di Graziella Zaccone Languzzi
Il 1 febbraio 2019 avveniva l’ufficializzazione della fusione tra i Comuni di Cuccaro e Lu. Di solito ci si unisce in matrimonio perché si è in due a desiderarlo, in questo caso è parso da subito un “matrimonio” combinato, perché tra i due “sposi” c’era certamente amicizia ma non amore. E’ un argomento che ho seguito fin dall’inizio nei vari articoli locali. Dall’inizio della vicenda mi sono documentata sulla Legge che comprende la possibilità di fusioni tra comuni, quindi mi sono fatta un’opinione personale ben precisa, che va a favore di chi non è d’accordo a diventare “altro” e perdere l’importante identità e storia di una comunità seppur oggi esigua.
Cuccaro Monferrato ha la sua storia, ecco come conoscerla meglio: “Cuccaro attraverso i secoli”.
Sulla fusione tra Comuni a livello legislativo-politico traccerò a seguire un breve percorso, ma scrivo molto convintamente che, a parte casi particolari per cui la fusione venga veramente proposta dal basso per consolidati legami già in atto tra due comuni limitrofi, la cancellazione/fusione di Comuni in molti casi costruita a tavolino da burocrati partitodipendenti infligge un duro colpo alle meritorie autonomie comunali, che nel tempo con sacrifici hanno mantenuto vive le comunità, con la propria storia e tradizioni che le fusioni rischiano di cancellare, allontanando i cittadini dalla partecipazione democratica.. Ho salvatomolti riferimenti di località ‘incorporate’ in diverse regioni italiane e per chi sostiene il contrario e racconta che “va tutto ben madama la marchesa” ne cito alcune a caso molto significative. Tratto da La Stampa di Biella del 30 giugno 2019: “I Comuni dopo le fusioni: “Siamo pronti a marciare su Roma per farci ridare i contributi scippati”. Da Valdilana a Quaregna a Pettinengo: i sindaci sul piede di guerra dopo la sforbiciata: «Credevamo negli accorpamenti, il governo ci ha presi in giro». Domani un incontro”.
La Stampa di Alessandria 2 luglio 2019 : “Beffa dopo la fusione tra Lu e Cuccaro, i soldi non arriveranno: è avvenuta in ritardo. Erano attesi 300 mila già quest’anno ma il problema è che risale a febbraio e non a gennaio. Il contributo si inizierà a ricevere solo nel 2020. Cifre più basse anche per altri Comuni che si sono uniti”
Emilia Romagna, 22 giugno 2019 “Fusioni dei comuni, la sorpresa: «Mancano le risorse promesse». Regione e Anci Emilia-Romagna: «Chiediamo al Governo di adeguare il fondo per la fusione dei Comuni per non compromettere il processo in atto”.
Emilia Romagna 31 ottobre 2018 : “Lega: «Altolà ai procedimenti di fusione per incorporazioni tra comuni se non c’è il placet di entrambe le comunità”
Esempi da cui è chiaro però che qualcosa non funziona se ci sono molte contestazioni, i “malloppi” promessi in alcuni casi sono una vera delusione e una sonora presa per i fondelli, ma non c’è da meravigliarsi, siamo in Italia e riporto una parte significativa di una intervista al Sen. Riccardo Triglia pubblicata su Il Monferrato il 18 marzo 2016 a pag.6: “Unioni Comuni del Monferrato: “siamo alla svolta”. Conservo copia cartacea dove il Senatore certamente favorevole alle fusioni ma realista dichiarava quanto segue: “Le fusioni dovrebbero avvenire tra pari per evitare enormi disuguaglianze. Esiste il miraggio dei finanziamenti, spesso i sindaci con le unioni attuali o con strumenti analoghi hanno puntato ai finanziamenti regionali e statali, ma il portafoglio pubblico si è molto impoverito oltre che indebitato e si preannunciano per il prossimo futuro condizioni ancora più severe delle attuali” . Era il 2016 e il Sen. Triglia aveva già visto il futuro che si legge negli artcoli sopra citati. In un sito della Provincia di Bologna ho trovato sei comuni reggio-emiliani amministrati da sindaci tutti di sinistra e favorevoli alle fusioni perché Legge di Delrio, che sono stati costretti a respingere i relativi progetti di fusione calata dall’alto, facendo marcia indietro dopo di che lo stesso PD locale dapprima sostenitore, propose rinuncia a fronte di una forte opposizione dei cittadini espressa da Comitati e petizioni. Si trattava di elettori scontenti e quei sindaci non si potevano permettere tale lusso: andare contro il volere degli elettori. Quindi le fusioni sono buone solo se accettate e condivise senza forzature, e con la parità di stessi vantaggi tra i due comuni.
