Cerlesi (Centrale del Latte): “Lavoriamo ad una riorganizzazione di filiera che guarda ai prossimi cinquant’anni”. Ecco progetti e novità in arrivo

di Ettore Grassano

 

“Dobbiamo confrontarci con un mercato che continua a mostrare forti criticità, ma dopo sei mesi qui ad Alessandria sono ancora più convinto che la nostra sia una realtà di prim’ordine, che potrà giocare un ruolo importante nel mondo del latte in Piemonte nei prossimi cinquant’anni. Per questo guardiamo ad investimenti di medio lungo periodo, che saranno preceduti da una fase di forte riorganizzazione, già in corso”.

Bastano poche parole a Pietro Cerlesi, dalla scorsa estate direttore generale della Centrale del Latte di Alessandria e Asti, per sintetizzare la sua visione del settore lattiero caseario, e il progetto a cui, in team con i soci dell’azienda e con il presidente Gian Paolo Coscia, sta lavorando con metodo. Cerlesi ha una lunga esperienza, sviluppata in ruoli strategici all’interno di primarie realtà del comparto, e non nega le difficoltà, “ci siamo bruciati almeno due generazioni, sul piano della cultura alimentare: è lì che bisogna lavorare, a livello di sistema, per riportare il latte al centro del sistema nutrizionale degli italiani. Ovviamente a chi gestisce le singole aziende spetta il compito di modernizzare e ottimizzare la filiera, e di rendere il prodotto finale sempre più appetibile alla clientela”. Proviamo a farci spiegare come, e quali sono i progetti e le priorità della ‘nostra’ Centrale del Latte per il 2020, e per gli anni successivi.

Dottor Cerlesi, lei nel mondo del latte praticamente ci è nato, e dalla laurea in scienze agrarie in poi, attraverso tappe professionali di altissimo livello, lo ha conosciuto a fondo: cosa è cambiato davvero nei decenni?
E’ cambiata la sensibilità alimentare degli italiani, è evidente. Nella nostra società il latte è sempre stato un elemento base, non solo per la prima colazione, ma anche per altri ‘momenti’ nel corso della giornata. Quando dico che ci siamo ‘bruciati’ un paio di generazioni, intendo dire che si è diffusa ad un certo punto, per tanti ragioni che è mestiere da nutrizionisti ma anche da sociologi indagare, una cultura che ha spostato la centralità dei più giovani verso prodotti alternativi, o succedanei. In ogni caso, il comparto del latte ha perso, negli ultimi vent’anni, almeno il 15% in termini di consumi assoluti, e questo è un dato con cui confrontarci. Ma sia chiaro: il lattiero caseario rimane filiera di grandissimo spessore, e dalle grandi potenzialità. Bisogna modernizzare molte fasi del processo, questo sì.

Parliamo di casa nostra: la Centrale del Latte per gli alessandrini è più di un brand. E’ quasi un’istituzione…
E’ verissimo, e da milanese con esperienze professionali sviluppate in diverse aree del paese, me ne sono accorto subito. La reputazione di questa azienda è davvero molto alta, e ha saputo consolidarsi negli anni, e anche crescere su altri territori, con acquisizioni mirate, da Savona a Viareggio. Ora è il momento di consolidare e ottimizzare, ma anche di progettare investimenti che guardino al futuro.

Tracciamo un rapido identikit dell’azienda?
Parto da qualche numero: 15 milioni di litri di latte, di altissima qualità e a filiera super controllata, provenienti da circa 25 allevamenti alessandrini e piemontesi selezionati, in gran parte appartenenti alla compagine azionaria. Quasi 400 prodotti messi sul mercato, e qui aggiungo che forse sono troppi: rivedremo l’offerta, puntando sull’eccellenza, con un occhio ai conti. Il 90% del fatturato lo raggiungiamo con il 15% dei prodotti. Abbiamo chiuso il 2019 con un fatturato di 26 milioni di euro, e in azienda lavorano oggi 55 dipendenti diretti, e almeno altri 60 collaboratori esterni: mi riferisco in particolare alla rete di agenti e di trasportatori. Complessivamente 120 persone.

