di Enrico Sozzetti
Il titolo riassume tutto. La visione di una classe politica. La volontà di perseguire un progetto di sviluppo. L’impegno per la crescita della comunità locale. Nella ‘prima repubblica’ non è certo stato tutto rose e fiori, anzi. Però è innegabile che di quello spirito della politica, oggi sia rimasto ben poco.
Leggere sul ‘Piccolo’ del 28 novembre 1989 che il giorno successivo sarebbe stato firmato l’atto grazie al quale l’ex ospedale militare sarebbe passato dal Ministero della Difesa al Comune di Alessandria, e guardare a cosa (non) è accaduto fino al 2019 mette decisamente i brividi.
In quegli anni c’erano idee precise su contenitori e utilizzi. C’erano luoghi che rischiavano di restare in abbandono e progetti come quello dell’università.
Come sia andata, per responsabilità che si spalmano fra la pubblica amministrazione e lo stesso Ateneo, nato ufficialmente nel 1998, è sotto gli occhi di tutti. Quello che stride è che negli anni Ottanta e Novanta, con un mondo che andava decisamente meno veloce di quello di oggi, alcune decisioni sono state prese in modo rapido. Mentre oggi è l’esatto contrario. La velocità dell’economia è sempre crescente, quella delle decisioni è pari a zero. In questi ultimi anni l’università ha continuato a lamentare (giustamente) la scarsità di servizi e di accoglienza ad Alessandria. Dal canto loro le pubbliche amministrazioni hanno avanzato alcune proposte, c’è chi ci ha provato, ma con scarsa incisività e a volte impuntandosi su soluzioni scarsamente percorribili.
Ora è tornato in auge l’ex ospedale militare (con quali reali probabilità?), mentre l’ateneo ogni tanto si innamora di qualche idea, salvo poi fare marce in avanti e poi indietro in modo decisamente poco chiaro.
Per esempio, pare che ci siano stati alcuni incontri con un privato pronto a mettere a disposizione una porzione di un edificio fra via Migliara e via Chenna, però la soluzione resta lontana (benché il progetto cui pensava l’Upo dovesse comportare una spesa complessiva intorno ai 5/6 milioni di euro), al punto che dal Rettorato potrebbe essere rilanciato l’interesse per l’ex caserma dei carabinieri (la proprietà è della Provincia). Peccato che sia una di quelle possibilità che si trascinano da anni, fra promesse mancate e interessi contrapposti. Adesso torna di attualità?
Intanto domani, giovedì 5 dicembre, l’Università del Piemonte Orientale inaugura l’anno accademico 2019/2020, il ventiduesimo dalla fondazione. Il rettore, Gian Carlo Avanzi, dedicherà ampio spazio al tema della sostenibilità, parola chiave della cerimonia di quest’anno. Cosa significa? Qualche anticipazione la fornisce il comunicato stampa. «Il tema, già al centro degli Obiettivi 2030 delle Nazioni Unite, è divenuto essenziale con la disciplina del fabbisogno finanziario imposto dalla Legge di Bilancio 2019. l’Upo, che negli ultimi anni è cresciuta in modo virtuoso e con performance eccellenti, riconosciute e premiate dallo stesso Ministero, si vedrà costretta ad autolimitarsi. Occorreranno perciò nuove prospettive di sviluppo sostenibile. L’intervento del Rettore – si legge ancora – non solo presenterà le iniziative già intraprese, tra cui il Cruscotto di Monitoraggio, che permetterà una pianificazione strategica e la mappatura dei Processi, che porterà a un cambiamento organizzativo dell’Ateneo, ma annuncerà i nuovi progetti per il futuro, come la costituzione di un centro interdipartimentale o l’inserimento di “insegnamenti sostenibili” nell’offerta formativa».
La cerimonia proseguirà con la firma della Convenzione quadro tra Università e l’Azienda Ospedaliera di Alessandria Santi Antonio e Biagio e Cesare Arrigo per il sostegno e lo sviluppo delle attività didattiche, di ricerca scientifica e assistenziali della Scuola di Medicina. La convenzione, durerà cinque anni e sarà seguita da un accordo attuativo, sarà sottoscritta dal Rettore e da Giacomo Centini, direttore generale dell’azienda ospedaliera alessandrina. La scelta di firmare la convenzione durante l’inaugurazione dell’anno accademico ha un valore certamente simbolico, senza peraltro dimenticare che è, di fatto, un normale atto formale tecnicamente dovuto per consentire agli studenti in medicina di entrare in ospedale.
Il tema del green e della sostenibilità saranno al centro anche delle relazioni del direttore generale dell’ateneo, Andrea Turolla, di Amanda Luisa Guida, rappresentante degli studenti in Senato Accademico, e di Maurizio Tira, rettore dell’Università degli Studi di Brescia, dove è ordinario di Tecnica urbanistica, il cui intervento si intitola “Sostenere lo sviluppo sostenibile per un governo durevole del territorio”. Domani i contenuti saranno più chiari. Così come le linee di sviluppo dell’Ateneo sui territori delle tre sedi di Vercelli, Novara e Alessandria. Dove la presenza del corso sdoppiato di Medicina è oggettivamente importante, ma non rappresenta la soluzione a tutto.