LA PROTESTA DI CUCCARO MONFERRATO E PARTIAMO DA QUA: ad un anno dalla fusione tra Cuccaro e Lu si legge su “La Stampa” cartacea del 12 febbraio (pag. 46) a firma Franca Nebbia:
“Lu e Cuccaro senza pace. La fusione è un disastro”. Riporto parti essenziali dell’articolo: “Ad un anno dall’ufficializzazione della fusione tra Lu e Cuccaro, avvenuta il 1° febbraio 2019, sono comparsi nei due paesi manifesti del «Comitato per il no», che si era battuto contro l’unificazione delle municipalità. «Vogliamo tornare indietro» dice il manifesto. E una petizione sta cominciando a girare tra la popolazione per chiedere proprio alla Regione di tornare indietro. «Non riusciamo a digerire questa fusione che ci è stata imposta dall’alto» dice Carlo Maranzana che aveva guidato il Comitato per il no. Gli oppositori sostengono che i contributi statali promessi non si sono visti e si sono persi «circa 90 mila euro, in aiuto ai piccoli Comuni. Se fossimo stati divisi li avremmo presi in doppia misura – dicono i rappresentanti del Comitato per il no –. Così alcuni interventi di messa in sicurezza di strade e scuole non potranno essere affrontati». Maranzana aggiunge che è ancor più grave «non conoscere ancora il consuntivo 2018. Il bilancio è stato affidato a una società di consulenza esterna che costerà ai cittadini circa 17 mila euro” . La sede comunale primaria è a Lu e il sindaco Franco Alessio risponde: “arriveranno a breve risorse importanti , perché il ministero mi ha comunicato che stanno facendo i riparti. Nego che non siano arrivati i contributi statali di 90 mila euro e il bilancio consuntivo è stato chiuso solo la scorsa settimana, grazie alla fuga dei segretari comunali in seguito all’azione condotta da chi era contro la fusione. La Regione, poi, conferma che la fusione è irreversibile». Nella intervista c’è anche una presa di posizione del Parroco di Cuccaro Don Germano Rota, che durante l’iter per la fusione aveva appoggiato incondizionatamente i cittadini di Cuccaro, dicendo che «la fusione era andata avanti perché non ho pregato abbastanza» e ribadisce le sue convinzioni: «Non mi piacciono le azioni condotte con arroganza. L’allora sindaco Ballinaso aveva detto che, se i suoi cittadini fossero stati contrari alla fusione, l’avrebbe stoppata. Non lo ha fatto. Anche dalla Regione ci aspettavamo un atteggiamento diverso». Ho voluto riportare i punti principali dell’articolo per agevolare chi non l’avesse letto..
IL COMITATO DEL NO DI CUCCARO MONFERRATO CI RIPROVA: Ritengo di dover spezzare una lancia a favore dei Comitati che nascono spontanei, è un mondo in cui da anni faccio parte attiva. Noi cittadini che abbiamo a cuore i nostri territori e i vari servizi generali che ci riguardano da vicino dei nostri comuni a volte ci uniamo per far sentire più forte la nostra voce. Questi cittadini impegnati in Comitati sono consapevoli di avere responsabilità, e il potere per fare qualcosa di più che pagare le tasse e votare in occasioni di elezioni. Se vi è un motivo ben preciso di non sentirsi rappresentati in vari contesti, hanno diritto di scendere in campo con i mezzi sanciti dalla Costituzione e dalle normative. I Comitati se costituiti sono legittimi sin dal primo momento che è avvenuta la costituzione, fa specie la sentenza del TAR del novembre 2018: Per il Tar l’unione dei Comuni di Lu e Cuccaro s’ha da fare” (da leggere) e cito la motivazione: “Il Tar ha respinto la richiesta, mettendo in dubbio la legittimità del comitato che “per avere riconoscimento giurisdizionale deve avere adeguato grado di rappresentatività, collegamento stabile con il territorio e un’attività protratta nel tempo e non nata in funzione dell’impugnativa di atti o provvedimenti” – Mah! Sarà! Con i miei Comitati pari a quello di Cuccaro abbiamo avuto ascolto e potuto interagire in tutti gli Enti Istituzionali e burocrati dello Stato, della Regione, della Provincia e nei Comuni di appartenenza, nelle relative Conferenze dei Servizi, nelle sedi dei tribunali arrivando fino alla Cassazione pure vincendo, ottenuto modifiche di Leggi e Leggi nuove, nessuno ci ha bloccati o lasciati fuori dalle porte, nessuno ci ha mai considerato il “nulla” che è ciò che si legge nelle motivazioni del TAR.
