di Dario B. Caruso
Gli strumenti sono fondamentali.
Creati dall’uomo per permettere all’uomo stesso di migliorarsi, di migliorare la propria vita, di progredire e conoscere.
Ci sono strumenti di lavoro, agevolano un’attività e la semplificano alleviando tempi e fatiche.
Ci sono strumenti musicali, di lavoro anch’essi ma concepiti come svago e divertimento, utili ma al contempo accessori se non superflui.
Ci sono strumenti chirurgici, piccoli e indispensabili oggetti che hanno il potere taumaturgico di farci vivere ancora.
Qualsiasi strumento deve essere conosciuto, va utilizzato con perizia, studio ed esperienza.
Ad esempio il flauto dolce messo nelle mani di un undicenne può trasformare l’adolescente in dartagnan che combatte con gli altri moschettieri della classe; questo nella migliore delle ipotesi.
I social media dell’ultimo decennio hanno generato ragazzi molto abili nella comunicazione.
Si è sviluppata – intorno a questa abilità – una professione, quella di influencer, uomo o donna che avendo credibilità e una buona dose di followers diviene strumento egli stesso di marketing.
I leaders politici utilizzano i social media come strumenti malati, sono adolescenti che giocano agli spadaccini.
La cosa grave è che non sono adolescenti e sono convinti di essere nel giusto, di fare politica brandendo applicazioni telefoniche come fossero pensieri, di scrivere un tweet pensando di formulare una teoria, di registrare un video credendo di essere in conferenza stampa, di acconsentire ai selfie immaginando maggior consenso.
Per favore, togliete loro dalle mani un martello pneumatico che ci tritura il cervello.
Togliete loro dalle mani un violino con una sola corda e per di più scordata.
Togliete loro dalle mani un bisturi che lavora sottilmente e ci modifica.
Per favore, inibite i social ai politici.