della Fine Dentro a causa del mio ascendente Scorpione, altro che Ombra), sta di nuovo scorrendo nelle vene. Ma adesso è diverso e mi fa, per quanto lo neghi a me stesso, un po’ di Paura. Prima era un atteggiamento culturale, con il quale ho flirtato con grande piacere consolatorio, adesso c’è da cagarsi addosso, tanto per essere chiari.

Morale di questi appunti disordinati: il Superstite da oggi diventa un Diario a cadenza irregolare – perché ignoro come voi come saranno gli sviluppi della piaga e cosa combineranno – e assumerà come sottotitolo, numerato in progressione, La guerra dei mondi, per le ragioni che ho tentato di spiegare all’inizio. Insomma, in prima linea nella trincea contro il terrore che avanza invisibile.

Quel che sconcerta è che tanti ancora non ci credono. Torme di quindicenni instupiditi si sono perduti tra il Reale e il Fittizio. Gente di ogni età, a campione, dichiara: Non guardo la TV perché mi deprime.

La Paura autentica ha troppi volti. Tra i più gettonati la Maschera che vorrebbe comunicare al prossimo che non si ha paura (anche quella della Morte Rossa di cui parlavo prima), tra indifferenza, finte risate e accapparramenti di penne al supermercato. Ma si dorme di meno, e male. O non si dorme proprio del tutto. E alle tre, l’ora del Lupo, le tenebre rischiano di affollarsi di vecchi amici che pensavamo essere frutti del fantastico.