di Cristina Bargero
Se il coronavirus spaventa, come scritto la settimana scorsa, a causa dell’elevato numero di vittime (oltre 900) e dei contagiati e per il rischio di diffusione a livello mondiale, non sono da sottovalutare le conseguenze sull’economia anche italiana.
Alla peste del 1.300 che, ironia della sorte, pare essere arrivata in Europa dalla Cina tramite le rotte commerciali delle navi genovesi, fece seguito una ripresa economica, trainata da un riassetto delle compagnie navali, e dalla riorganizzazione dell’agricoltura e delle attività manifatturiere nelle campagne.
La peste del 1.600, narrata ne I Promessi Sposi, arrivò in Italia per via dei Lanzichenecchi e provocò, invece, un acuirsi della crisi economica.
Passando a tempi più recenti, nel 2003, la Sars provocò un danno economico tra i 30 e i 100 miliardi di dollari.
Rispetto al 2003 il PIL cinese è passato da 1.660 miliardi di dollari a 13.3000, arrivando a pesare il 16% su quello mondiale. Oggi, infatti, la Cina è la seconda potenza economica, con fitti scambi commerciali con gli altri continenti.
Oxford Economics stima che il coronavirus provocherà una contrazione di due punti di prodotto interno lordo mondiale.
Il periodo di quarantena e la diffusione della malattia sta provocando la chiusura di parecchie fabbriche, con conseguenze su catene del valore globalizzate: è il caso, ad esempio, dell’automotive, tanto che l’ad di FCA Stanley ha annunciato il rischio di chiusura per uno stabilimento in Italia, ma un simile ragionamento riguarda la chimica, il tessile, l’elettronica.
Secondo i dati Eurostat 2018, l’Italia risulta il quarto fornitore europeo della Cina, con esportazioni pari a 13,2 miliardi di Euro, grazie a macchinari e apparecchiature, e anche il quarto cliente con importazioni pari a 30,7 miliardi di euro, riguardanti soprattutto le apparecchiature elettriche e telefoniche.
E il Piemonte? Nel 2018 l’import è stato pari a 2,3 miliardi di euro, l’export a 1,7.
Per la provincia di Alessandria il saldo della bilancia commerciale è stato invece positivo con 172 milioni di euro di export, legato soprattutto a prodotti chimici di base, e 116 di import.
Ma anche il turismo rischia di subire forte ripercussioni.
La Cina è il primo paese mondiale per spesa in viaggi internazionali e con oltre 3 milioni di arrivi e 5 milioni di presenze l’Italia è la meta preferita dei visitatori cinesi, che mostrano una notevole capacità di spesa: da 1.200 a 1.600 euro al giorno per lo shopping nel lusso e nella moda.
Nel territorio alessandrino la Cina si trova al settimo posto tra i paesi di origine dei turisti, con oltre 7.000 arrivi e 11.400 presenze.
Anche gli effetti del contagio economico, già cominciato, possono essere molto pericolosi.