Si allarga l’emergenza smog e più di sette persone su dieci (72%, indagine Coldiretti/Ixe’) sono disposte a rinunciare o a ridurre drasticamente l’utilizzo dell’auto per tutelare l’ambiente, diminuire il livello di inquinamento nelle città e migliorare la qualità della vita.
In base del “Protocollo operativo per l’attuazione delle misure urgenti antismog” Alessandria, Tortona, Novi e Casale si trovano posizionate al 1° livello di allerta, quello arancio, da oggi sino a giovedì 16 gennaio 2020 compreso, giorno in cui è in programma il prossimo controllo da parte di ARPA Piemonte.
“La disponibilità della maggioranza dei cittadini verso una misura che crea comunque dei disagi a chi deve recarsi al lavoro è l’indice – afferma il Presidente Coldiretti Alessandria Mauro Banco – di una nuova sensibilità verso le tematiche della sostenibilità e della lotta ai cambiamenti climatici”.
A favorire lo smog nelle città è un inverno senza pioggia, con l’ultimo mese di dicembre che è risultato il secondo più caldo dal 1800 e una temperatura superiore addirittura di 1,9 gradi rispetto alla media del periodo di riferimento 1981-2010, combinato al traffico e alla ridotta disponibilità di spazi verdi che concorrono a combattere le polveri sottili e gli inquinanti gassosi.
“A favorire lo smog – aggiunge il Direttore Coldiretti Alessandria Roberto Rampazzo – è l’effetto combinato dei cambiamenti climatici, del traffico e della ridotta disponibilità di spazi verdi con effetti rilevanti sull’ambiente dove sono stati sconvolti i normali cicli stagionali con le viole sbocciate nei prati e agricoltori che hanno raccolto broccoli, cavoli, sedano, prezzemolo, finocchi, cicorie, bietole, tutti maturati contemporaneamente”.
Non si può quindi continuare a rincorrere le emergenze, ma bisogna intervenire in modo strutturale favorendo nelle città la diffusione del verde pubblico e privato considerato che una pianta adulta è capace di catturare dall’aria dai 100 ai 250 grammi di polveri sottili e un ettaro di piante elimina circa 20 chili di polveri e smog in un anno.
“La situazione è grave. Basti pensare che negli ultimi venti anni è sparita una pianta da frutto su quattro con un gravissimo danno produttivo ed ambientale per il ruolo che svolgono nella mitigazione del clima anche ripulendo l’aria dall’anidride carbonica e dalle sostanze inquinanti come le polveri PM10. – concludono Bianco e Rampazzo – Non a caso recenti studi hanno sottolineato il ruolo positivo della frutticoltura nella tutela dell’ambiente proprio per la capacità di catturare Co2, ruolo che potrebbe ulteriormente crescere con l’adozione di tecniche colturali finalizzate non solo alla produzione di frutta ma anche alla lotta all’inquinamento. Le emissioni inquinanti, infatti, se non verranno ridotte entro la fine del secolo, potrebbero causare un calo del 20% della produzione di grano, del 40% di quella della soia e addirittura del 50% di quella del mais”.