E’ tutto un sistema che si sta preparando a difesa, a conservazione; un sistema di impianto parlamentare fondato sulla delega ai partiti non viene ‘cambiato’ dalle forze che lo hanno da sempre costituito e ora lo sostengono, grillismi (anche se inconsciamente) compresi.
Un sistema che nei fatti non ha mai veramente accettato il passaggio a una democrazia competitiva, bipolare, fondata sul principio di alternabilità, e sulla investitura diretta dei governi da parte dei cittadini non solo non è titolato a cambiare alcunché ma è follia credere che il suo interesse sia oggi sacrificarsi sulla pira della Democrazia. In breve: le categorie politiche che hanno caratterizzato la cosiddetta prima repubblica oggi non sono più idonee ad affrontare la società del terzo millennio.
Il teatrino dei rinvii e delle rassicurazioni è destinato a continuare all’infinito se tra i cittadini non si leva di nuovo un forte movimento di riappropriazione della politica.
Quando su una pagina scritta ci sono troppi errori, non si riesce più a correggere. Allora si tira una riga e si ricomincia scrivendo un nuovo testo; si riscrivono insieme le regole del nostro vivere politico e civile.
Prendiamo allora in prestito lo schema di Easton del 1953 attualizzandone, dopo sessant’anni, il “primo livello” – Domande, Bisogni, Interessi, Identità, Aspettative:
Domande: voler decidere in prima persona è la domanda che sale dai cittadini.
Bisogni: voler contare sempre, in ogni situazione, è l’esigenza che i cittadini sentono.
Interessi: è sempre più grande l’interesse che i cittadini hanno rispetto alla qualità della vita.
Identità: sempre più i cittadini rifiutano la massificazione mediatica; vogliono persone quindi, e non individui.
Aspettative: un cambiamento radicale per tutti.
Se tutto ciò è corretto è chiaro che i corpi intermedi (secondo livello) di cui abbiamo parlato non rappresentano più il primo livello, e cioè i cittadini elettori. Per questo debbono essere ripensati. Devono essere ripensati ruolo, funzioni e strutture, così come deve essere ripensato conseguentemente il ‘terzo livello’, e cioè il potere legislativo, insieme con la Costituzione e l’architettura stessa dello Stato.
E’ in atto in questi ultimi tempi un gioco perverso che vede due linee di pensiero contrapporsi: chi ritiene necessarie se non indispensabili innovazioni istituzionali e chi vede in queste la porta aperta per governi oligarchici e/o illiberali. Entrambe queste posizioni, così come si stanno palesando, tendono alla conservazione di fatto dello status quo.
L’appello che lanciamo ai Cittadini Elettori è quello di riprendersi la Politica e divenire così LIBERI ELETTORI.
I cittadini elettori a cui noi pensiamo sono i “governati che non vogliono assistere passivamente al ‘gioco’ della democrazia parlamentare, ma governare i governanti”.
Il Cittadino Elettore a cui noi pensiamo non è quello che si reca al voto alla data stabilita e delega in toto, fino al prossimo turno, la sua quota di potere democratico, ma è colui che responsabilmente e pubblicamente dichiara la sua volontà di governare la cosa pubblica.
Dichiara quindi pubblicamente di voler esercitare, avvalendosi dei mezzi e degli strumenti che la modernità ci mette a disposizione, il diritto che il suffragio universale gli assegna. Chi si iscrive ai LIBERI ELETTORI (attraverso il Blog che abbiamo creato), partecipa alla costruzione delle soluzioni sia attraverso il web che in momenti collettivi e collabora a definire i momenti di delega necessari a costituire i cosiddetti corpi intermedi (secondo livello).
E’ colui che controllerà lo svolgersi dell’azione di governo ai vari livelli e interverrà nelle forme e nei modi che si andrà a definire. E’ colui che, con un rapporto strettissimo con il proprio rappresentante, sarà abilitato anche a “togliere la fiducia” ai propri delegati secondo un principio di revocabilità delle cariche oggi assolutamente auspicabile.
Per ‘riscrivere’ questo Paese… e oltre, quindi dobbiamo partire dal primo valore della democrazia: Il valore dell’uguaglianza.
Alcune proposte di cambiamento
Concretamente questo significa, ad esempio, dire che le condizioni lavorative delle persone non possono essere diverse nel Comparto Pubblico e nel Comparto Privato. Cominciamo a dire che il Comparto Pubblico oltre che a mettere in discussione la dicotomia produttivo-improduttivo con l’introduzione, nella contabilità nazionale, di una ‘contabilità liberale’, deve introdurre categorie come sottoproduzione e spreco, efficienza, rendimento.
E’ quindi ovvio che nel comparto pubblico queste categorie debbono essere sostanziate, realizzate, instaurando il principio della responsabilità certa di chi governa la cosa pubblica con la, secondo noi indispensabile, introduzione dello Spoil Sistem a tutti i livelli apicali. La responsabilità è la condizione indispensabile per una operatività basata sul raggiungimento di obiettivi e non già sul semplice rispetto delle procedure.
Noi pensiamo che il futuro sia tutto da scrivere. Gli stessi diritti acquisiti vanno ridiscussi. Le grandissime disuguaglianze che si esprimo in retribuzioni, pensioni, privilegi, ecc. debbono cessare. Non è demagogia per esempio:
1. pensare ad allineare i trattamenti di cui sopra con il resto dell’Europa.
2. introdurre un tetto di 5.000 Euro ai trattamenti pensionistici “assurdi” garantendo in Titoli di Stato a lunga scadenza il rimanente.
Associazione Arcipelago – Alessandria
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