Un tempo quello spazio era occupato probabilmente da un garage o da un’autorimessa. Oggi, al numero 5 di piazza Perosi, tra lo stadio e l’università, fa bella mostra di sé una attività che abbiamo frequentato prima come clienti, e ora come osservatori del variegato mondo del commercio alessandrino.
Stiamo parlando dell’Antico Bazaar (con due “a”, almeno sull’insegna) dell’Usato, gestito da Franco, un arguto signore siciliano che, sotto lo sguardo attento della moglie, si occupa di tutti gli aspetti del mestiere: ritira l’usato, consegna la merce ai clienti, sovraintende ai restauri e consiglia la clientela sui vari pezzi esposti.
“Accetto solo quello che so che si può vendere”, dice Franco ad una signora che sta cercando di convincerlo a ritirare da casa sua un divano di pelle a dir poco ingombrante. “Qui di spazio ce n’è, ma se prendessi tutto…”.
In effetti, sin dalla rampa che conduce all’esposizione vera e propria, questo bazar si presenta agli occhi del pubblico come un fantastico ed inimmaginabile paese delle meraviglie. Mobili di buona, e a volte eccellente, fattura formano un corridoio in cui l’occhio del curioso si perde: scrivanie, sedie, tavolini, credenze, armadi… i pezzi migliori sono tutti qui, e si fa fatica a procedere senza fermarsi verso le scalette che portano alle altre due sale ricolme di altri oggetti.
Pensare di fare solo un giretto e non tornare più è pressoché impossibile. Ogni volta (noi ci siamo stati in diverse occasioni) si scopre qualcosa di nuovo, sfuggito al primo sguardo. L’inventario degli oggetti è vastissimo e multiforme. Dai cappelli da signora alle pellicce, dai servizi di posate agli orologi, dai libri di Liala ai bauli di legno, per arrivare ai mobili, che qui fanno la parte del leone.
La clientela è come la merce esposta: varia e variopinta. Si può trovare la signora a caccia della credenza per la casa della figlia (osserva, fa le foto e prende pure le misure), l’artista che cerca un oggetto che gli dia la giusta ispirazione, il professionista che si è preso mezza giornata di svago o lo sfaccendato che guarda tutto e non compra nulla.
Se poi capita di adocchiare il pezzo inusuale (come è successo a noi per un baule turchese di rara bellezza), può succedere che Franco risponda “questo l’ha comprato stamattina…“, e ti dice il nome di un famoso cantante anni ’80, assiduo frequentatore del bazar.
“C’è gente che conosco”, ci ha confidato Franco, “che venendo qui si è arredata la casa con mobili ancora belli, spendendo pochissimo”. Dando un’occhiata ai prezzi, si ha la sensazione di poter fare buoni affari navigando nel mare magnum di questa incredibile collezione di “antiche esistenze”.
A volte fa impressione leggere sulle etichette delle valigie (o dei bauli) il nome e l’indirizzo dei vecchi proprietari. Sembra quasi che abbiano voluto lasciare un indizio, invitandoci a indagare per scoprire qualcosa di più sul loro conto. Si capisce allora che quello che si compra non è soltanto un pezzo antico, ma anche un pezzo di storia e umanità. Per chi la sa riconoscere, è un’esperienza veramente affascinante.
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