Nel 2019 una legge fortemente voluta dall’on. Riccardo Molinari ha sancito che realtà come la nostra centrale potranno continuare ad avere una partecipazione pubblica: nel nostro caso il comune di Alessandria, con il 10% delle quote. Questo cosa significa?
Vuol dire rafforzare l’idea che siamo un’impresa che fa business, e deve stare sul mercato con un’offerta di qualità, ma senza dimenticare il proprio ruolo anche sociale. Penso, da un lato, al rapporto con i produttori del nostro territorio: già fortissimo oggi, ma che vorremmo ulteriormente consolidare. Dall’altro lato, mi riferisco alla nostra funzione ‘di servizio’ rispetto alle aree periferiche della provincia di Alessandria. Siamo ovunque, orgogliosi di esserci: il che naturalmente non significa che possiamo muoverci in un’ottica diseconomica. Siamo un’azienda che deve stare sul mercato, e generare utili da trasformare in investimenti. Ma la vicinanza vera e concreta con il territorio è fondamentale. Del resto, durante alcune ‘uscite’ ufficiali nella mia veste di direttore della Centrale mi sono reso conto del prestigio reale di questa azienda, della stimadi cui gode in Piemonte.

Parliamo proprio di investimenti: cominceranno già quest’anno? E in che direzione?
Abbiamo un piano di sviluppo che procede per step successivi. In questi mesi si sta lavorando ad una forte riorganizzazione interna, sul fronte della produzione come della distribuzione. Negli ultimi due anni sono uscite dall’azienda, per motivi anagrafici, figure cardine, ma altre ne stanno arrivando, e soprattutto mi sono reso conto che esiste all’interno un patrimonio di professionalità molto forte, che intendo valorizzare. In queste settimane è arrivato in Centrale anche un nuovo responsabile commerciale e logistica, giovane ma di forte esperienza nel settore, che avrà il compito di gestire complessivamente una cinquantina di persone, tra impiegati e ispettori interni e venditori. Si tenga conto che la nostra azienda, che pure ha il proprio core business nelle province di Alessandria e Asti, è realtà con forte penetrazione anche nel resto del Piemonte, e in Liguria e Toscana, grazie all’acquisizione di marchi locali a Savona e a Viareggio. Un’area vasta, con una competizione agguerrita, ma anche ampi margini di crescita.

Centrale del Latte di Alessandria e Asti: "l'offerta presentata testimonia il nostro valore" CorriereAl

Da anni si parla anche di una nuova sede, fuori Alessandria, dove certamente ci sarebbero spazi diversi…
Il progetto c’è, ma procederemo per gradi, e al momento la nostra sede storica di via Massobrio non è in discussione. Abbiamo peraltro già oggi depositi fortemente operativi ad Asti, Savona e Viareggio, e fra i 50 e i 55 mezzi propri costantemente utilizzati. Una ‘macchina’ che va gestita, e il cui funzionamento va costantemente ottimizzato: anche perché operiamo in un settore con una marginalità che non consente passi falsi.

La Centrale del Latte di Alessandria ed Asti in questi anni si è fortemente distinta anche sul fronte della sensibilità ambientale: una strada che continuerete a percorrere?
Assolutamente sì, con tenacia: anche se questo comporta comunque costi significativi, che alla fine del percorso necessariamente significano poi alcuni centesimi di costo in più al litro sul prodotto finale. Ma siamo convinti che sia giusto abbinare qualità del prodotto e rispetto dell’ambiente, e che questo messaggio sia oggi recepito e apprezzato da quote crescenti di consumatori. La sensibilità ambientale nasce già nei campi, e nelle stalle: il latte è buono se le mucche vivono e si nutrono in un certo modo, e tutta la nostra filiera, su questo fronte, è certificata da soggetti terzi, esterni all’azienda. Poi c’è tutta la fase dei controlli, rigorosissimi, in fase di lavorazione, e non meno importante l’attenzione nei confronti del packaging, ossia dei contenitori in cui il latte viene distribuito. La plastica non è il male assoluto, e siamo convinti che non si possa tornare tout court al passato. Semmai occorre lavorare su un futuro, che è ormai presente nei nostri laboratori, in cui nuovi materiali, di origine vegetale e quindi completamente smaltibili in maniera non inquinante, andranno via via a sostituire gli attuali contenitori. Occorre farlo, però, continuando a garantire al contempo la qualità assoluta in termini di conservazione del prodotto, e anche la gradevolezza estetica. Tutto il comparto lattiero caseario si sta muovendo in questa direzione, e la Centrale del Latte di Alessandria e Asti intende farsi trovare pronta, per adottare le soluzioni più innovative ed ecocompatibili.