Precisato quanto sopra proseguiamo: cambiata l’amministrazione regionale, il Comitato del NO ci riprova, lo annuncia con manifesti su cui sta scritto: “VOGLIAMO TORNARE INDIETRO? INSIEME CI POSSIAMO PROVARE! E’iniziata una raccolta di firme da inviare al Consiglio Regionale del Piemonte perché venga riconosciuta la possibilità di poter ritornare ad essere CUCCARO MONFERRATO e LU due Comuni amici ma divisi” . La vicenda è arrivata su Facebook dove il Comitato del No comunica che è stata avviata una petizione popolare nel Comune di Lu e Cuccaro Monferrato, per chiedere al Consiglio Regionale di attivarsi, affinché, a livello normativo, venga riconosciuta la possibilità ai Comuni istituiti a seguito di fusione di poter riavviare un apposito iter semplificato per il ripristino della situazione pregressa, qualora si accertino a posteriori condizioni sfavorevoli anche solo per uno degli Enti interessati, in contrasto con il principio di buon andamento della pubblica amministrazione e con il perseguimento dell’interesse pubblico. Nel contenuto del commento il Comitato del NO specifica che non si tratta assolutamente di una raccolta firme contro l’attuale amministrazione comunale che nulla centra con il procedimento per attivare la fusione aggiungendo che i moduli verranno depositati presso l’ufficio di presidenza del Consiglio regionale del Piemonte. Un Consigliere regionale, Andrea Cane (Lega) pare abbia interesse su questa richiesta, quindi mi sono attivata nel contattarlo per porre questa domanda: “Qualcuno dice che è una Legge irreversibile e nulla può fare …. storie …. A mio pensare di non irreversibile c’è solo la morte. Ora, che le fusioni di piccoli comuni possa essere utile per certi versi nulla da eccepire purchè sia richiesta, condivisa e accettata dalle due o tre parti e così sarebbero le regole della Legge, ma escludendo le fusioni condivise, purtroppo ci sono state fusioni “rassegnate”, non accettata e rassegnata per Cuccaro perché contraria e pergiunta imposta a tavolino”. Il Consigliere Cane ha dato la sua disponibilità a seguire questa vicenda. Sarà dura, ma provare costa nulla.
NEL FRATTEMPO: nel mio “peregrinare” nel web alla ricerca di notizie in ambito all’eventuale possibile retrocessione in merito ad una fusione contrastata, ho trovato un articolo pubblicato il 18 aprile 2018 che in seguito mi ha portato a sviluppare il suo percorso: “Fusione dei Comuni: Disegno di legge di Bignami per tornare indietro” .
Cito pure la presentazione alla Camera dei Deputati : “Proposta di Legge Bignami presentata il 23 aprile 2018 – Atto Camera 553: “Modifica alla legge 7 aprile 2014, n. 56, in materia di referendum confermativo della fusione di comuni”
Letto il contenuto ho contattato il proponitore di tale legge il Deputato Galeazzo Bignami (al tempo F.I oggi F.d.I.) per conoscere la sorte di quel disegno di Legge, la risposta è stata: “ Purtroppo non ci fu la calendarizzazione ”. A farla breve, bocciata. Motivo? Ad aprile 2018 vi era ancora il Governo mai eletto del quinquennio Monti-Letta- Renzi- Gentiloni dove Graziano Delrio, ministro nel governo Letta e a seguire ministro nel Governo Renzi e per finire ministro del governo Gentiloni, fu l’artefice della Legge 7 aprile 2014, n. 56 – Disposizioni sulle citta’ metropolitane, sulle province, sulle unioni e fusioni di comuni. (14G00069 – GU Serie Generale n.81 del 07-04-2014 – entrata in vigore del provvedimento: 08/04/2014), quindi a mio pensare figuriamoci se fosse stato accettato dal governo proponente e soprattutto da Delrio di fare una aggiunta o modifica alla Legge 56/2014 con la possibilità per dare a tutti i Comuni che sono andati in fusione con contrasti una finestra temporale, un modo per tornare indietro e per far sì che la fusione non fosse un processo irreversibile. Se si vuole per dare questa possibilità, migliorando la Legge, basterebbe un impegno della Regione unitamente ai politici territoriali di buona volontà eletti a Roma .
TUTTO SI PUO’ BASTA VOLERLO Come già scritto l’irreversibilità, cioè l’ impossibilità di tornare indietro esiste solo nella morte, inoltre sulle modifiche di una Legge allo scopo di migliorarne la funzionalità, ne sono testimone personalmente. Per chi non lo sa nella Finanziaria 2002 Legge 448 art. 52 comma 28 – annullamento delle revoche sui finanziamenti delle Imprese alluvionate- (DM 383) sono riuscita grazie all’impegno di una giovane Senatrice tortonese della Lega, Rossana Boldi a far modificare il “famigerato” art.3 e commi vari della Legge n.35 del 16 febbraio 1995 che fu la conversione del D.L. n.691 del 19 dicembre 1994 recante misure urgenti per la ricostruzione e la ripresa delle attività produttive nelle zone colpite dalle eccezionali. Tale articolo di Legge per come era stato impostato rappresentava un cappio al collo di tutte le imprese alluvionate di ogni dimensione. Questo ‘fuori campo’ dal tema principale è solo per dimostrare che si può, e io comune cittadina, ci sono riuscita ben dopo sette anni dalla data di emanazione della 35/95 . L’unica differenza e ostacolo è che a Roma oggi regna il caos politico a differenza dei primi anni 2000, quando la politica nazionale aveva ancora la priorità di corretto servizio per il bene del paese e al servizio del popolo rispettando la Costituzione. Avverso ogni forma di prepotenza in genere, e di chi in politica si impone con forme autoritarie. Prendo altresì atto che la sovranità non appartiene più al popolo e la stessa decantata democrazia non esprime più la volontà del popolo: dal canto mio agli amici di Cuccaro Monferrato posso solo offrire la mia vicinanza e augurare un “bocca al lupo”.